Il punto sui temi di attualità, ogni lunedì
Iscriviti e ricevi le notizie via email
Mentre l’invasione russa dell’Ucraina si avvicina al quarto anno, sempre più donne ucraine si stanno unendo allo sforzo bellico, grazie alle moderne tecniche di guerra. Oltre 70.000 donne presteranno servizio nell’esercito ucraino nel 2025, con un «aumento del 20% rispetto al 2022», ha fatto saperre il Ministero della Difesa ucraino. Quando Putin lanciò la sua invasione su vasta scala nel 2022, decine di giovani ucraini si schierarono nei centri di reclutamento dell’esercito in una sorta di fervore patriottico.
APPROFONDIMENTI
LE PERDITE E I DRONI
Ma da allora, l’esercito di Kiev ha subìto un duro colpo: si stima che circa 45.000 soldati siano stati uccisi e almeno altri 390.000 feriti, secondo le stime più recenti fornite dal presidente Volodymyr Zelensky all’inizio di quest’anno. Grazie alla guerra moderna e alla tecnologia che ha aperto ruoli tradizionalmente maschili nell’esercito, negli ultimi mesi l’esercito ha adattato la sua campagna di reclutamento alle donne. In particolare, secondo i funzionari militari, i piloti di droni sono stati uno dei ruoli di combattimento più popolari per le donne.
«Il fatto che la tecnologia ci permetta di consegnare munizioni senza doverle portare in mano o portarle in prima linea, è incredibile», ha raccontato Monka, 26 anni, che presta servizio nel Battaglione Sistemi Senza Pilota del Terzo Corpo d’Armata ucraino come pilota di droni a corto raggio con visuale in prima persona. I droni sono stati una strategia centrale per Kiev, che si è affidata a droni piccoli ma potenti per infliggere colpi devastanti all’industria petrolifera e del gas russa, che ha finanziato gli sforzi bellici di Putin. La dipendenza degli ucraini dai droni è nata in parte dalla necessità, con i proiettili d’artiglieria sempre più difficili da reperire dagli Stati Uniti e dall’Europa.
IN PRIMA LINEA
Di conseguenza, l’Ucraina ha improvvisato e creato un’industria di produzione di droni con materiali auto-prodotte. I dispositivi possono ora essere utilizzati come droni kamikaze che si schiantano sui loro obiettivi ed esplodono, mentre altri possono sganciare bombe e tornare al loro operatore. Alcuni vengono utilizzati anche per la ricognizione e la localizzazione del nemico senza inviare truppe in posizioni troppo vicine. «Mi piaceva il fatto di poter colpire il nemico a distanza», ha detto la soldatessa venticinquenne Yaha, pilota di droni bombardieri della Nona Brigata. «Quindi ho pensato che questo fosse il nostro futuro – ha raccontato al New York Post -. La guerra non è né cool né glamour. È dolore, sofferenza e perdita. La fai solo perché vuoi cambiare la situazione». Delle 70.000 donne nell’esercito, più di 5.500 sono state schierate direttamente in prima linea. Non si sa – al momento – quante di loro siano ufficialmente morte in combattimento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA