Può un ospedale, una scuola o una struttura ricettiva, progettata con uno studio particolare architettonico, favorire il benessere psicofisico di chi ci risiede? O al contrario danneggiarlo? A pensare di sì è Silvia Moneti, architetto e docente specializzata nelle attività di sostegno didattico per alunni con disabilità attualmente in servizio alla scuola media di Cesenatico, che per dimostrare le sue teorie ha scritto un libro, edito da Francoangeli, dal titolo “Archi-Therapeia. L’influenza dell’architettura sul sistema Pnei mente-corpo”.
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Lo scopo primario di questo saggio è quello di raccogliere prove medico-scientifiche che dimostrino l’influenza dell’architettura sulla salute psicofisica delle persone mentre i destinatari dell’opera sono, in particolar modo, professionisti sanitari e tecnici, invitati ad approfondire i rispettivi campi di esperienza e a collaborare attivamente al fine di promuovere il benessere di un “paziente comune”.
I primi capitoli presentano le principali teorie sull’architettura come spazio curativo, con approfondimenti su neuro-architettura, neuro-estetica, neuroni specchio e neuroni luogo. Si procede poi con l’enunciazione di linee di indirizzo per la progettazione in ottica Pnei di strutture sanitarie, istituti scolastici, luoghi di lavoro ed edifici residenziali. Si pone infine l’accento su biofilia, green care e art on prescription, dimostrando l’impatto positivo del contatto con la natura e dell’esperienza estetica.
Il saggio si conclude con l’auspicio di concretizzare le evidenze raccolte in futuri progetti architettonici, ma soprattutto di promuovere l’inserimento dell’architettura fra le discipline in ottica Pnei come vera e propria terapia integrata. Silvia, dopo aver conseguito il Master in Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia e Scienza della cura integrata presso l’Università dell’Aquila entra a far parte della commissione Early Life-Childhood-Adolescence della Sipnei (Società Italiana di Pnei) all’interno della quale studia e promuove la conoscenza dell’impatto dell’architettura sulla salute psicofisica e sull’apprendimento.
“Dopo aver lavorato in alcune aziende, in Italia e all’estero – spiega Silvia – ho deciso di lasciare quell’ambiente lavorativo in quanto lo percepivo eccessivamente orientato verso il rispetto di budget e tempistiche, non sufficientemente focalizzato sull’avere realmente cura delle persone che avrebbero vissuto negli spazi che stavamo costruendo. Così mi sono avvicinata alla professione di docente, di tecnologia prima e di sostegno poi. Di lì a breve la mia vita sarebbe stata segnata dalla perdita repentina di mia madre e di mio nonno, entrambi per malattia oncologica”.
“Mi chiesi a quel punto come avrei potuto formarmi ulteriormente e se i miei studi in architettura si sarebbero potuti rivelare utili per migliorare la qualità di vita delle persone e per favorirne il benessere psico-fisico. Mi sono iscritta e ho frequentato nel 2020 il Master in “Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia e Scienza della Cura Integrata” dell’Università de L’Aquila: questo percorso mi ha fatto acquisire da un lato maggiori competenze sulle strutture e sulle funzioni corporee, mentre dall’altro mi ha permesso di comprendere le complesse relazioni che legano la salute fisica e il benessere psicologico”. Il libro è acquistabile in libreria e su internet.