di
Francesco Bertolino

La startup nata dall’Istituto italiano di tecnologia è pronta a portare macchine dalle sembianze e capacità umane in fabbrica. «Il mercato varrà 5 mila miliardi, la sfida a Usa e Cina», dice l’ad Pucci

Generative Bionics è pronta a lanciare il primo robot umanoide intelligente «made in Italy». La startup nata dall’Istituto italiano di tecnologia ha perciò chiuso un aumento di capitale da 70 milioni di euro, guidato dal fondo Intelligenza Artificiale di Cdp Venture Capital. All’operazione hanno preso parte altri investitori che, oltre a quello finanziario, potranno fornire un sostegno industriale all’ambizioso progetto dell’azienda di creare il robot umanoide di riferimento per l’industria europea: lo sviluppatore di chip americano Amd, il produttore di acciaio Duferco, il braccio di venture capital di Eni, il polo di trasferimento tecnologico RoboIt e la società emittente della principale stablecoin Tether.

I robot umanoidi

I capitali raccolti andranno ad accelerare lo sviluppo del prodotto e l’addestramento dei sistemi di “Physical AI” (la fusione fra robotica e intelligenza artificiale), nonché a finanziare la costruzione della prima fabbrica italiana di robot umanoidi. Il costo dei prodotti della startup varierà a seconda della sofisticazione delle applicazioni, attestandosi in media intorno ai 70 mila euro. «La nostra missione è costruire un futuro in cui i robot umanoidi intelligenti collaborino quotidianamente con le persone, amplificando il potenziale cognitivo e fisico dell’essere umano», spiega Daniele Pucci, ceo e co-fondatore di Generative Bionics.



















































Il mercato potenziale

La startup presenterà la prima versione completa del suo prodotto all’inizio di gennaio, in occasione del Ces di Las Vegas, e annuncerà nei primi mesi del 2026 alcuni contratti con aziende nel settore della manifattura industriale. I robot umanoidi italiani potranno così presto metter piede in contesti produttivi reali per poi arrivare in altri settori come la sanità o il retail. Dal momento che circa il 50% del pil globale è prodotto da lavoro manuale, però, in prospettiva i casi d’uso sono pressoché infiniti. «Secondo le principali analisi internazionali – sottolinea Pucci – il mercato della robotica umanoide supererà i 200 miliardi di euro già nel 2035 e potrebbe superare i 5000 miliardi entro il 2050».

La sfida Cina-Usa

Le superpotenze sono pronte a contendersi questa enorme torta vuoi per ovviare al declino demografico, vuoi per riportare in patria la manifattura strategica. Negli ultimi 18 mesi, così, in Cina sono nate oltre 50 aziende di robotica umanoide. Negli Stati Uniti, poi, molte grandi aziende tecnologiche – a partire da Tesla – hanno già investito tempo e miliardi su progetti di macchine dalle sembianze e dalle capacità umane. Pucci è però convinto che Generative Bionics possa conquistare spazio in questo mercato nascente. «La nostra “Physical AI» – dice – ci permette di progettare e produrre robot ispirati all’essere umano che generano un chiaro valore aggiunto per diverse applicazioni industriali».

Il ruolo dell’Italia

D’altronde, la startup porta con sé dall’Istituto italiano di Tecnologia non solo oltre venti anni di ricerca, sviluppo e prototipizzazione di robot umanoidi ma anche 70 ingegneri che saranno affiancati da personale specializzato nella gestione, certificazione e produzione di robot umanoidi. «Generative Bionics – sottolinea Giorgio Metta, direttore scientifico di Iit – rappresenta uno degli esempi più avanzati di come, grazie a competenze sviluppate in Italia e al lavoro di squadra, sia possibile trasformare la scienza in industria e creare tecnologie realmente competitive, capaci di riportare l’Italia e l’Europa a confrontarsi con i principali attori globali».

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8 dicembre 2025