Il giudice del talent show di Sky ha fatto il suo bilancio di questa edizione: «I miei colleghi mi hanno stupito in positivo. Lauro? Un signore»

Prima del suo debutto dietro il bancone dei giudici di «X Factor», Francesco Gabbani aveva qualche dubbio: «La prima perplessità era legata al timore di misurarmi nel ruolo che ero chiamato a rivestire, quindi a giudicare i sogni di tante ragazze e ragazzi. L’altro pensiero era come sarei stato preso dai miei colleghi». Dopo una finale trionfale (l’audience complessiva ha toccato il 9,3% di share, dato più alto delle ultime sette stagioni), il bilancio, per il cantante, «è positivo».

Cosa la rende felice?
«Al netto di come sono stato accolto dal pubblico, per me è stata una bellissima esperienza: dal punto di vista lavorativo mi ha messo di fronte a qualcosa che non avevo mai fatto in tv, ed è stato molto formativo. Ma per me il bilancio è positivo soprattutto per il lato umano».
In che senso?
«Non so se sia stata una coincidenza, non avendo un paragone, ma  quest’anno c’era un clima bello, piacevole per i rapporti umani. Per me la vera vittoria è stata vivere bene questa circostanza, a partire dal rapporto con gli altri mei colleghi».
Come l’hanno accolta?
«Con sensibilità, se vogliamo anche con dolcezza, al netto di qualche scherzoso nonnismo. L’atmosfera è stata buona fin dall’inizio e questo anche con tutti i ragazzi. E sull’imparare a giudicare, è una cosa che ho  metabolizzato nel momento in cui ho iniziato a farlo, fa parte del gioco. Ho  cercato di pormi sull’onda del flusso di sincerità in modo incondizionato. Sincerità intellettuale, ovvio che di conseguenza possono nascere polemiche, ma fa parte del gioco».
Ci arriviamo, ma prima cosa intende per scherzoso nonnismo?
«Magari le prime volte in cui esprimevo pareri che vertevano sull’aspetto più puramente tecnico, soprattutto Jake (La Furia, ndr.) scherzava dicendo: “Basta questi commenti sulle tonalità», ma in modo scherzoso. Va beh  sembrava che quando avevo qualcosa di più sofisticato da dire dal punto di vista tecnico volessero tagliare corto. Niente di che. Poi ho tirato fuori volutamente il mio aspetto autoironico, con freddure battute quasi goffe… diciamo che da un certo punto di vista mi stava bene farmi prendere in giro, non era vero nonnismo, era più un gioco funzionale allo show».
Nella semifinale, c’è stata una polemica accesa con Achille Lauro.
«Sì, un fraintendimento che abbiamo subito chiarito.  Ognuno di noi aveva a cuore il bene dei ragazzi e a me era sembrato che lui  criticasse in modo sbagliato qualcuno di loro e mi sono acceso».
Le ha detto che teneva troppo alla gara.
«Se mai era il contrario. Comunque, in generale è ovvio che c’è anche quella componente, ma sempre edulcorata dal fatto che, alla fine, l’obiettivo era dare spazio ai ragazzi: in poche edizioni come questa il fulcro dello show sono stati loro e non il dibattito o gli scontri tra i giudici».
Quella sera cosa è successo? Perché ha voluto puntualizzare?
«Mi sono molto abbandonato al flusso di pancia.  Mi ha sorpreso capire come in questo show non ci sia nulla di scritto in termini di copioni, è una delle cose mi ha sorpreso di più: osservandolo dall’esterno pensavo ci fossero una linea scritta da seguire per rendere più o meno interessante il contenuto, invece no. Quella sera quindi ho agito in modo molto istintivo. Poi può succedere che uno ritorni sopra certi ragionamenti e li veda sotto una nuova luce: con Lauro non ci siamo capiti e mi sono infervorato. Nella mia testa stavo proteggendo un essere umano, non un artista».
Poi vi siete abbracciati.
«Lauro ha capito subito il mio punto di vista, ha chiesto scusa, non voleva offendere nessuno e ci ha tenuto a spiegarlo anche ai ragazzi».
Poi però c’è stato anche un fuorionda, reso pubblico.
«Figlio di quel momento. Dicevo che quella sera mi dovevano tenere, perché mi pareva fossero state dette due o tre cose una dietro l’altra che non mi tornavano. In generale però mi piace esprimermi e muovermi nel rispetto degli altri, non mi piace avere una interfaccia aggressiva o arrogante. Lauro, lo ripeto, è stato molto carino, non si era reso conto di come avessi percepito questa cosa, non l’ha fatto con malizia. Il nostro è stato un abbraccio sincero, riproposto anche davanti alla telecamere ma che c’era stato già prima».
Si è fatto un’idea diversa dei suoi colleghi?
«Tutti mi hanno stupito in positivo. Ci eravamo intravisti in qualche contesto, prima, ma non li conoscevo in modo approfondito. Hanno tutti, compresa Giorgia, una componente umana molto bella e per me molto importante. Una dolcezza  e una sensibilità che mi ha stupito: Jake è una persona molto simpatica e affettuosa, Paola ha una saggezze femminile ma grintosa e Lauro è un signore, un conte. Non lo dico per circostanza, per piaggeria. Non è capitata nemmeno una volta che, nell’andare via dai live, anche dopo una lunga giornata, non ci siamo salutati, non siamo andati nei camerini uno dell’altro per scambiare due parole».
Replicherà la prossima stagione?
«Devo un attimo metabolizzare il tutto. Detto questo, banalmente essendomi trovato bene in una circostanza così impegnativa, dico che mi piacerebbe. Quando stai bene in un posto ci torneresti… io mi presenterò ai casting…».
Intanto ha chiesto a PierC di aprire i suoi concerti nei palazzetti, nel tour che riprenderà a marzo.
«È una proposta venuta fuori in modo istintivo, il giorno stesso in cui poi glie l’ho fatta. Vedo in PierC un grande talento, credo che meriti di essere valorizzato: non si può perdere un talento così, veramente raro. Mi sembrava il minimo proporgli quello che posso fare io, nel mio piccolo».
Partiva da favorito: non sempre è un bene, no?
«Assolutamente. L’ho sperimentato anche io all’Eurovision, nell’anno di Occidentali’s Karma: ero il super stra favorito, numero uno anche per i bookmaker  ma tutta quella galvanizzazione non va mai bene, il calo è  fisiologico. Detto questo, i finalisti avranno tutti il loro percorso. Trovo giusto abbia vinto Rob perché è quella che è cresciuta di più».

6 dicembre 2025