Un nuovo studio internazionale riaccende i dubbi sulla sicurezza dei tatuaggi: secondo una ricerca guidata dall’italiana Arianna Capucetti all’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona, i pigmenti colorati più usati – nero, rosso e verde – non restano confinati nella pelle ma raggiungono i linfonodi, dove possono indebolire il sistema immunitario per anni. I risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista Pnas, mostrano come l’inchiostro accumulato provochi una risposta infiammatoria cronica e potrebbe persino ridurre l’efficacia dei vaccini.
Lo studio
Il nuovo studio, coordinato da Santiago González insieme ad altri dodici gruppi di ricerca internazionali, ha analizzato gli effetti dei pigmenti colorati nei topi da laboratorio, scoprendo che le particelle dei tatuaggi non si fermano nello strato cutaneo ma si spostano rapidamente attraverso il sistema linfatico. Nel giro di poche ore, una parte significativa dell’inchiostro si accumula nei linfonodi, organi chiave nella difesa immunitaria, dove resta intrappolato per lunghissimo tempo.
Pigmenti e sistema immunitario
Questa presenza duratura dei pigmenti innesca una reazione infiammatoria su due livelli: una prima fase acuta, della durata di circa due giorni, seguita da una fase cronica che può protrarsi per anni. Proprio quest’ultima fase è considerata la più preoccupante dagli esperti. Le cellule immunitarie – in particolare i macrofagi, responsabili di “ripulire” il corpo da agenti esterni – inglobano l’inchiostro ma non riescono a degradarlo. A lungo andare, questo processo porta alla loro morte e a un indebolimento progressivo del sistema di difesa.
Gli effetti peggiori sarebbero legati ai pigmenti nero e rosso, che sembrano interagire in modo più tossico con le cellule immunitarie.
Lo studio suggerisce inoltre che questa condizione potrebbe incidere sull’efficacia dei vaccini, riducendo la capacità del corpo di sviluppare una risposta immunitaria robusta.
Inchiostri più sicuri
Il legame tra tatuaggi e salute è da tempo oggetto di dibattito. Nel 2024, una ricerca dell’Università di Lund in Svezia aveva evidenziato una possibile correlazione statistica tra tatuaggi e linfomi, ma senza chiarire i meccanismi biologici sottostanti. Il nuovo lavoro, invece, contribuirà a capire come e perché i pigmenti possano alterare le funzioni del sistema immunitario, aprendo la strada a inchiostri più sicuri e protocolli di controllo più severi.
In Europa e in Italia, intanto, il tema resta al centro dell’attenzione delle autorità sanitarie. Già nel 2022, la scoperta di alcune sostanze potenzialmente cancerogene aveva portato al ritiro di nove prodotti dal mercato italiano. Ma la grande varietà di pigmenti e miscele, spesso importati da Paesi extraeuropei, rende complessa la tracciabilità e la valutazione della sicurezza.
Secondo gli esperti, il passo successivo sarà un monitoraggio più ampio sugli effetti a lungo termine dei tatuaggi nelle persone, non solo negli animali da laboratorio. Nel frattempo, gli autori invitano alla prudenza, sottolineando l’importanza di scegliere strutture certificate e inchiostri conformi alle normative europee, in attesa di nuove evidenze che facciano piena luce sui rischi di quello che, per molti, resta un gesto di espressione personale.
Ultimo aggiornamento: venerdì 5 dicembre 2025, 09:24
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