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Oggi a Treviso si gioca una partita. Ma è come se si giocasse sul bordo del precipizio. Mentre la Trapani Shark si prepara a scendere in campo senza il suo allenatore e con un capitano messo fuori rosa, fuori dal parquet la società granata vive le ore più complesse e fragili della sua giovane, ma già tormentata, storia.

Jasmin Repesa si è dimesso. Amar Alibegovic è stato messo alla porta. Antonini è partito per l’estero. I tifosi si sono radunati davanti al palazzetto per chiedere chiarezza. E in città serpeggia un dubbio che ormai nessuno ha più paura di pronunciare: è finita?

 

Un crollo annunciato

 

Da mesi i segnali si rincorrevano: le penalizzazioni in classifica, i ritardi nei pagamenti, le tensioni crescenti tra squadra e proprietà, le invettive pubbliche del presidente Antonini, e infine l’aperta rottura con il Comune sul PalaShark. A un certo punto, il campo non è più bastato. Nemmeno le otto vittorie su nove partite, nemmeno l’accesso ai play-in di Champions League hanno potuto coprire le crepe profonde che si stavano aprendo.

Il 25 novembre, dopo la vittoria su Reggio Emilia, Repesa e Alibegovic salutano il pubblico con gesti carichi di significato. È l’ultimo atto prima della tempesta.

 

Lo sfogo di Antonini

 

Il presidente granata, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ha lanciato accuse durissime: “Repesa? Bravo ma ingestibile. Alibegovic? Traditori. Li porteremo in tribunale”. Poi aggiunge: “Non ci metto più un euro. Da gennaio a oggi ho messo 5 milioni e incassato meno di uno”. Il tono è quello del commiato.

Ma mentre la società diffonde comunicati che tentano di rassicurare (“il progetto va avanti”), i tifosi non ci credono più. Sui social monta la rabbia, lo scetticismo, la sensazione di aver sognato troppo in fretta.

 

Un addio in stile Zamparini?

 

Il parallelo più evocato è quello con Maurizio Zamparini, l’ex patron del Palermo. Sul blog “Tifosi Palermo” si legge: “Dispiace per i fratelli trapanesi. È come rivivere l’incubo. Anche Zamparini lasciò un’eredità tossica”. E se il primo regalò anni di sogni, Antonini – scrivono – “tolti due anni di grande basket, non lascerà un bel ricordo”.

Un giudizio severo, ma che circola anche tra gli spalti e i forum dei tifosi trapanesi. Dove si riprende perfino una profezia lanciata da un giornalista di Udine nel 2024, dopo la promozione in A: “Nel 2027 il basket a Trapani non esisterà più”. Allora fu sdegno. Oggi suona come un presagio.

 Una parabola fulminea

 

Dal passaggio di proprietà dai Basciano al gruppo Antonini, la scalata è stata vertiginosa: Supercoppa LNP, promozione in A, prime vittorie in Champions. Ma la discesa lo è stata ancora di più: penalizzazioni, voci di dissesto economico, il silenzio del patron, la rottura con Comune e tifosi, le dimissioni eccellenti, la guerra ai giornalisti “scomodi”.

E adesso? Nella partita di Treviso siederà in panchina Alex Latini, ex coach delle giovanili. In campo ci sarà una squadra decimata. Alibegovic è fuori rosa, e potrebbe partire anche Paul Eboua. Tutto il roster è in discussione. Il futuro pure.

 La politica che brucia

 

Non c’è solo lo sport. C’è anche la politica. Antonini era stato accolto come un messia. A gennaio il Comune gli conferì la cittadinanza onoraria. Oggi quella decisione è contestata da una petizione popolare. Il Movimento “Futuro” da lui fondato è praticamente evaporato, e il rapporto con l’amministrazione comunale è ai minimi storici.

Gli atti del Comune sulla concessione del PalaShark e le indagini della Procura Federale sulla regolarità dell’iscrizione al campionato rischiano di affondare del tutto il progetto.

 

I tifosi resistono

 

Tra le macerie resta un popolo granata che si aggrappa ai ricordi recenti e alla speranza che qualcosa si salvi. Hanno scritto una lettera aperta a coach Repesa per chiedergli di tornare. Hanno incontrato la dirigenza per chiedere verità. E oggi seguiranno la squadra anche a Treviso. Perché “a Trapani il basket è più di uno sport”, come recita quella lettera.

 

Fine della corsa?

 

La sensazione è che il sogno Trapani Shark sia arrivato al suo bivio. E forse, come molti temono, al suo capolinea. Il tempo delle promesse e delle dirette trionfali è finito. Ora resta solo il rumore delle domande che attendono risposte.