di
Federico Fubini
Oleksandra Matvijchuk, avvocata 42 enne di Kiev: «Europa e Usa ci facciano vincere. L’alternativa è peggiore perché sarete i prossimi»
Oleksandra Matvijchuk, avvocata 42 enne di Kiev, il premio Nobel per la Pace l’ha meritato e vinto realmente. Ma al summit del Grand Continent a Saint Vincent dice che lo cederebbe volentieri a Trump, se il presidente degli Stati Uniti aiutasse realmente l’Ucraina a trovare una pace credibile. Ma Matvijchuk, nel 2014 una delle organizzatrici delle manifestazioni spontanee di Euromaidan, avverte: «Trump ripete spesso che questa non è la sua guerra, che l’ha ereditata da Biden e che con lui non sarebbe mai iniziata. Ma adesso, dopo il vertice di Anchorage con Putin, questa è realmente la sua guerra. Se non riuscirà a fermarla — nota — passerà alla storia come un presidente debole. La Russia ha l’economia del Texas, non di più».
Lei dice anche che dall’inizio l’Ue ha cercato di gestire la prevenzione dell’escalation con la Russia, non di aiutare l’Ucraina a vincere. Perché?
«Quando la guerra del 2022 è iniziata, l’Ue, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno soprattutto aiutato l’Ucraina a non crollare. Ne siamo estremamente grati, ci avete aiutato a sopravvivere. Ma questo approccio spiega anche perché abbiamo atteso più di un anno per il primo carrarmato moderno, più di tre anni per il primo aereo moderno. E stiamo ancora aspettando i razzi Taurus, i Tomahawk, l’accesso alle riserve russe, un tribunale speciale sull’aggressione e molto altro».
Lei come se lo spiega?
«C’è un’enorme differenza fra aiutare l’Ucraina a non crollare e aiutarla a vincere. Possiamo misurare concretamente questa differenza nel tipo di armi fornite, nella rapidità delle decisioni, nella serietà delle sanzioni. Aiutare l’Ucraina a non fallire è una politica reattiva. Non è una strategia. Aiutare l’Ucraina a vincere richiede una strategia e azioni decise».
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Crede che gli europei non abbiano mai creduto che fosse possibile per l’Ucraina vincere la guerra e non volessero alienarsi la Russia?
«Penso che la risposta sia di natura etica. Capiamo in modi molto diversi il significato dell’espressione “mai più”. Per gli ucraini significa “mai più” campi di concentramento, erosione dell’identità delle persone, sterminio fisico di una nazione, mai più tortura e stupro. Combatteremo il male, anche se il male è molto più forte di noi. Combattiamo anche solo per la minima possibilità che i nostri figli vivano senza paura e abbiano un futuro. Ma per i cittadini dell’Ue che hanno ereditato la democrazia dai loro nonni, che danno per scontata la loro sicurezza, che considerano la libertà come la possibilità di scegliere tra diversi tipi di formaggio al supermercato, l’espressione “mai più” ha un significato diverso».
Vuole dire che per italiani, francesi o tedeschi, significa «mai più» per noi, ma non per gli altri?
«Significa non essere “mai più” disposti a pagare un prezzo elevato per la nostra libertà. Anche se fossero in gioco le vite di altri, non saremo disposti a rischiare per esse. E ci si può permette un approccio del genere in tempi di pace, ma mi spiace dire che non viviamo più in tempi di pace. Se non sarete in grado di fermare Vladimir Putin in Ucraina, lui andrà oltre e attaccherà altri Paesi europei».
Dunque lei ritiene che l’approccio europeo in questa guerra ha fallito?
«La gestione che mira a evitare l’escalation ha portato alla situazione attuale: Putin ha detto chiaramente che la Russia è pronta a entrare in guerra con l’Unione europea».
E l’Europa è pronta?
«C’è da chiederselo. I vostri governi dicono che occorreranno anni per aumentare le capacità di difesa. Ma perché pensate che Putin vi concederà questi anni? I droni sono già in Polonia, in Danimarca, in Germania, in Belgio, in Francia. Lo so che le persone iniziano a capire che c’è una guerra solo quando le bombe cadono sulle loro teste. Ma la guerra moderna è diversa. Basta che dei droni non identificati volino vicino all’aeroporto di Monaco per paralizzare il traffico in una vasta parte della Germania e causare perdite per miliardi di euro. Bastano pochi droni non controllati, che costano migliaia di euro, per provocare danni per miliardi. La nuova guerra sarà così».
Molti europei pensano che se si cedesse l’Ucraina o parte dell’Ucraina a Putin, lui sarebbe sedato. Perché si sbagliano, a suo avviso?
«Questo modo di pensare è comprensibile, nel suo cinismo. Ma non porta sicurezza. Siamo molto interconnessi. Le truppe russe commettono crimini orribili in Cecenia, in Moldavia, in Georgia, in Mali, in Libia, in Siria e altrove. Non sono mai state punite. Credono di poter fare quel che vogliono. L’appetito vien mangiando. Se l’Europa è così spaventata e passiva e dà per scontato che la sicurezza venga dagli Stati Uniti ma non è più vero, perché pensate che l’appetito di Putin passerà?»
7 dicembre 2025 ( modifica il 7 dicembre 2025 | 09:52)
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