Alexia è tornata. A mollare la presa, a 58 anni, non ci pensa proprio. Da un mese e mezzo la piccola grande cantante dance ligure – è alta 1,52, ha venduto 10 milioni di dischi ed è nata ad Arcola, in provincia di La Spezia – sta girando l’Italia e l’Europa tenendo concerti e partecipando a tanti festival (ieri era a Salerno, il 23 agosto sarà ad Alicante e poi in Finlandia, Messico etc.). Vincitrice di Sanremo nel 2003 con Per dire no (nel 2002 era arrivata seconda con Dimmi come), ha appena pubblicato il singolo Follow e sembra aver finalmente trovato un punto di equilibrio tra famiglia – ha due figlie di 18 e 14 anni, avute dal marito Andrea Camerana, nipote di Giorgio Armani – lavoro ed esposizione pubblica.
È stata anche in analisi, a che punto è adesso?
«Mi sento bene con me stessa e anche più sicura perché credo di aver fatto belle cose in passato. Vivendole ero relativamente cosciente, mentre adesso sono più consapevole di quello che che posso o non posso fare. E sto molto meglio così».
Conquiste di percorso come il diploma in canto lirico preso al Conservatorio di Parma o passioni sorprendenti tipo Nine Inch Nails e Johnny Cash, non le hanno fatto venir voglia di fare altro?
«Ho provato a fare cose musicalmente diverse, con risultati più o meno positivi, perché avevo bisogno di emanciparmi un po’ dalle facili etichette, ma alla fine ho capito che sono ciò che la gente mi riconosce con grande affetto: una reginetta della dance. Un genere che ho saputo portare anche all’estero con una certa dignità (è una delle poche cantanti italiane entrata una dozzina di volte ai primi posti delle classifiche internazionali, ndr)».
Per stare al passo con le novità come si regola?
«Mi aiutano le mie ragazze che a volte guardo con gli occhi sbarrati: cos’è ‘sta roba che mi fate sentire?».
Loro come vivono la mamma reginetta della dance?
«Solo da qualche anno hanno preso coscienza di questa cosa. La più grande studia il basso, la piccola ha una bellissima voce. Diciamo che sono piuttosto orgogliose, anche perché spesso sentono dire cose tipo: “Davvero tua mamma è Alexia? Che fortuna…”. Roba così».
Quindi se un giorno volessero seguire le sue orme, non ci sarebbero problemi?
«Io qualsiasi vocazione la sosterrei, ma non mi piace fare pressioni. Alla grande se suona male le dico subito la verità, l’altra cerca di non farsi beccare, ma non scappa…».
Alla sua età com’è ritrovarsi sul palco dei festival dance europei?
«Mi sento come se fossi un’eterna emergente. Per lo spirito con cui li affronto e perché alcuni non li conosco proprio».
E la paura del palco ce l’ha ancora?
«Quella sana, che mi fa pensare se ce la farò o meno, ce l’ho sempre. Meglio così, aiuta: lì sopra meglio un dubbio che una certezza».
È la spia “allarme ridicolo” si accende mai?
«Quella è sempre attiva. Ci sto attentissima. Lo dico sempre ai miei collaboratori: “Se sto diventando la caricatura di me stessa, ditemelo così faccio subito un passo indietro”».
Che ne pensa dell’esposizione del corpo – a partire da Elodie – di tante sue giovani colleghe?
«Scandalizzarsi è una caratteristica tutta italiana. All’estero se ne fregano, anche perché è la moda che detta legge e oggi le giovani donne non si fanno troppi problemi ad andare in giro mezze nude. Io alla loro età non avevo la stessa sicurezza».
E se oggi lo stylist le dice di indossare il gonnellino corto che fa?
«Lo metto. Ovviamente sopra i collant 80 denari (l’unità di misura che regola la capacità coprente delle calze, il massimo è 100, ndr). A chi mi veste dico: “Ho un dna della Madonna: ho il fisico asciutto e faccio ginnastica, ma non esageriamo».
Tempo fa ha detto che da giovane era tutta “fame e costanza”: oggi?
«Da ragazza volevo fare musica e prendere l’ascensore sociale per vivere meglio. Ero motivatissima. Oggi vorrei continuare cercando di esprimermi diversamente con la voce e fare concerti meno faticosi: Jennifer Lopez – che ha 56 anni – è ancora una macchina da guerra».
La cito: “Vengo da un paesino ligure, Arcola, sono alta 1,52, e non sono gnocca: però sono qui”. Il suo quid qual è?
«Un mix di coraggio e incoscienza».
E la scelta più coraggiosa o incosciente che ha fatto qual è stata?
«Lasciare nel 1990 la mia cover band per andare in tour con Ice Mc. Ho rischiato, ma per passare dal sogno alla realtà dovevo farlo. Se ce l’ho fatta è perché ero tenace. Anzi, no: ero una stronza micidiale».
Perché?
«Cantavamo pezzi famosi di altri artisti, ma dovevamo farlo benissimo. E per riuscirci mettevo in croce tutti. Non è che potevamo passare per un gruppetto di lisciaioli».
E che vuol dire?
«Quelli che fanno liscio… Io avevo la cazzimma. Quella di J. Lo, che in fondo potrebbe essere la mia custodia. Come mi diverte questa cosa della custodia…».
Dove vuole arrivare adesso?
«A 80-90 anni. Amo questo mestiere, ma non voglio che mi distrugga. Ai miei collaboratori chiedo sempre: siete sicuri che questa cosa posso farla? Mi piacerebbe tornare nelle orecchie delle persone e farmi scoprire da quelli che non mi conoscono perché di altre generazioni».
E anche essere più considerata visto che la dance spesso soffre di pregiudizi?
«Certo. Molti mi hanno snobbata facendomi soffrire tantissimo. Insomma, vorrei che anche loro dicessero: è ancora qui perché è brava».
E potrebbe esserci anche al prossimo Sanremo?
«Mi piacerebbe poter tornare, sì».
In questi anni ci ha provato spesso a partecipare?
«Sì, qualche volta. Anche se a volte i discografici mi facevano tentare senza che ci fossero le condizioni».
Chi le piace delle giovani colleghe?
«Joan Thiele. Bella voce, viso alla Frida Khalo, gambe splendide».
Ha detto che le piacerebbe fare un duetto con Giorgia: ne avete mai parlato?
«Mai. L’anno scorso alla stazione Termini di Roma mi vide uscire, lei era in macchina, mi chiamò e disse: “Ciao, sembri una ragazzina. Chiamami”. Non l’ho ancora fatto, ma prima o poi… Perché no?».
L’altra Giorgia, invece, Giorgia Meloni, in qualche modo la rappresenta?
«È piccola come me e mi piace perché si è fatta strada da sola, grazie al talento, ma politicamente non fa per me».
Il bilancio com’è?
«Ho fatto una carriera e una vita pazzesca dal 1992 in poi. Avevo quasi trent’anni ed è andata bene: volevo sposarmi ed essere madre. Lo sono diventata a 40 anni la prima volta, a 44 la seconda. Con paure e rischi annessi, ovviamente».
A proposito, visto che è appena stata al Milano Pride come madrina, che ne pensa della gestazione per altri, o utero in affitto, come si dice?
«È un po’ difficile per me dire che non la trovo normale, perché di fatto è possibile, però non so proprio come una donna possa distaccarsi dalla creatura con la quale ha vissuto per nove mesi. Per soldi o attitudine qualcuno ce la fa, ma è davvero un tema troppo delicato».
Il primo ringraziamento a chi lo deve?
«Al mio primo maestro di canto, Gabriele Castellani, fondatore di un’associazione culturale e sportiva del quartiere dove sono nata. Mi mise nel coretto, poi sono passata a fare tutti i brani solisti».
E quando studiava al Conservatorio di Parma il suo pezzo forte qual era?
«Prendi, per me sei libero, aria dell’opera buffa L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti».
Da Lady Gaga a Elodie tante sue colleghe recitano: a lei piacerebbe?
«Sì, ma non me l’hanno mai offerto. Tra l’altro, pochi lo sanno, ho anche un lato ironico».
Fra l’ironico e il drammatico, se venisse fuori una registrazione simile a quella di Raoul Bova, ma con la voce di suo marito, come reagirebbe?
«Non lo so se riuscirei a perdonare, anche se poi certe situazioni bisogna viverle. Magari esco pazza…».
Oggi che cosa deve dimostrare a se stessa?
«Forse non ce la farò mai, però mi vorrei laureare in Storia. Mi è sempre piaciuta e prima o poi mi iscriverò. Tanto non voglio tutti 30 e lode, mi bastano 18. Sono una cantante dance, dai (ride, ndr)».
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