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C’è un tratto di Roma nord dove il tennis non si gioca soltanto: si respira. È da quei pochi chilometri quadrati che è nata la vittoria azzurra di domenica contro la Spagna che ha regalato all’Italia la quarta Coppa Davis, la terza consecutiva. Matteo Berrettini e Flavio Cobolli, due figli autentici della Capitale, hanno spinto gli azzurri verso un trionfo che profuma di casa, di circoli storici, di terra rossa e di maestri che conoscono a memoria ogni rimbalzo dei campi romani.

Matteo e Flavio hanno conquistato l’insalatiera senza perdere un match. Due storie, le loro, che si incrociano come strade di quartiere, nate in circoli che si guardano a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, uniti da una tradizione che ha formato generazioni di maestri, giocatori e campioni. Dal Tennis Club Parioli

al Circolo Magistrati della Corte dei Conti fino al Circolo Canottieri Aniene: eccolo il perimetro sacro del tennis romano, un triangolo di Roma nord che domenica ha portato l’Italia sul tetto del mondo. Di nuovo.

Cobolli è cresciuto tra i viali eleganti che portano al Circolo Tennis Parioli, allievo della scuola diretta prima da Vittorio Magnelli e oggi da Stefano Meneschincheri, maestri di prima categoria che negli anni ’80 e ’90 sono stati protagonisti anche agli Internazionali d’Italia. Un circolo storico, patria di campioni assoluti come Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta (vincitore della Davis nel 1976 insieme all’altro romano Tonino Zugarelli), casa di Vincenzo Santopadre — protagonista dello staff azzurro proprio in Coppa Davis, già coach di Berrettini e oggi di Sonego — e fucina di talenti come Stefano Pescosolido, altro storico giocatore azzurro in Coppa Davis e oggi tra i commentatori più bravi degli studi televisivi. Flavio qui ha lasciato il cuore. La dimostrazione? Ieri appena tornato a Roma dal trionfo di Bologna è corso proprio al Parioli per festeggiare la vittoria in Davis tra gli altri con il club manager Claudio Panatta. Un ragazzo semplice ed umile, molto legato alle sue radici e al suo club in cui uno dei maestri è proprio il papà Stefano che non smette mai di seguirlo nei suoi tornei.

A qualche centinaia di metri l’uno dall’altro, in linea d’aria, ecco il Circolo Magistrati della Corte dei Conti dove Berrettini ha giocato i suoi primi match, e il Circolo Canottieri Aniene, uno dei club più storici d’Italia, capace di far crescere ed esaltare il suo talento. Qui Matteo, insieme al fratello Jacopo, è maturato proprio grazie agli insegnamenti di Santopadre in un ambiente che aveva già dato i natali tennistici a giocatori come Flavio Cipolla, numero 70 nel ranking ATP del 2012. Quella del tennis, anche nel caso di Berrettini, del resto è una passione di famiglia tanto al punto da fondare insieme al papà Luca la sua Academy, il Tennis Club Bel Poggio a via della Bufalotta, altro circolo illustre così come il Club Nomentano in cui si sta formando il giovane Jacopo Vasamì, vincitore del prestigioso Trofeo Bonfiglio quest’anno e presente a Bologna per fare da sparring agli azzurri campioni del mondo come a Wimbledon qualche mese fa con Jannik Sinner.

Un fazzoletto di Roma nord in cui crescono i campioni del domani e si sono formati i talenti che hanno trionfato nella Davis. Perché la vittoria di domenica non è soltanto un trionfo sportivo: è la celebrazione di una tradizione, di un’eredità che nella Capitale si tramanda come un patrimonio di famiglia. È la storia di un ecosistema in cui i padri fanno i maestri, i maestri diventano mentori, i circoli diventano case, e i ragazzi diventano campioni del mondo. Tre Davis di fila, quattro totali: la storia dell’Italia passa, ancora una volta, da Roma.


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