di
Giorgia Cozza
Le tante curiosità che circondano il mistero della vita prenatale trovano una risposta nel recente saggio «Imparare prima di nascere» (edito da Il Mulino) di Laila Craighero, professoressa di Neuroscienze cognitive all’Università di Ferrara
Cosa fa il bimbo che cresce nel grembo della mamma? Come trascorre le sue giornate nel pancione? Ci sono delle competenze che inizia ad allenare ancor prima di nascere? Le tante curiosità che circondano il mistero della vita prenatale hanno trovato risposta nel recente saggio «Imparare prima di nascere» (Società editrice Il Mulino, 2025). Il volume, scritto da Laila Craighero, professoressa di Neuroscienze cognitive all’Università di Ferrara, racconta come il bebè interagisce con il “mondo” attraverso i sensi e il movimento.
Lo sviluppo dei cinque sensi
La prima “casa” di ogni bambino, ovvero l’utero materno, è un ambiente molto buio e molto… rumoroso! Così lo descrive l’autrice, che nel suo precedente volume intitolato «Neuroni specchio» (Società editrice Il Mulino, 2017) ha spiegato il funzionamento del cervello nell’interazione con il mondo, e ora si è concentrata sul feto e sulle sue interazioni con l’ambiente uterino nelle varie fasi dell’attesa, per individuare le origini del legame sensorimotorio alla base dello sviluppo delle funzioni cognitive. Nel libro si raccontano lo sviluppo anatomico dei diversi sensi e le modifiche del comportamento del feto, come variazioni del battito cardiaco o movimenti, che ne provano l’effettivo funzionamento.
Il primo senso a svilupparsi è il tatto. «A 11 settimane sono presenti recettori tattili sul viso, sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi» spiega l’esperta. «A 15 settimane sul tronco e nelle zone prossimali di braccia e gambe e a 20 nella pelle di tutto il corpo». Anche il gusto e l’olfatto iniziano il loro sviluppo molto presto: le papille gustative si sviluppano anatomicamente all’ottava settimana di gestazione e, più o meno nello stesso periodo, compaiono le cellule olfattive. «A partire dall’undicesima settimana» spiega la professoressa Craighero, «il feto deglutisce il liquido amniotico. E fin dalla decima settimana sono presenti i cosiddetti movimenti respiratori, irregolari in frequenza e ampiezza, che contribuiscono allo sviluppo dei polmoni. Questi comportamenti fanno sì che le sostanze presenti nel liquido amniotico raggiungano i recettori di gusto e olfatto».

Le risposte facciali dei feti e le successive preferenze dei neonati dimostrano che tali aromi vengono percepiti e ricordati. Se nell’ultimo mese dell’attesa le future mamme hanno mangiato aglio, anice o carota, le reazioni del neonato dopo la nascita sono diverse rispetto a quelle dei neonati che non sono entrati in contatto con questi aromi nel pancione.
Per quanto riguarda l’udito, l’autrice riferisce che gli studi hanno evidenziato una risposta agli stimoli sonori che si differenzia in base alla frequenza: «a 27 settimane vi è risposta ai suoni a 250 e 500 Hz, a 33 settimane anche a 1000 Hz, e a 35 settimane a 3000 Hz. Con il procedere delle settimane, l’intensità necessaria per determinare una risposta diminuisce, perché l’udito è sempre più fine».
La sua preferita? La mamma!
Ultima a svilupparsi: la vista. Il bebè alla nascita vede proprio poco, serviranno alcuni mesi perché questo senso si sviluppi a pieno. «La retina del neonato ha un volume pari a circa la metà di quella dell’adulto» si legge nel libro, «e la sua capacità visiva è circa trenta volte più povera. Bassa acuità visiva, quasi nulla capacità di esplorazione visiva, poca sensibilità alle differenze di luminosità…».
Ma nonostante queste considerevoli limitazioni, c’è uno studio che la professoressa Craighero cita e che può far emozionare le neomamme. I ricercatori, già negli anni Sessanta, hanno individuato nella suzione uno strumento per valutare le reazioni del neonato. In pratica si è visto che in presenza di stimoli (suoni o immagini) diversi, si modificano l’intensità e il ritmo della suzione. E si è visto anche che il neonato è in grado di associare il ritmo della suzione a stimoli diversi. E qui viene il bello, un famoso esperimento ha infatti dimostrato che «neonati tra le 12 e le 36 ore di vita, imparano rapidamente ad aumentare la frequenza della suzione per far apparire l’immagine del volto della mamma». E questa reazione si verifica solo per lei. Se l’immagine presentata è quella di un’estranea, i neonati non succhiano più velocemente per poterla rivedere.
La preferenza per la mamma riguarda anche l’udito. Il bebè inizia a prediligere la voce materna ancor prima di nascere. L’autrice spiega che le parole della mamma raggiungono il piccolino che cresce nel pancione «non solo come suono proveniente dall’esterno ma anche grazie alla trasmissione interna, dato che la voce si propaga attraverso gli organi». Fatto sta che le reazioni del feto sono differenti – è più attento e interessato – quando a parlare è la sua mamma.
Muovendosi… si impara!
Già prima di nascere il bimbo è in ascolto, percepisce e memorizza odori e sapori e… si muove. L’altro aspetto della vita prenatale che viene esplorato dall’autrice è quello del movimento. «A partire dalle 14 settimane» spiega «i feti dirigono circa i due terzi dei movimenti verso gli oggetti presenti nell’utero: il proprio viso e il proprio corpo, la parete dell’utero e il cordone ombelicale. A 16 settimane il movimento diminuisce in quantità e aumenta in qualità. La mano va verso la bocca e poi accade frequentemente che venga succhiata. Tocca, afferra e stringe il cordone ombelicale, un’attività che probabilmente gli consente di iniziare a sviluppare la capacità di modulare la sua forza». Ma quando quella manina raggiungere le pareti dell’utero «si appiattisce e scivola su di essa quasi come una carezza».
Conosciamo ancora poco del mondo prenatale, la professoressa Craighero sottolinea che è «uno degli ambienti meno esplorati nonostante la sua importanza cruciale per la comprensione dello sviluppo umano» ma quello che sappiamo rivela che il feto non è un organismo passivo, bensì un “apprendista” attivo che inizia a percepire, muoversi e interagire con un mondo “filtrato” ben prima della nascita, gettando così le basi per le sue future capacità e per la sua relazione con l’ambiente esterno.
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8 dicembre 2025
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