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Sono amici e rivali, si divideranno i titoli nello Slam nei prossimi anni. Ma la finale di New York dice una cosa inequivocabile. Quando i due giocatori sono al meglio (l’italiano era il favorito per i bookmaker), vince quello che sa fare più cose. Un aspetto colto subito da Jannik nel post partita: «Devo uscire dalla mia comfort zone». Nel tennis questo significa avere più coraggio, sfruttare meglio la rete, in una parola osare. Carlos Alcaraz vince così la finale degli US Open 2025 in due ore e 44 minuti, con il punteggio di 6-4 3-6 6-3 6-4. Un match intenso ma non infinito, in cui lo spagnolo ha confermato la sua superiorità nei momenti chiave. Per lui è il sesto Slam della carriera, quello che lo riporta in vetta al ranking mondiale. Per Sinner una battuta d’arresto dolorosa, soprattutto sul cemento che resta la sua superficie naturale.


APPROFONDIMENTI

Alcaraz in cosa è stato superiore? I fattori chiave sono stati la gestione mentale del match, la varietà dei colpi e, soprattutto, il servizio. Sinner ha avuto il merito di lottare fino alla fine, ma non è bastato: la differenza l’hanno fatta dettagli che in una finale Slam sono macigni. Per l’italiano ha pesato probabilmente anche il break subito nel game iniziale che lo ha costretto subito a inseguire.

Ecco i quattro punti chiave per comprendere cosa è accaduto a New York. Video 1. Il talento e la follia

Tra i due, il giocatore con più soluzioni resta Alcaraz. Non solo per completezza tecnica, ma per quella vena di “ragionamento folle” che gli permette di uscire dagli schemi. È questo il tratto che gli consente di rompere il ritmo e sorprendere, mentre Sinner tende a restare fedele al binario dritto-rovescio e al suo tennis di pressione da fondo.

2. La forza mentale

Il murciano ha affrontato il torneo con un approccio impeccabile: sei vittorie in tre set secchi in tutti i turni, concentrazione assoluta, niente vacanze a Ibiza né distrazioni come dopo il Roland Garros. La sconfitta di Wimbledon lo ha reso più solido. Quando Alcaraz gioca così sembra imbattibile. Sinner è sembrato soffrire sin dal primo gioco la pressione mentale dell’avversario.

3. Il servizio di Jannik

La statistica è impietosa: 48% di prime in campo per Sinner, contro il 61% di Alcaraz. Jannik ha dovuto salvare 11 palle-break in tutto il match. Carlos ne ha concesse soltanto tre, tutte nello stesso game del secondo set. Un divario decisivo.

4. L’amicizia

La rivalità più affascinante del tennis contemporaneo è anche un’amicizia sincera. Nel 2025 i due si sono divisi gli Slam: Sinner in Australia e a Wimbledon, Alcaraz a Parigi e New York. Ma un legame così forte può diventare un’arma a doppio taglio: serve killer instinct, anche contro chi frequenti più della tua famiglia. Lo stesso Alcaraz lo ha detto: “Vedo più Jannik che i miei cari”. Frase che racconta la stima reciproca, ma che non basta per vincere una finale.

Cosa deve fare Jannik adesso?

Il parziale negli scontri diretti sale a 11-6 per Alcaraz, che si riprende la leadership mondiale. Sinner deve imparare da questa sconfitta: non basta affidarsi ai soliti schemi, bisogna rubare un po’ di follia al rivale. La guerra per la supremazia non è chiusa: Sinner ha vinto due Slam in questa stagione, nonostante lo stop per il caso clostebol, e resta il rivale numero uno di Alcaraz. Soprattutto ora dovrà gestire il calendario con intelligenza in questo finale di stagione: bisogna evitare sforzi superflui, difendere al meglio i tanti punti in uscita e concentrarsi sull’unico obiettivo che conta, quello da cui ripartirà la corsa: Melbourne 2026.


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