di
Roberta Merlin

Figlio di un breve amore a Londra, Marco è stato rintracciato dopo anni di ricerche grazie agli appelli della compagna del dj a «Chi l’ha visto?». Gli sguardi e le parole davanti a foto e ricordi. Poi una passeggiata a Padova

Un uomo con un pigiama azzurro balla musica caraibica nel soggiorno di una casa svedese. Muove i fianchi con leggerezza, sorride. Sembra spensierato. Marco, 67 anni, le spalle curve da una vita di sofferenze e solitudine, osserva quel video dal salotto di un hotel padovano. Davanti a lui, per la prima volta, appare il volto di suo padre: Malcolm Simon, l’uomo che lo aveva concepito a Londra ma che non aveva mai conosciuto.
È un tripudio di emozioni l’incontro, avvenuto pochi giorni fa a Padova e documentato dal programma «Chi l’ha visto?», tra Marco, erede inconsapevole di un patrimonio lasciatogli sul letto di morte da quel padre fantasma, e Mona, la moglie di Malcolm, che da cinque anni cercava quel figlio del marito nato da una breve relazione con un’italiana, forse triestina, forse padovana. E Marco, un mese fa, è stato ritrovato proprio a Padova.

Marco resta immobile mentre incontra suo padre in quel frammento di vita registrato anni fa. «Non l’avevo mai visto…» mormora incredulo. Mona gli stringe il braccio con dolcezza: è venuta apposta dalla Svezia, accompagnata dalla nipote, per consegnargli ciò che il destino aveva nascosto per decenni. Poi arrivano le foto: immagini sbiadite che Mona custodiva come reliquie. In una, una giovane madre tiene in braccio un neonato. Marco si avvicina, strizza gli occhi. «Questa maglietta a righe…» sussurra. Era la sua preferita, quella della sua amata madre, mancata negli anni ’80. In un’altra, ancora lui, il padre: «Non  lo avevo mai visto – confida con emozione – fino a qualche decade fa, custodivo un vocabolarietto con scritto il suo nome: Malcom Simon e un indirizzo. Cambiando casa, l’ho perso».



















































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Fino a un mese fa Marco ignorava tutto: l’eredità, il volto di suo padre. Era abituato alla sua vita semplice in un quartiere popolare di Padova, la città dove è nato, cresciuto dalla mamma, bidella in una scuola della città, e da cui non si è mai allontanato. Poi, però, una mattina di novembre, una busta anonima nella buca delle lettere cambia tutto. Dentro, l’articolo del Corriere che raccontava la storia del figlio mai riconosciuto di un dj svedese. Una frase: «Se ti riconosci in questo bambino, contatta “Chi l’ha visto?”»Marco legge, riguarda le foto e sente un nodo sciogliersi dentro di sé. «Sono io. Questa è la mia storia». Una storia parte da lontano. Il padre Malcolm, promettente dj, era nato nei Caraibi e negli anni ’50 aveva raggiunto Londra. In una discoteca frequentata da italiani aveva conosciuto una ragazza alla pari. Un colpo di fulmine, una breve relazione, una gravidanza inattesa. Lei perde il lavoro e torna in Italia; lui viene spedito a Cipro per il servizio militare. Una breve corrispondenza, qualche foto del piccolo Marco che muove i primi passi, poi il silenzio per piu’ di sessant’anni.

Malcolm che nel frattempo si trasferisce in Svezia diventa un dj famoso, sposa Mona, ufficiale dell’aeronautica e ripensa a quel figlio solo in punto di morte. Nel 2021, colpito dal Covid, confida alla moglie la sua ultima volontà: «Trovalo. Quel figlio è parte di me». Mona non si arrende. Per cinque anni scrive, cerca, interroga registri, si affida a “Chi l’ha visto?”. Il tempo però stringe: secondo la legge svedese, il 30 novembre sarebbe scaduto il termine per rivendicare l’eredità. Poi l’imprevedibile: una lettrice del Corriere riconosce Marco nella foto del neonato e gli invia una lettera anonima. E così Mona arriva a Padova, emozionata come una madre che sta per riabbracciare un figlio. Marco la accoglie con un sorriso timido. Parlano in inglese, si osservano come se dovessero impararsi per la prima volta. Lei gli mostra le foto, il video. Poi, con voce spezzata: «Spero tu non sia arrabbiato con tuo padre». Marco scuote il capo: «No. Io ho vissuto bene con mia madre». Poi Mona gli dice ciò che custodiva nel cuore: «Voglio proteggerti. Come avrebbe fatto tua madre. Come un figlio adottivo». E così escono, braccetto, per una passeggiata tra le vie di Padova, uniti da un legame nuovo, nato dall’amore di un uomo che non c’è più e da una storia che sa di favola di Natale. 


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6 dicembre 2025 ( modifica il 6 dicembre 2025 | 15:35)