A Verissimo, Achille Costacurta ripercorre senza filtri gli anni più bui della sua vita, segnati da difficoltà scolastiche, dipendenze, gesti estremi e un lungo percorso nei centri di recupero. «Un passato difficile che oggi è superato», dice. Tutto è iniziato quando, nonostante i buoni voti, non venne ammesso all’esame di terza media: «Mi sono accorto che c’era qualcosa di diverso». Per anni ha nascosto ai genitori, Martina Colombari e Billy Costacurta, i problemi che viveva a scuola.
La storia di Achille
Al liceo comincia a fumare le canne e finisce denunciato dopo che gli trovano addosso un coltello e un manganello: «Li avevo con me perché ero stato rapinato in metropolitana e volevo farmi trovare preparato».
Viene poi trasferito in un centro a Parma, in pieno Covid: «Avevamo 10 sigarette al giorno, sveglia alle 7:30, rifare il letto… Mamma e papà venivano a trovarmi per trasmettermi tranquillità, mamma mi scriveva delle lettere». La disperazione cresce fino al gesto estremo: tenta il suicidio bevendo sette bottiglie di metadone: «L’ho fatto perché non ce la facevo più a stare lì dentro dopo due anni». Scappa più volte, finisce in coma, resta un mese in ospedale: «Quando mi sono svegliato, vedevo tubi ovunque e non capivo». Racconta di aver “perso ogni emozione”, persino lanciandosi col paracadute: «Non provavo nulla».
La svolta arriva in una clinica svizzera, con una nuova terapia antidepressiva che accetta di iniziare solo dopo aver rinunciato alle droghe. Poi la diagnosi di ADHD dà finalmente un nome ai suoi scatti d’ira: «Mi arrabbio molto con le ingiustizie». Come quando un automobilista ha sfiorato lui e la nonna sulle strisce: «Ci siamo insultati, mi ha sputato e io mi sono arrabbiato e gli ho rotto la macchina».
Oggi Achille sembra essere rinato, con nuovi obiettivi e un rapporto profondo con i genitori.
Ultimo aggiornamento: domenica 7 dicembre 2025, 18:27
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