di
Donatella Tiraboschi
Dopo l’accusa dei rendering “fasulli”, ora sono contestati i reati edilizio e paesaggistico. I legali: «Fiduciosi di far valere le sue ragioni»
Da indagato a imputato per la seconda volta nel giro di pochi mesi, per un doppio reato contestato e una seconda citazione diretta in giudizio, anche questa calendarizzata nel 2026. Se il prossimo 8 maggio l’architetto Antonio Ravalli, che ha firmato il progetto di riallestimento degli spazi (interni ed esterni, con camminamento, giardini e bistrot) dell’Accademia Carrara, dovrà rispondere di falso ideologico (nella relazione, sottoposta per la compatibilità paesaggistica, è contestato un rendering «ingannevole» e non corrispondente al progetto), il 4 novembre 2026, invece, si dovrà difendere dall’accusa di reato edilizio e reato paesaggistico.
Una finestra e tre «lunette» di altrettante finestre chiuse della facciata ad ovest della pinacoteca, l’altezza della copertura dei corpi di fabbrica superiore a quella indicata nei disegni del progetto e, infine, la pavimentazione delle zone terrazzate fatta in calcestruzzo, anziché in terra «stabilizzata». Messi in fila, uno dietro l’altro, sono questi i tre contestati elementi progettuali-architettonici dell’Accademia Carrara su cui si era incentrato l’esposto depositato in Procura, nel novembre dello scorso anno, a firma di Piero Piccinelli, assistito dall’avvocato Rocco Gargano. Le tre difformità erano state rilevate da alcuni professionisti che, su incarico di Piccinelli, avevano esaminato alcuni elementi architettonici. Tre distinti rilievi, suffragati da un ampio report fotografico, che si sono coagulati nella citazione diretta a giudizio a firma del pubblico ministero Letizia Ruggeri (la medesima del procedimento per falso ideologico). Sul fronte legale, gli avvocati di Ravalli, Riccardo Bonetti e Andrea Locatelli si dichiarano sorpresi: «Apprendiamo con enorme stupore questo nuovo decreto di citazione a giudizio dalla stampa. Non abbiamo ricevuto nessuna notifica dall’autorità giudiziaria. Anche per questa seconda vicenda, che si rifà alla prima, la Procura aveva richiesto l’emissione di un decreto penale di condanna che il gip aveva rigettato. Siamo fiduciosi di far valere le ragioni dell’architetto Ravalli nelle sedi opportune».
«Quello che chiamiamo “il grande inganno” non riguarda soltanto un vizio procedurale o un dettaglio tecnico. È un inganno che ha tre volti: paesaggistico, funzionale e realizzativo — chiarisce in una nota la famiglia Piccinelli —. Il volume di collegamento è massiccio, evidente, prepotente nella sua presenza». «L’autorità giudiziaria è chiamata a vagliare alcuni profili relativi alla regolarità dell’intervento — interviene l’assessore alla Cultura, Sergio Gandi —. Mai abbiamo espresso alcuna valutazione sul lavoro dei magistrati, di cui attendiamo con piena fiducia gli esiti. Ma non possiamo accettare che, mentre il vaglio attende di compiersi, qualcuno abbia già emesso la sentenza, dando per certo il fatto che le sue pretese denunce siano, solo perché da lui formulate, fondate».
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6 dicembre 2025
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