In Sicilia cresce il rischio usura. Le festività natalizie, tradizionalmente associate a spese aggiuntive e maggior ricorso al credito, amplificano il rischio per famiglie, artigiani e piccoli commercianti che non dispongono della tredicesima e spesso si ritrovano senza liquidità. L’allarme arriva dall’Ufficio studi della CGIA, che fotografa una regione dove l’accesso al credito diventa sempre più difficile e dove aumentano le imprese classificate in sofferenza.

La mappa dell’insolvenza che emerge dal report restituisce una Sicilia vulnerabile dove la fragilità economica di famiglie e imprese alimenta un terreno fertile per l’usura. La crescita delle sofferenze bancarie, unita alla riduzione dei prestiti e alla pressione stagionale delle spese natalizie, deve spingere istituzioni e sistema creditizio a interventi urgenti: più prevenzione, più sostegni mirati, più tutela per chi rischia di cadere nell’ombra del credito illegale.

Sicilia: quasi 10 mila imprese in difficoltà, +4,5 per cento in un anno

Al 30 giugno 2025, nell’Isola si contano 9.925 imprese segnalate in sofferenza, 423 in più rispetto all’anno precedente: un incremento del 4,5 per cento, superiore anche alla media nazionale (+3,6 per cento). La Sicilia rappresenta da sola l’8,1 per cento del totale italiano delle aziende insolventi. Un numero che non si limita a descrivere un disagio economico, ma un rischio concreto: chi entra nella “black list” della Centrale dei Rischi viene escluso dal sistema bancario e, non potendo ottenere prestiti regolari, diventa più esposto a richieste di liquidità provenienti da circuiti illegali.

Insolvenza, Siracusa e Ragusa tra le peggiori province d’Italia

Il dettaglio provinciale evidenzia una Sicilia particolarmente sofferente:

  • Siracusa è la quarta provincia peggiore d’Italia per incremento di imprese insolventi: +15,8 per cento (865 aziende, +118 rispetto al 2024).
  • Ragusa segue da vicino con un +14,7 per cento.
  • Trapani (+8,8 per cento)
  • Messina (+5,2 per cento)
  • Palermo (+3,8 per cento)
  • Enna (+3,2 per cento)
  • Caltanissetta (+3,2 per cento)

Un segnale, questo, che mostra come il tessuto economico siciliano, fatto per lo più di microimprese, stia assorbendo con fatica la contrazione dei prestiti bancari e i mancati pagamenti da parte dei committenti.

Famiglie sotto pressione: a Natale cresce il ricorso all’indebitamento

«Siamo entrati – si legge nel report della Cgia – nel periodo delle festività natalizie e, come ogni anno, aumenta il rischio di usura. Nelle settimane che precedono il 25 dicembre, infatti, molte famiglie italiane ricorrono al credito al consumo (prestiti personali, dilazioni di pagamento, “buy now, pay later” e rateizzazioni), per far fronte alle spese legate ai regali e ai consumi natalizi. L’incremento delle spese coinvolge anche gli artigiani e i piccoli commercianti che, a differenza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, non dispongono né di entrate certe né della tredicesima mensilità. In altre parole, le festività generano pressioni sociali – regali, cene, doni e impegni percepiti spesso come “necessari”, anche a chi si trova in difficoltà economiche. Tale situazione induce molte persone a ricorrere a prestiti per non deludere le aspettative, determinando un aumento dell’accesso al credito che frequentemente assume anche forme illegali».

La CGIA rileva come in tutta Italia – e la Sicilia non fa eccezione – il periodo natalizio generi spese percepite come obbligatorie: regali, cene, scambi di doni. A farne le spese sono soprattutto:

  • le famiglie con redditi discontinui,
  • gli autonomi,
  • i piccoli commercianti privi di entrate fisse.

Il boom di credito al consumo, secondo una recente indagine citata nel rapporto, ha coinvolto 800 mila italiani nelle ultime settimane.

Boom di acquisti natalizi ricorrendo a un prestito

Nel report viene segnalata una recente indagine commissionata da Facile.it a mUp Research che ha rilevato come nelle settimane scorse 800mila italiani hanno dichiarato di aver utilizzato il credito al consumo per acquistare i regali del prossimo Natale tramite finanziamenti o prestiti personali. È opportuno chiedersi, scrive la Cgia: tutti hanno rivolto la propria richiesta a banche o istituti finanziari ufficiali, oppure alcuni hanno cercato sostegno presso “amici” o semplici “conoscenti”, accettando offerte potenzialmente rischiose?

In calo le denunce, non il fenomeno: silenzio e paura frenano le vittime

Nonostante la crescita delle imprese in sofferenza, le denunce per usura diminuiscono. Ma questo non significa che il fenomeno sia in contrazione: spesso gli usurai agiscono attraverso reti criminali in grado di intimidire le vittime, colpendo anche i familiari. La vergogna e il timore di ritorsioni contribuiscono al silenzio, soprattutto nei piccoli centri siciliani, dove la conoscenza reciproca rende più difficile chiedere aiuto.

«Gli usurai – si legge nel report – operano all’interno di reti criminali organizzate che esercitano un forte condizionamento psicologico sulle vittime, attraverso intimidazioni preventive, quali danneggiamenti ai beni o, in casi più gravi, violenze fisiche e minacce rivolte anche ai familiari. Inoltre, molte persone provano imbarazzo nell’ammettere di trovarsi in tale situazione, e questa “vergogna” rappresenta un ostacolo significativo alla richiesta di aiuto, soprattutto nei piccoli centri dove la conoscenza reciproca è molto diffusa».

Numero di imprese affidate con sofferenze (società non finanziarie e famiglie produttrici), per regione

Rank per var. %
Regioni e aree
30/06/2024
30/06/2025
Var. ass. 2025-2024
Var. % 2025-2024
Comp. % su totale al 30/06/2025
1 Valle d’Aosta 174 195 +21 +12,1 0,2 2 Campania 11.364 12.681 +1.317 +11,6 10,4 3 Toscana 9.257 10.101 +844 +9,1 8,3 4 Calabria 3.722 4.012 +290 +7,8 3,3 5 Sardegna 2.841 3.023 +182 +6,4 2,5 6 Basilicata 845 889 +44 +5,2 0,7 7 Veneto 8.190 8.585 +395 +4,8 7,0 8 Sicilia 9.502 9.925 +423 +4,5 8,1 9 Puglia 7.373 7.641 +268 +3,6 6,3 10 Emilia Romagna 8.522 8.826 +304 +3,6 7,2 11 Marche 3.296 3.406 +110 +3,3 2,8 12 Umbria 2.185 2.256 +71 +3,2 1,8 13 Piemonte 8.713 8.948 +235 +2,7 7,3 14 Trentino-Alto Adige 1.192 1.214 +22 +1,8 1,0 15 Friuli Venezia Giulia 1.780 1.806 +26 +1,5 1,5 16 Lombardia 17.633 17.804 +171 +1,0 14,6 17 Abruzzo 3.228 3.206 -22 -0,7 2,6 18 Molise 670 655 -15 -2,2 0,5 19 Lazio 14.291 13.962 -329 -2,3 11,4 20 Liguria 2.958 2.833 -125 -4,2 2,3

Italia
117.736
121.968
+4.232
+3,6
100,0
Mezzogiorno 39.545 42.032 +2.487 +6,3 34,5 Nord Est 19.684 20.431 +747 +3,8 16,8 Centro 29.029 29.725 +696 +2,4 24,4 Nord Ovest 29.478 29.780 +302 +1,0 24,4

Rafforzare il Fondo di prevenzione dell’usura

La CGIA chiede un potenziamento del Fondo di prevenzione dell’usura, l’unico strumento in grado di offrire una via d’uscita a chi, escluso dal credito bancario, rischia di scivolare verso la criminalità. Molti imprenditori siciliani risultano infatti insolventi non per errori nella gestione aziendale, ma per mancati pagamenti subiti, fallimenti a catena o ritardi cronici della committenza pubblica e privata.