Il più critico Mike Griffin, ex numero uno dell’Agenzia Spaziale americana: «Il progetto non è realizzabile, le missioni andrebbero annullate per ricominciare da zero». E concorrenza cinese è sempre più pressante

Una sotto-commissione del Congresso degli Stati Uniti, organo di controllo del programma spaziale statunitense, ha dato il via, in questi giorni, a una revisione approfondita del piano lunare della Nasa (Artemis) e hanno espresso forti preoccupazioni sulla possibilità concreta che gli Stati Uniti possano perdere la loro leadership nel campo spaziale. La concorrenza cinese si fa sempre più pressante. In assenza di interventi significativi, è il timore più forte, sarà la Cina a far atterrare l’uomo sulla Luna prima degli americani.

Le critiche dell’ex direttore Nasa: «Non può funzionare»

Durante un’udienza che si è tenuta giovedì scorso a Washington, i membri della sottocommissione hanno chiesto a un gruppo di esperti come la Nasa potrebbe mantenere la sua leadership globale nello spazio rispetto alla Cina in generale e, più specificamente, come migliorare il programma Artemis per raggiungere la Luna più rapidamente.



















































Il momento più duro dell’audizione è arrivato con la testimonianza dell’ex direttore della Nasa Mike Griffin, figura di grande peso nel mondo aerospaziale. Griffin ha definito l’architettura attuale di Artemis , basata su lander lunari riutilizzabili da rifornire in orbita terrestre bassa, come difficilmente realizzabile. È una follia perseguire una strada che richiede «un elevato numero di voli di rifornimento in orbita terrestre bassa, nessuno sa esattamente quanti, che utilizza una tecnologia che non è ancora stata dimostrata nello spazio» (qui i dettagli dei ritardi e dei motivi legati soprattutto ai fallimenti di Space X). Già in precedenza altri ex ingegneri della Nasa avevano espresso dubbi sulla fattibilità (in tempi rapidi) di una operazione rischiosa come il trasferimento di carburante in orbita necessario per far funzionare Starship, il razzo scelto per trasportare astronauti e materiali sulla Luna.

Griffin è stato categorico: secondo l’ex capo della Nasa i legislatori dovrebbero porre fine al piano attuale. «La missione Artemis III e quelle successive dovrebbero essere cancellate e dovremmo ricominciare da capo, procedendo con la massima rapidità». Secondo Griffin insistere su un piano del genere, così complesso, incerto e rischioso, non ha senso. Meglio ripensare da capo a un’architettura più «classica» e realistica. L’ex uomo Nasa ha proposto un piano simile a quello da lui stesso promosso anni fa, soprannominato «Apollo sotto steroidi», ma insostenibile con il budget della Nasa.

Ritardi, problemi di budget e instabilità politica

Le perplessità non riguardano solo la complessità tecnica, ma anche elementi ormai strutturali del progetto. Come osservato da altri esperti ascoltati durante l’udienza, i programmi della Nasa, Artemis in primis, hanno accumulato anni di ritardo e sforamento di budget negli ultimi 15 anni. Gran parte dei finanziamenti avviene tramite contratti «cost-plus», che garantiscono ai contractor il rimborso dei costi più un margine fisso. Tale sistema non impone penali severe per ritardi o fallimenti, e questo rende difficile far rispettare scadenze rigide. In questo quadro, ha ammonito Dean Cheng del Potomac Institute, bisogna prevedere «conseguenze di bilancio, legali o altro per la stessa Nasa e le aziende partner se non rispettano tempi e impegni». A tutto ciò si aggiunge un problema di coerenza strategica: la Nasa è stata spesso soggetta a oscillazioni dovute a cambi di amministrazione politica. Questo rende arduo mantenere una stabilità, indispensabile per programmi decennali come quelli lunari.

La corsa contro la Cina non ammette ritardi

Al centro della preoccupazione del Congresso c’è la crescente concorrenza rappresentata dalla Cina. Mentre il piano Artemis stenta ad affermarsi, Pechino avanza con un approccio stabile e coerente: secondo molti legislatori la Cina potrebbe mettere piedi sulla Luna prima degli Stati Uniti se l’attuale ritmo dovesse mantenersi. Durante l’udienza alcuni deputati hanno evocato direttamente la possibilità che, con gli attuali ritardi e incertezze, gli Stati Uniti finiscano secondi. Per molti, sarebbe una battuta d’arresto grave, non solo simbolica, ma strategica. Griffin stesso ha evidenziato l’importanza di «rimanere aderenti a un piano che abbia senso». E ha sottolineato come la Cina stia perseguendo una roadmap coerente e funzionale: «Attenersi a un piano che non funzionerà per Artemis III e oltre non ha senso».

Cancellare le missioni e ripartire da zero

Non tutte le voci dell’udienza sono state critiche. Alcuni intervenuti,  come Clayton Swope del Center for Strategic and International Studies, hanno sottolineato che la Nasa può e deve continuare a essere un motore di innovazione: non solo con voli lunari, ma anche attraverso programmi come il Commercial Lunar Payload Services (CLPS), il programma della Nasa che affida a aziende private statunitensi il trasporto di carichi scientifici e tecnologici sulla Luna.

Tuttavia, per la maggior parte degli esperti intervenuti la conseguenza più radicale è inevitabile: cancellare le missioni previste con l’attuale architettura (Artemis III e successive) e ripartire da zero. Una revisione completa, con un progetto più semplice, realistico e rapido, molto simile idealmente a quello che fu il programma del primo sbarco sulla Luna, l’Apollo Program. Il dibatito è destinato a intensificarsi perché tra ritardi e sforamenti di budget la seconda corsa alla Luna rischia di trasformarsi in una disfatta simbolica e strategica. 

Per non perdere le ultime novità su tecnologia e innovazione
iscriviti alla newsletter di Login

5 dicembre 2025 ( modifica il 6 dicembre 2025 | 09:21)