di
Cesare Giuzzi e Pierpaolo Lio
La condanna definitiva del fidanzato, la nuova indagine sull’amico del fratello della vittima, le nuove perizie e le fake news (spesso diffuse per secondi fini) Ecco cosa sappiamo con certezza sul delitto di Chiara Poggi e cosa può succedere adesso
Cosa dice la perizia sul Dna al centro della nuova indagine su Garlasco?
La perita Denise Albani mercoledì 3 dicembre ha depositato la sua relazione finale dell’incidente probatorio sul Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi. I risultati dicono che su due campioni è stata rilevata una compatibilità «forte» e «moderata» con l’Y di Andrea Sempio. Sono state escluse tutte le altre persone con cui quel materiale biologico è stato confrontato, compreso il fidanzato Alberto Stasi. L’incidente probatorio ha riguardato anche altri aspetti, come le impronte mai analizzate o la ricerca di Dna e tracce sui resti della spazzatura e della colazione. Per la prima volta, questa la vera novità, c’è un giudizio terzo che certifica la presenza del Dna Y di Andrea Sempio sulle unghie della vittima.
I campioni biologici sono stati analizzati di nuovo dopo 18 anni?
No, perché non è più possibile. Il perito Francesco De Stefano nel 2014 esaurì l’intero materiale biologico disponibile. La nuova perita Albani (e i consulenti di parte) hanno lavorato sui dati grezzi dell’epoca.
È vero che non è possibile identificare con certezza Sempio?
Sì, ed è cosa già nota. Si tratta di un Dna Y, che identifica solo la linea maschile. Quindi può solo dare una indicazione (molto precisa) per identificare i maschi di una determinata famiglia. In questo caso il risultato dell’incidente probatorio ha indicato la compatibilità con l’aplotipo Y di Sempio e dei suoi familiari maschi: padre, zii, cugini…
È vero che il Dna non può essere confrontato con quello di Sempio?
No, si tratta di una fake news diffusa nelle scorse settimane, infatti la perita Denise Albani li ha confrontati. Ci sono delle criticità, legate intanto all’assenza dei campioni originali, ma anche ai metodi utilizzati in passato per arrivare ai risultati oggi analizzati dalla genetista.
Quel Dna si trovava sotto le unghie della vittima?
Non è possibile stabilirlo visti gli esami ai quali i campioni sono stati sottoposti in passato. La perita Denise Albani afferma che non è possibile dire «se provengano da fonti del Dna depositate sotto o sopra le unghie della vittima».
Ma su quali dita della mano si trovava il Dna?
Non è possibile dirlo perché le unghie di ciascuna mano vennero tagliate e raccolte in due provette, una per ogni mano, ma senza distinguere quali dita. Di certo i due campioni che hanno dato il match con il Dna di Sempio provengono da due mani diverse. Un’unghia, inoltre, non era mai stata sottoposta ad esami in precedenza da parte del Ris. Infatti è quella che ha dato i «picchi» maggiori.
È vero che il Dna è degradato, non consolidato, e quindi non utilizzabile?
La perita Albani ha lavorato sui dati ricavati nel 2014 dal professor De Stefano, il quale poi nel 2017 aveva definito degradato quel campione e quindi inutilizzabile. Si tratta di un Dna parziale perché non completo, c’è solo l’aplotipo Y. Tuttavia la perita lo ha confrontato sia con quello di Sempio sia con quello degli altri frequentatori di casa Poggi, degli inquirenti e di chi ha svolto le analisi. Poi ha svolto l’analisi biostatistica, un metodo utilizzato a livello internazionale e diventato uno standard anche nelle indagini forensi.
Perché la difesa di Sempio dice che quel dato non è «consolidato»?
Perché nel 2014 il perito d’Appello Francesco De Stefano disse che il risultato non era stato confermato dalle repliche effettuate. Ma per la procura di Pavia, e anche per la perita Albani, questa affermazione non è corretta perché vennero utilizzati volumi diversi che avrebbero quindi dato necessariamente risultati differenti.
Ma quindi il dato del Dna non sarà utilizzabile in un eventuale processo?
No, e anzi i risultati di un incidente probatorio hanno valore come prova in un giudizio. Ovviamente il dato dovrà essere discusso e contestualizzato dall’accusa, e dalle parti, durante l’eventuale dibattimento o nell’udienza in cui si discuterà il rinvio a giudizio di Sempio. Il dato è cristallizzato, saranno poi i giudici a stabilirne il peso rispetto alle contestazioni all’indagato.
La perizia del processo d’Appello bis del 2014 firmata dal professor De Stefano non è stata effettuata correttamente?
Sì. Lo scrive ancora la perita nelle conclusioni della sua relazione: «A parere di questo perito, infine, le strategie analitiche adottate nel 2014 (mancata quantificazione del Dna e utilizzo di diversi volumi di eluato per le tre sessioni di tipizzazione Y) hanno di fatto condizionato le successive valutazioni — scrive Albani — perché non hanno consentito di ottenere esiti replicati (congiuntamente comparabili) al fine di giungere a un risultato che fosse certamente affidabile e consolidato o, diversamente, certamente non interpretabile perché caratterizzato da artefatti».
Perché nel 2017 non è stato fatto questo confronto?
Il procuratore aggiunto Mario Venditti (ora sotto indagine a Brescia per corruzione) e la pm Giulia Pezzino non ritennero di fare questo accertamento. Sentirono a verbale il perito Francesco De Stefano che disse che l’esame non era possibile perché quel Dna era «degradato».
Se il Dna appartiene a Sempio perché non viene arrestato?
La procura di Pavia non ha mai ritenuto di richiedere una misura cautelare nei confronti di Sempio. Avrebbe potuto farlo già quando i suoi consulenti Carlo Previderè e Pierangela Grignani dissero che quel Dna apparteneva a lui, ma non lo fecero. Per procedere a una richiesta d’arresto servono alcuni elementi: la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, ma anche la ricorrenza di esigenze cautelari concrete e attuali, tra cui il pericolo di fuga, il pericolo di reiterazione del reato o il pericolo di inquinamento probatorio.
È vero che non è possibile affermare come il Dna è finito sulle unghie di Chiara?
La perita Denise Albani scrive che «alla luce delle attuali conoscenze sul tema in ambito internazionale, non è possibile rispondere con metodi validati, dati solidi e rigore scientifico a domande quali “come”, “quando” e perché” un determinato materiale biologico sia stato depositato su una superficie; indicazioni di contaminazione ambientale, trasferimento per contatto diretto o trasferimento secondario sono suggestive e tali restano se non inquadrate in un contesto informativo più ampio e senza la disponibilità di dati scientifici granitici». Ma il dato può essere ricavato mettendo in relazione i risultati scientifici a quelli delle indagini tradizionali svolte dalla procura. Il Dna è un indizio e va messo in relazione ad altri indizi emersi dalle indagini. Come sempre quando si è di fronte a un dato scientifico in ambito forense.
Cosa dice Sempio sulla presenza del suo Dna sulle unghie?
Lui frequentava la casa perché amico di Marco Poggi, fratello della vittima, e questo è un dato pacifico. Sempio ha detto che frequentava tutti gli ambienti della villetta di via Pascoli, esclusa la camera dei genitori di Chiara, e di aver toccato molte superfici.
Sempio potrebbe aver toccato qualche oggetto, la tastiera del computer, un telecomando, il controller della Playstation, il citofono, il telefono che è stato poi toccato da Chiara?
È il punto centrale della tesi difensiva, un contatto secondario che avrebbe portato a uno scambio di Dna di Sempio e della vittima, visto che il materiale biologico sopravvive per mesi (o anni) su una superficie non lavata. Quella mattina la vittima, secondo la tesi dei suoi legali, avrebbe banalmente maneggiato un oggetto che era stato in precedenza toccato da Sempio.
Perché la procura dice che non è possibile?
Perché, come certificato anche dalla perizia della genetista Albani, non c’è traccia del Dna degli altri familiari (papà Giuseppe, mamma Rita, il fratello Marco) che certamente in casa avevano «toccato» più superfici rispetto a un frequentatore sporadico come Sempio.
Quando Sempio ha frequentato per l’ultima volta la casa?
Il dato non è al momento noto. Sicuramente il fratello della vittima, Marco Poggi, era partito per il Trentino con la famiglia la mattina del 5 agosto, quindi certamente dal 4 agosto — 9 giorni prima del delitto — Sempio non entrava in casa. Ma per gli inquirenti la sua ultima frequentazione certa della casa dovrebbe essere retrodatata ulteriormente di diverse settimane.
Cosa succederà all’udienza del 18 dicembre?
La perita illustrerà le sue conclusioni davanti alla gip del Tribunale di Pavia Daniela Garlaschelli. Poi gli esperti delle parti (accusa, difesa, parte offesa e del «terzo interessato» Stasi) presenteranno le loro consulenze.
Ma contro Sempio c’è solo il Dna?
Nella prospettazione della procura di Pavia e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, il Dna sulle unghie è uno degli elementi, ma non il solo. Gli inquirenti sono convinti di avere individuato «plurimi indizi convergenti» contro il 37enne. Il quadro completo sarà svelato in primavera con la possibile richiesta di rinvio a giudizio. Tra gli elementi finora noti c’è la corrispondenza, a parere dei pm, dell’impronta 33 sulle scale di casa Poggi, dove è stato gettato il corpo di Chiara, l’anomalia delle telefonate di Sempio a casa Poggi, la mancanza dell’alibi per quella mattina, il possibile movente.
Ma quindi Alberto Stasi è innocente?
Premessa: l’inchiesta di Pavia non ha attinenza con la colpevolezza di Stasi. La sua condanna è definitiva può solo essere oggetto di revisione da parte della Corte d’Appello di Brescia, competente per i processi svolti dalla Corte d’Appello di Milano. Tuttavia al momento non è stata avanzata ancora alcuna richiesta di revisione.
È possibile che Stasi e Sempio abbiano ucciso insieme Chiara?
No. L’equivoco nasce dal capo d’accusa formulato dalla procura di Pavia nella nuova inchiesta. Siccome Stasi è stato condannato in via definitiva, qualsiasi nuovo indagato in questa fase, senza una precedente revisione, dovrebbe aver agito «in concorso» con lui. Tuttavia i pm considerano «alternative» le due ipotesi. In sostanza se è stato Sempio, secondo la procura di Pavia, Stasi sarebbe innocente.
Perché non viene scarcerato?
Perché non c’è alcuna richiesta di revisione e la sua condanna rimane valida al momento.
È vero che sul computer di Alberto Stasi c’erano immagini pedopornografiche?
No. Nel 2007 i periti informatici incaricati dal Tribunale di Vigevano hanno appurato che sul suo pc c’erano immagini pornografiche scaricate dal web. Sull’hard disk del pc c’erano effettivamente delle immagini pedoporno ma non erano accessibili né sono mai state aperte da lui o da Chiara. Si tratta, a parere dei periti, di miniature di file transitati sul pc durante lo scaricamento da software come Emule dei pacchetti di immagini pornografiche. Ma erano inaccessibili per l’utente.
È vero che Alberto Stasi ha scambiato i pedali della bicicletta?
Al processo di appello bis nel 2014 una perizia ha stabilito che «è matematicamente escluso che vi sia stato uno scambio tra i pedali» delle due biciclette disponibili ad Alberto Stasi.
È vero che durante le indagini del 2017 su Sempio poi rapidamente archiviate, non erano state trascritte alcune intercettazioni?
Sì, è un particolare emerso nelle nuove indagini quando i carabinieri di Milano hanno riascoltato i nastri delle intercettazioni. In particolare sono stati omessi, riassunti in modo errato o non trascritti in tutte le loro parti, i passaggi relativi alla raccolta di soldi in contanti e alla loro consegna a terzi.
È vero che l’impronta numero 33 appartiene a Sempio?
Lo sostiene una consulenza della procura di Pavia affidata all’esperto dei Ris Gianpaolo Iuliano e al dattiloscopista Nicola Caprioli che identificano 15 minuzie identiche a quelle dell’indagato. Per i consulenti della difesa, invece, alcune di quelle minuzie sarebbero solo i segni dell’intonaco sul muro delle scale di casa Poggi. Nel 2007 quella impronta era stata giudicata dai Ris come «non idonea» per una comparazione avendo solo 6-7 minuzie disponibili.
Era un’impronta insanguinata?
Si tratta di un punto ancora da chiarire. Nel 2007 i Ris fecero esami specifici (solo su quell’impornta) per individuare tracce di emoglobina che diedero esito nullo. Per la difesa di Stasi, però, l’esame con la ninidrina – un reagente chimico usato – avrebbero compromesso il test visto che la sostanza dà dei falsi nulli o negativi. In più secondo i loro consulenti la traccia sarebbe insanguinata poiché prove sperimentali avrebbero dato lo stesso risultato in presenza di sangue. Su questo punto specifico i pm pavesi sono ancora in attesa di una nuova consulenza.
Perché Andrea Sempio ha telefonato a casa di Chiara Poggi giorni prima del delitto?
Risultano tre telefonate fatte al fisso di casa Poggi alle 17.42 e alle 17.50 del 7 agosto e alle 16.54 dell’8. La prima chiamata ha una durata di due secondi, la seconda di otto, la terza conversazione dura 21 secondi. Sempio ha sempre detto di aver chiamato in cerca del fratello Marco, non ricordando che però era in vacanza dal 5 agosto.
È vero che Andrea Sempio il 13 agosto era in via Pascoli poche ore dopo il delitto?
Sì, lo hanno confermato anche le immagini diffuse nei giorni scorsi e scattate da una fotografa locale. Lo aveva detto anche Sempio a verbale sentito dai carabinieri quando aveva raccontato di essere stato quella mattina a Vigevano: «Verso le 15 circa sempre insieme a mio padre, siamo ritornati presso la nostra abitazione; nel transitare per via Pavia, giunti all’altezza di via Pascoli, notavo la presenza di un’ambulanza e delle persone. Ho pensato che forse era accaduto qualcosa. Verso le successive ore 16, se ben ricordo, nell’intento di fare un giro, per pura curiosità sono ritransitato a bordo della mia autovettura, per via Pavia e giunto all’altezza della via Pascoli ho trovato varie auto dei carabinieri e mezzi di soccorso nonché una moltitudine di persone. Mi sono fermato e sceso dall’auto ho cercato di recuperare qualche notizia. Sono ritornato presso la mia abitazione e notiziato mio padre, con questi mi sono riportato nuovamente in via Pascoli ove giunti abbiamo avuto la certezza, per averlo sentito da più persone ivi presenti, che si trattava della Chiara Poggi, la persona deceduta».
Perché secondo gli investigatori, lo scontrino del parcheggio di Vigevano fornito da Sempio non prova che lui fosse lì quella mattina?
Lo scontrino non riporta la targa del veicolo di Sempio, le celle telefoniche non lo collocano a Vigevano quella mattina. Inoltre per la procura — analizzando i movimenti dei familiari e le testimonianze raccolte — Sempio quella mattina non è andato a Vigevano come afferma.
È vero che quando Sempio è stato interrogato nel 2008, i carabinieri hanno omesso di riportare nel suo verbale del malore?
In quel verbale ci sono diverse anomalie. In primis, gli orari: in base agli estremi di inizio e chiusura del verbale lui e gli amici sarebbero stati sentiti in contemporanea dagli stessi due carabinieri. Nell’interrogatorio di Sempio, poi, non si fa cenno al malore che lo ha colpito (con intervento di un’ambulanza del 118 in caserma) né dell’interruzione per tornare a casa a prendere il famoso ticket del parcheggio di Vigevano. Gennaro Cassese, il capitano dell’Arma che all’epoca condusse l’interrogatorio e le indagini, in merito ha detto, con una espressione colorita, di aver fatto «una cappellata».
È vero che ci sono stati investigatori che sono entrati sulla scena del delitto senza calzari né guanti?
Sì, e lo testimoniano le impronte digitali isolate in casa Poggi appartenenti ad alcuni carabinieri.
È vero che un carabiniere avrebbe utilizzato il bagno di casa durante il sopralluogo?
Sì, avrebbe vomitato nel wc del bagno al piano terra. Inoltre nei giorni successivi il gatto dei Poggi sarebbe rimasto chiuso nella casa sotto sequestro inquinando la scena del crimine.
È vero che nella bocca di Chiara Poggi è stato trovato un Dna appartenente ad un’altra persona deceduta?
Durante l’incidente probatorio è stato scoperto che la provetta con il tampone orale realizzato durante l’autopsia sul corpo della vittima non era mai stata analizzata. La genetista Albani ha isolato un Dna sconosciuto sul quella garza. Nei giorni successivi la procura, con una consulenza affidata al genetista Carlo Previderé, ha chiarito che si trattava del materiale genetico di un precedente cadavere sottoposto ad esame autoptico a Vigevano nei giorni precedenti. La pinza usata per tenere la garza non era, incredibilmente, stata sterilizzata.
Qual è il movente del delitto?
Non è ancora noto. Gli inquirenti di Pavia sono convinti di averlo individuato, ma non è chiaro quale possa essere. I legali di Sempio, e lo stesso indagato, hanno sempre detto che tra lui e Chiara non c’erano rapporti se non quelli limitati ai convenevoli quando l’amico del fratello frequentava la casa.
Ma non si parla troppo del caso Garlasco?
Dalla riapertura del caso, a marzo, del delitto di Garlasco si parla quasi a reti unificate dalla mattina alla notte. Sulla vicenda ci sono state molte speculazioni e fake news, non sempre disinteressate. Tuttavia l’interesse del pubblico è legato anche al fatto che, qualora venisse dimostrato che le cose sono andate diversamente a quanto stabilito dalle sentenze, si tratterebbe forse del più clamoroso caso di errore giudiziario della storia italiana, proprio per la mediaticità che la vicenda ha avuto, oltre al tortuoso iter giudiziario che dopo due sentenze di assoluzione ha portato alla condanna di Stasi.
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5 dicembre 2025 ( modifica il 5 dicembre 2025 | 08:20)
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