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La battaglia di Pokrovsk entra oggi in una fase decisiva: le forze russe stanno tentando di imporre un blocco attorno alla città, utilizzando droni pilotati da unità d’élite per colpire e interrompere le linee di rifornimento ucraine nel raggio di decine di chilometri. È la mossa più aggressiva delle ultime settimane, un tentativo esplicito di isolare la guarnigione ucraina rimasta in città e preparare l’assalto finale prima dell’arrivo del grande freddo. Kiev conferma che i collegamenti con la vicina Myrnohrad restano ancora aperti, ma la pressione aumenta di ora in ora.
APPROFONDIMENTI
La nuova strategia russa: strangolare Pokrovsk. Il blocco in corso non è solo un’operazione tattica: è il segnale che Mosca punta a trasformare la battaglia di Pokrovsk da scontro urbano ad assedio a largo raggio.
I droni russi operano in uno spazio che, a seconda delle zone, si estende da 25 a oltre 50 chilometri attorno alla città. L’obiettivo è chiaro: impedire il rifornimento di munizioni, rotazioni, evacuazioni dei feriti e ricostruzione di linee difensive.

Secondo fonti sul terreno, gli ucraini continuano a muoversi tra Pokrovsk e Myrnohrad, mantenendo aperta almeno una via logistica, ma gli attacchi multipli a convogli, depositi e punti di transito mostrano che la Russia vuole accelerare.
Se il blocco dovesse chiudersi completamente, l’intero corridoio che porta verso Kramatorsk, Kostyantynivka e Novopavlivka verrebbe messo sotto pressione, riducendo drasticamente la capacità ucraina di organizzare la difesa dell’intero settore.
Una città-labirinto: com’è cambiata la battaglia. Pokrovsk non è più una città: è diventata un reticolo di rovine, trincee, edifici crollati e corridoi urbani in cui piccoli gruppi combattono stanza per stanza.
Negli ultimi mesi:
- le forze russe hanno avanzato gradualmente, penetrando nei quartieri centrali e sud-orientali;
- le truppe ucraine, pur sotto pressione, sono riuscite a mantenere alcune zone e a ostacolare i movimenti russi attraverso imboscate, droni FPV e colpi di artiglieria mirata;
- gli scontri avvengono ormai in un contesto urbano frammentato, in cui il controllo di un isolato può cambiare più volte in una giornata.
La Russia ha alternato assalti frontali a infiltrazioni di unità speciali, sfruttando la scarsa visibilità, la nebbia e l’uso intensivo di droni da ricognizione. L’Ucraina risponde con una strategia di contenimento, cercando di impedire che i russi chiudano del tutto l’anello logistico.
Perché è fondamentale chiudere la battaglia prima del grande freddo. L’inverno nel Donbass non è solo un fattore climatico: è un’arma. Se Pokrovsk venisse isolata con temperature sotto zero, ogni rifornimento diventerebbe un incubo operativo. Le strade ghiacciate rallenterebbero mezzi e droni, e le unità ucraine rischierebbero di rimanere senza munizioni, carburante e cure mediche.
Collasso dei servizi civili. Gli edifici sono distrutti, le reti elettriche e idriche devastate. Senza vie di approvvigionamento, l’arrivo del freddo potrebbe trasformare la città in un luogo invivibile per civili e feriti.
Vantaggio russo nel consolidamento. Se Mosca prendesse Pokrovsk prima dell’inverno, avrebbe mesi per fortificare le posizioni, accorciare il fronte e preparare nuove offensive verso le città industriali di Kramatorsk e Sloviansk.
Impatto politico e negoziale. Una conquista russa in questo momento delicato dei colloqui diplomatici sarebbe un risultato spendibile a livello internazionale, aumentando il peso negoziale del Cremlino.
Cosa significa la caduta (o la resistenza) di Pokrovsk. La posta in gioco è molto alta.
Se la Russia prende Pokrovsk:
il fronte orientale rischia di spostarsi rapidamente verso i centri principali del Donbass ancora sotto controllo ucraino. Sarebbe una vittoria simbolica e militare pesantissima.
Se l’Ucraina mantiene un corridoio aperto:
potrà ancora rallentare l’avanzata russa e preservare la difesa di Kramatorsk, evitando un crollo logistico del settore.
Per i civili:
anche pochi giorni di isolamento totale in condizioni invernali potrebbero essere fatali. La città, già svuotata e devastata, non è in grado di sostenere una popolazione senza rifornimenti.
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