Due eventi e un paradosso. Si chiude oggi Più libri Più liberi, mentre impazza fino a domenica prossima Atreju e un ribaltamento è in corso. Una rassegna culturale dovrebbe essere per eccellenza il luogo della libertà di pensiero, quella scomoda, imprevedibile, politicamente incontrollabile. Una festa di partito, almeno in senso classico, è sempre stata una parata propagandistica, una chiamata a raccolta di chi la pensa alla stesso modo e si riconosce in un comune mondo di riferimento, anche impermeabile rispetto a tutti gli altri. E invece, no. La fiera dei libri, dopo le polemiche, i tentativi di esclusione, le censure – e «Via i fascisti dal governo e dalla Nuvola», gridavano l’altro giorno le centinaia di persone in corteo contro l’editore di destra Passaggio al Bosco – si conclude con l’omaggio militante alla memoria di Michela Murgia. Che è stata la Francesca Albanese dell’estremismo di sinistra, la scrittrice che inventò il «fascistometro» (ovvero una misurazione per decretare chi è fascista e chi no: con il risultato che più o meno siamo tutti mussoliniani in sonno o perfino in attività).
ORTODOSSIA
E’ mai possibile che una fiera editoriale – e l’editoria non andrebbe trascinata in baruffe ideologiche perché è un’industria con fatturato annuo da quasi 3 miliardi e mezzo di euro ed è una eccellenza italiana ammiratissima all’estero – viene stravolta fino a renderla un tempio in cui tutti devono pregare alla stessa maniera e «siamo tutti anti-fa-sci-sti!!!», salmodiavano in corteo l’altro giorno i nuovi-vecchi chierici dell’ortodossia? La politica che, viceversa, è per antonomasia il terreno dello scontro sta diventando in questi giorni ad Atreju non semplicemente la fiera di Fratelli d’Italia, ma una sorta di palestra dove allenarsi, con tanti ospiti di sinistra e dibattiti di tutti i tipi, per una concezione meno muscolare del bipolarismo e per sognare una modalità politica includente e non escludente e censoria. Chissà se l’esperimento della civilizzazione politica riuscirà e questo lo vedremo nelle elezioni del 2027. Ma intanto, mentre l’intimidazione contro lo stand di Passaggio al Bosco resterà una pagina scura della democrazia – e un grande volano pubblicitario, come accade sempre per i censurati dal tempo di Voltaire e anche molto prima, e infatti i libri di quell’editore detestato hanno sbancato il botteghino e i titolari hanno dovuto far arrivare altre scorte – oggi si terrà ad Atreju il confronto Fini-Rutelli ossia il remake del duello del 1993, nelle prime elezioni dirette per il sindaco di Roma. Allora si inaugurò il bipolarismo, e la riproposizione 32 anni dopo di quell’evento – tra due personalità che hanno rappresentato e anche da ex rappresentano una concezione della politica rispettosa e non brutale – vale come invito a ripensare lo stile del discorso pubblico. Mantenere le rispettive appartenenze, anche in maniera forte, ma senza aggredirsi. Non poteva essere improntata a questa concezione la fiera dei libri all’Eur?
No, anche ieri la scena è stata quella degli stand degli editori sormontati da una cartello segnaletico con su scritto: «Qui c’è una casa editrice anti-fascista». E al netto del contrattacco di ieri targato Salvini («Viene censurato il pensiero che non piace ai soliti comunisti»), non c’è dubbio che in questi giorni l’atmosfera è stata quella dell’«allarme democratico» e del c’è chi può parlare (noi) e chi no (gli altri).
IN PROSPETTIVA
Non bisogna dare la colpa di tutto questo a Chiara Valerio, direttrice della kermesse e scrittrice assai vicina a Elly Schlein e lei anzi ha fatto ammettere lo stand di Passaggio al Bosco. Ma si spera che il prossimo anno, quando sarà Giorgio Zanchini, persona istruita e equilibrata, a dirigere questa importante rassegna, il tasso di radicalizzazione potrà diminuire e potrà aumentare il tasso di laicità. Il filosofo Augusto Del Noce parlava, e aveva previsto tutto, della trasformazione dell’anti-fascismo in religione e diceva: «Si è prodotta una interpretazione demonologica del fascismo, il fascismo come surrogato del diavolo in un secolo in cui i teologi hanno smesso di crederci». Oltretutto, la censura chiama altra censura. E infatti denuncia la scrittrice Giovanna Musilli, autrice del volume «Io non voto Giorgia»: «C’è un clima illiberale». Un dipendente della Regione Lazio sarebbe intervenuto per far rimuovere il libro dallo stand istituzionale della Regione.
La radicalizzazione da una parte e dall’altra il tentativo nazional-popolare ad Atreju di superare le barriere tra “alto” (il cardinal Zuppi) e “basso” (le ospitate dei divi della tivvù e dello sport, il mega albero di Natale, la pista di pattinaggio e tutto il resto, compresa l’assenza di simboli di partito), tra destra e sinistra (grande attesa per Conte), tra Israele (ieri la partecipazione dell’ostaggio israeliano di Hamas) e Palestina (sta per andare in scena Abu Mazen). Uno scambio dei ruoli tra cultura e politica. E quanto alla prima delle due, la fiera dell’Eur, ieri sera una icona della sinistra-sinistra, Luciana Castellina, ha criticato Zerocalcare e gli altri neo-partigiani che l’hanno disertata in polemica con la presenza dei «nazi-fascisti», dicendo: «Queste sono sciocchezze». Tra gli indignatissimi censori di Passaggio al Bosco c’è anche Alessandro Barbero, a sua volta un censurato a Torino per le posizioni pro-Russia. Ma business is business, e ieri lo storico superstar alla Nuvola ha presentato il suo nuovo libro su San Francesco e lo ha venduto tantissimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email