Versione breve per chi non ha tempo o voglia di leggere il resto (e come biasimarvi, io stesso fino a oggi mi sono occupato persino della crisi degli ascolti pur di parlare d’altro): a suo tempo, novembre 2023, a neanche un mese dal 7 ottobre, non avevo trovato particolarmente convincente né apprezzabile la scelta di Zerocalcare di non andare alla fiera del fumetto Lucca comics per via del patrocinio dell’ambasciata israeliana, seguito da diversi altri autorevoli invitati e da tutto un dibattito in cui una gran somma di torti non facevano una buona ragione (ne avevo scritto qui).

Oggi, di fronte alla sua scelta di non andare alla fiera «Più libri più liberi» per la presenza di un editore che pubblica libri inneggianti al nazismo, ai nazisti e alla Seconda guerra mondiale, penso che abbia completamente ragione, al cento per cento, nel non andare e in tutto quello che ha detto nel video postato sui suoi canali social in cui spiega la decisione (fine della versione breve; per gli appassionati del tema o della mia sapida prosa ci si rivede qui sotto).

Ha fatto benissimo Zerocalcare a dire tutto quello che ha detto, ha fatto benissimo il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a disertare l’inaugurazione e ha fatto benissimo l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio a domandare ai tanti improvvisati Voltaire di casa nostra cosa dovremmo fare se domani anche Hamas chiedesse di aprire uno stand nella stessa fiera. Attenzione: il problema, in quel caso, non sarebbe ospitare un editore che pubblicasse una storia di Hamas o anche libri che esprimessero posizioni vicine, collimanti o indulgenti con Hamas (che peraltro non mi pare scarseggino), ma un editore che pubblicasse libri in cui si invita a sterminare gli ebrei, a radere al suolo Israele e a buttare a mare tutti i suoi abitanti.

È chiara la differenza? Il problema della casa editrice «Passaggio al bosco» non è che pubblichi testi o autori fascisti e nazisti, come fanno in tanti, da sempre. Difendere l’utilità anche di un’edizione critica del Mein Kampf, che infatti già c’è e se ne sta tranquilla sugli scaffali delle librerie senza che nessuno abbia niente da obiettare, significa parlare d’altro.

Qui si tratta di una casa editrice dichiaratamente militante, che non si limita a pubblicare testi e autori fascisti e nazisti, ma ne fa oggetto di apologia e di propaganda, presentandoli come eroi e uomini superiori. E quindi, di nuovo, ha pienamente ragione Zerocalcare a dire: ma come, fino a un minuto fa tutti a gridare all’antisemitismo contro chiunque a sinistra si permettesse di dire mezza parola sui massacri compiuti da Benjamin Netanyahu, e adesso incoraggiamo pure la promozione di un editore che pubblica Léon Degrelle, il capo delle SS valloni, e parla della sua «statura» e del fatto che bisogna «custodire e trasmettere» la sua straordinaria eredità?

Questo è il punto: la scelta di offrire uno spazio a un editore del genere in una grande fiera, una scelta di cui l’Associazione italiana editori si deve assumere la responsabilità, senza nascondersi dietro il rifiuto di ogni «censura», a meno di non voler considerare censura anche il fatto che i Jalisse siano stati scartati a Sanremo.

La vera domanda semmai è se questa scelta (della fiera Più libri più liberi, non di Sanremo) sia stata dettata da un eccesso di zelo, dal desiderio di ingraziarsi il governo per timore di subire un trattamento analogo a quello del mondo del cinema, o sia stata direttamente suggerita da qualcuno, in modo più o meno minaccioso. Quale che sia la risposta, mi pare che basti la domanda a dirci dove siamo arrivati.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.