di
Jacopo Storni

Una lunga querelle anche giudiziaria che portò la restauratrice fiorentina a dimettersi dalla presidenza di Italia Nostra dopo la sfuriata a Radio Radicale. La causa avrebbe potuto avere ulteriori strascichi legali ma oggi il critico d’arte pubblica le sue scuse

«Poveretta che dice cose senza senso», «demente che non sa quello che dice», «sei una cogliona totale», «oca giuliva», «mente bacata e malata», «morta di sonno», «sei alterata nel cervello», «gallina», «ignorante come una capra».

Sei anni dopo aver usato queste parole nei confronti dell’ex presidente di Italia Nostra e restauratrice Mariarita Signorini, Vittorio Sgarbi esprime pubblicamente le sue scuse con una lettera.



















































In un post pubblicato sul suo profilo ufficiale Facebook, Sgarbi ha fatto un passo indietro rispetto ai toni utilizzati all’epoca, riconoscendo di aver fatto ricorso a «espressioni e toni che sono andati oltre i limiti di una corretta dialettica e di un civile contraddittorio».

Il critico d’arte ha ammesso che tali modalità sono state «inappropriate e offensive» e possono aver leso «la dignità professionale» e la reputazione della Signorini nel ruolo che ricopriva. «Pur mantenendo ferma la mia convinzione nel merito della questione culturale – si legge nella nota di Sgarbi – mi rammarico profondamente che il dibattito sia trasceso in un attacco personale».

La querelle avvenne in una trasmissione di Radio Radicale. Al centro della vicenda, che aveva avuto strascichi giudiziari a seguito di una querela per diffamazione, l’opportunità del prestito del celebre disegno dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci al museo del Louvre, su cui Signorini si era espressa in modo contrario a differenza del critico d’arte.

Dopo quell’episodio, Mariarita Signorini, fiorentina d’adozione che ha lavorato anche nelle sezioni regionali di Italia Nostra, fu fortemente scossa e decise di lasciare la direzione nazionale dell’associazione: «Fu un episodio talmente brutto e volgare, che non riuscii ad andare avanti nel mio ruolo, quelle offese mi hanno segnato moltissimo» dice oggi Signorini, che valuta le scuse di Sgarbi in modo positivo: «Per me era importante il risarcimento morale e finalmente è arrivato, seppur dopo sei anni».

E ancora: «Accetto volentieri le sue scuse, lieta che il dibattito possa tornare nell’alveo della civiltà che la nostra Arte merita. Chiudiamo, quindi, questa pagina sgradevole, con l’auspicio che la tutela dei beni culturali resti sempre al centro, difesa con competenza e, soprattutto, con garbo».

A quel tempo Signorini aveva querelato Sgarbi per diffamazione. «Ci sono voluti tre anni – ha ricordato Signorini – prima che fosse concessa alla Commissione della Camera l’autorizzazione a procedere (con voto unanime di maggioranza e opposizione) dato che allora godeva dell’immunità parlamentare. Il processo terminava con un verdetto che lasciava basiti: un cavillo sulla decorrenza dei termini (date le lungaggini burocratiche), aveva stabilito che non ci sarebbe stato risarcimento e che ognuno si sarebbe dovuto pagare le proprie spese legali. Ora sono arrivate le sue scuse, che ho accolto, chiudendo così questa vicenda non edificante».


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5 dicembre 2025 ( modifica il 5 dicembre 2025 | 11:34)