Rimini, 8 dicembre 2025 – Una lunga battaglia a colpi di carte bollate con l’Agenzia delle Entrate. Che, alla fine, ha visto soccombere – dal punto di vista legale – un ristoratore di Cattolica. La Cassazione ha chiuso il caso confermando integralmente l’accertamento che gli contestava un maggior reddito di oltre 200mila euro.

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Utilizzata la tecnica del “bottigliometro”: cosa è

Tutto era iniziato da quell’avviso di accertamento riferito al 2008, quando il Fisco aveva ricostruito i ricavi dell’attività utilizzando il metodo più discusso nel mondo della ristorazione: il cosiddetto “bottigliometro”, ossia la stima dei coperti serviti sulla base del numero di bottiglie d’acqua acquistate dal locale. Una tecnica che il ristoratore aveva giudicato inaccettabile. La prima battaglia il ristoratore l’aveva vinta: la Commissione Tributaria di Rimini aveva annullato tutto. Ma in appello la situazione si era ribaltata. La Commissione Regionale aveva ritenuto il metodo pienamente legittimo, correggendo solo in parte l’accertamento per considerare una quota di autoconsumo dell’acqua.

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La sentenza della Cassazione

Arrivati in Cassazione, il ristoratore ha provato a giocarsi le ultime carte, lamentando la mancanza di contraddittorio, l’applicazione scorretta del metodo e l’assenza di una motivazione adeguata sulle percentuali utilizzate. Ma secondo la Suprema Corte il consumo d’acqua è un indicatore affidabile e fondato su nozioni di comune esperienza e può costituire una presunzione grave e precisa sulla reale attività svolta. Contestarlo richiede prove concrete e specifiche. Quanto alla percentuale di acqua destinata ad usi interni, la Corte ha ritenuto adeguatamente motivata la scelta dei giudici regionali che l’avevano fissata al 15%. Con questa decisione, la vicenda si chiude definitivamente. Il ricorso è stato respinto, i 216.565,57 euro di maggior reddito restano confermati, e il ristoratore dovrà farsi carico anche delle spese di giudizio.