di
Alessandra Arachi
Il leader di Azione: «Il rischio di una guerra dentro l’Europa è concreto, serve anticipare il passaggio di consegne della Nato»
«Siamo prigionieri di una discussione pubblica assolutamente non adatta ai tempi. Non si è capito che situazione stiamo vivendo. O forse non si vuole capire».
Carlo Calenda, leader di Azione, secondo lei che situazione stiamo vivendo?
«Il periodo più drammatico dal 1945. Ieri ufficialmente è stata rotta l’Alleanza atlantica. In contemporanea ci è stato chiesto di prendere in carico la Nato a partire dal 2027. Tutto davanti ad attacchi russi sempre insistenti e violenti».
Sta tratteggiando un quadro molto fosco.
«Il rischio di guerra è concreto. Putin vuole fare un attacco dimostrativo, il suo intento è far vedere che la Nato non esiste più e che la volontà dei Paesi europei di difendersi è uguale a zero. E deve sbrigarsi a farlo».
La fretta di Trump è dovuta al quadro politico degli Stati Uniti? A marzo ci saranno le elezioni di Midterm.
«Esattamente. Se dovessero vincere i democratici la possibilità di Putin di poter contare su Trump si ridurrebbe in maniera significativa».
Cosa possiamo fare noi contro il pericolo degli attacchi di Putin?
«Tenerlo impegnato sul fronte ucraino, più a lungo possibile. Faccio per questo un appello sia a Giorgia Meloni sia a Elly Schlein».
Quale appello?
«Di entrare in un’ottica emergenziale per una difesa europea. Trump ha scritto un documento dove mette nero su bianco la disarticolazione dell’Europa e i leader europei hanno fatto finta di niente».
Quale sarebbe la sua strategia europea se avesse il potere di intervenire?
«Direi a Giorgia Meloni e al cancelliere tedesco Merz di sentirsi e organizzare una risposta a Trump. Sono i leader più forti in Europa in questo momento».
Quale risposta?
«Prima di tutto di anticipare il passaggio di consegne della parte convenzionale della Nato all’Europa prima del 2027».
E se fosse lei premier che farebbe?
«Approverei subito lo scudo democratico. Da tempo sono convinto che in Italia ci sia chi riceve i finanziamenti dalla Russia di Putin».
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Chi?
«Tutte le sere c’è qualcuno che va in tv a dire che non è vero che Putin non vuole la pace, ma che siamo noi che vogliamo la guerra. Da noi è in atto una guerra ibrida».
Chi sarebbero queste persone?
«È un caso che chi si oppone allo scudo democratico siano M5S e Lega?».
È un caso?
«Ci sono molti filoputiniani nei due partiti. Vengono finanziati da Putin?».
La sua accusa è grave. Come si può sapere?
«Intanto diciamo come si può arginare questo fenomeno».
Come?
«Facendo una legge elettorale proporzionale che non preveda coalizioni fisse, ma che si formino dopo il voto, perché né la destra né la sinistra riusciranno ad avere una linea di politica estera omogenea, dato che ci saranno Lega e M5S. E la politica estera adesso è dirimente per governare il Paese».
È vero che il suo partito, Azione, vuole fondersi con Forza Italia?
«Macché. I nostri partiti vengono da aree diverse».
E cosa vuol dire? Anche il Pd è nato dalla fusione di aree molto diverse?
«Non vogliamo fonderci con Forza Italia».
Però lei andrà al convegno a Milano organizzato dal leader di FI Antonio Tajani.
«Per parlare di Gobetti».
È da tempo che dice di voler realizzare un grande centro.
«E lo ripeto. Faccio un appello ai liberali, ai popolari, ai riformisti, anche ai conservatori. A tutti quelli che sono convinti che in questo momento la cosa importante sia essere forti, avere una difesa europea, investire sulla prevenzione degli attacchi ibridi della Russia. Il grande dubbio è: capire da che parte starà Meloni. Con Trump o con chi vuole difendere l’Europa?».
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7 dicembre 2025 ( modifica il 7 dicembre 2025 | 09:44)
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