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Monica Scozzafava, inviata a Napoli

In una partita a tratti dominata il Napoli riesce a battere la Juventus con una doppietta di Hojlund, decisivo al 78′. All’ex Spalletti (per lui fischi ma anche applausi) non basta la classe di Yildiz

Questione di centravanti, piccoli o grandi che siano. Conte ne ha uno vero, Hojlund. Spalletti ha il falso nove, Yildiz. Graffiano loro la sfida del Maradona (doppietta del danese, gol del turco) i tre punti vanno al Napoli che si riprende con forza la vetta, la Juve si allontana sempre più dal gruppo di testa («Siamo stati timidi, loro hanno qualità e ci hanno portato a correre», dice Lucio). Conte, un inedito Conte ringrazia quattro volte i suoi giocatori: «Tutto per loro, sono cresciuti moltissimo, si sono assunti la responsabilità in un momento complicato».

Le due Signore non si fanno troppi dispetti, ma sul ring nel primo match fra i due allenatori è Spalletti a subire il colpo del ko. I fischi del Maradona non gli regalano stupore, erano fin troppo prevedibili per quanto ingenerosi. Lui non fa un plissé, il volto è tirato, senza smorfie particolari, eppure appena arrivato dalle parti dello stadio dove è stato re si imbatte in una sassaiola organizzata da un manipolo di ultrà contro il suo pullman. Vetri infranti e paura, per fortuna nessun ferito.



















































La sorpresa di Napoli-Juventus è un’altra, ed è tutto sommato una gentile concessione che l’allenatore bianconero fa alla sua ex amata. Ha disegnato una gara diversa, senza centravanti e con Conceiçao che galleggia attorno a Yildiz. Il Napoli ne ha uno che non segnava da due mesi ed entra in campo col piede caldissimo. Hojlund si porta a quota sei gol, la sua è una doppietta da mettere in cornice. Madama è svampita: centrocampo con cinque uomini ma le maglie sono larghissime, tra le linee ci sono corridoi inaspettati e anche inesplorati — il Napoli continua a sfruttare le catene laterali, soprattutto a destra dove Neres fa quel che vuole —. Conte, vecchio volpone, forse lo aveva previsto e blocca i rifornimenti alle punte mobili.

McTominay fa tutto il lavoro sporco, Elmas diventa un Lobotka un po’ più mobile. Risultato: si gioca a tutto campo, il Napoli è alto ma almeno nel primo tempo non deve sopravvivere alla pressione, Spalletti vuole il movimento dei piccoletti ma prima che Yildiz sfugga a Rrhamani e tagli per McKennie passano 32’, l’anticipo di Buongiorno è puntuale. Il turco scalda il piede. 

Il Napoli chiude il tempo in vantaggio di un solo gol, ma le occasioni chiare sono almeno tre: Di Lorenzo di testa trova i guantoni di Di Gregorio e nel finale sull’ennesimo calcio d’angolo è McTominay che di testa colpisce l’esterno della rete. Lucio cambia in avvio di ripresa il suo canovaccio, fuori Cabal per David, McKennie indietreggia di qualche metro: la Juve dà via al pressing, il Napoli riparte in contropiede. Con la punta delle dita Di Gregorio intercetta la palla avvelenata di Hojlund, imbeccato da Neres, altra occasione sfumata. Ma è la Signora ad alzare i giri, McKennie imbecca Yildiz che in diagonale infila sul palo lontano

Spalletti crede nella rimonta, dentro anche Openda e Zhegrova, Conte ragiona e aumenta la spinta con Spinazzola, è il jolly della vittoria. Parte da lui l’azione che porta al secondo gol di Hojlund. La Juve non vince a Napoli da sei anni. Spalletti amarcord: «Lo spettacolo qui è meraviglioso».

7 dicembre 2025 ( modifica il 7 dicembre 2025 | 23:29)