di
Rinaldo Frignani

Il generale: «Mosca potrebbe mettere in allerta la flotta»

«Da quando esiste la deterrenza nucleare, i sottomarini americani e russi, ma anche quelli cinesi, francesi e britannici, sono sempre in crociera, a turno con le loro unità gemelle, armati di missili balistici, dislocati in aree specifiche, pronti a lanciare gli ordigni nell’eventualità che scoppi una guerra. Quindi credo che le ultime dichiarazioni del presidente Usa abbiano poco senso, se non quello della retorica politica».

La flotta russa

Un «gioco da ragazzini», secondo il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa e dell’Aeronautica, esperto di strategia militare e geopolitica, «che potrebbe tuttavia innescare la reazione russa: Mosca potrebbe annunciare di voler mettere in allerta la sua flotta sottomarina nucleare». E non è cosa da poco. C’è preoccupazione per l’annuncio fatto da Donald Trump di due sottomarini americani che ora «sono più vicini alla Russia» in risposta alle dichiarazioni dell’ex presidente e ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca Dmitry Medvedev che su Telegram ha fatto riferimento al sistema dell’Unione Sovietica per lanciare un attacco nucleare come ultima risorsa. «Ma da un punto di vista tattico-strategico — ricorda Camporini — le cose non cambiano perché i sottomarini nucleari si spostano di continuo oggi come ieri: sono un fattore fondamentale della cosiddetta triade che compone la deterrenza strategica insieme con i bombardieri e le rampe di terra. Ci sono potenze nucleari che hanno dismesso i silos, come la Francia, altre come la Gran Bretagna che invece si affidano proprio ai sottomarini».



















































L’unico limite

Ma quali sono, a parte le armi nucleari che imbarca, le caratteristiche che rendono questo mezzo da guerra particolarmente micidiale? «La loro funzione è importante visto che si tratta di unità che possono rimanere immerse per mesi, a differenza dei sommergibili tradizionali con armi non nucleari, che devono riemergere per fare il pieno di aria e ricaricare le batterie, in più di difficilissima localizzazione e identificazione che possono spostarsi senza essere visti». L’unico limite è «la resistenza psicologica dell’equipaggio» a rimanere sott’acqua tutto questo tempo. Se la Russia, che ha una cinquantina di sottomarini a propulsione nucleare rispetto ai 72 americani, dovesse rispondere all’annuncio di Trump lo farebbe «con un settore della sua Marina militare del tutto integro, ovvero quello sottomarino, visto che non è stato coinvolto nella guerra in Ucraina.

Sebbene la forza armata di mare di Mosca abbia capacità ridotte rispetto a quella occidentale, con la portaerei Kutnetsov che sarà venduta o demolita, e la Moskva affondata dall’Ucraina (nel mar Nero nell’aprile 2022, era un incrociatore lanciamissili, nave ammiraglia della Voenno Morskoj flot) — spiega ancora Camporini — quella sottomarina è invece al centro di continui interventi di aggiornamento e ammodernamento».

I siluri Poseidon

Fra i battelli più temibili il Belgorod, armato con siluri nucleari Poseidon, «che sono capaci di raggiungere la costa anche a bassa velocità per colpire i porti», dice ancora il generale. «Un sistema d’arma che tuttavia ha generato un certo scetticismo fra gli esperti perché a differenza dei missili nucleari, che possono essere fermati anche all’ultimo secondo da chi li lancia, questo siluro una volta partito non si può bloccare e non è manovrabile, anche perché sott’acqua le onde radio si muovono molto lentamente». Un’arma comunque capace di seminare distruzione sulle coste nemiche e anche causare tsunami. E se «il confronto fra sottomarini Usa e russi può avvenire ovunque nel mondo, dall’Artico al Pacifico, anche perché alla fine i missili nucleari possono essere lanciati da 6-7 mila chilometri, quindi con il battello in un luogo sicuro e non necessariamente davanti al territorio nemico», precisa il generale, il Mediterraneo è tuttora scenario di confronto, «con le nostre unità che danno la caccia ai sommergibili convenzionali d’attacco russi che non sono però nucleari».


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2 agosto 2025