di
Federico Berni

La donna, 76 anni, impiegata in pensione, è stata trovata senza vita nella sua abitazione dal fratello, preoccupato perché non aveva sue notizie. I vicini: tra i due scoppiavano spesso liti, ma mai degenerate. La porta aveva il blocchetto della serratura asportato. Indagini in corso

La porta di ingresso di casa con il blocchetto della serratura asportato, il corpo della donna riverso a terra con il volto coperto da un asciugamano, l’appartamento completamente a soqquadro, forse a casua un furto, oppure per un’improbabile messinscena. Sono tanti gli elementi che non tornano nella morte di Giovanna Piras, classe 1949, impiegata in pensione, trovata priva di vita ieri nella sua casa al primo piano del civico 19 di via Magenta, a Muggiò, nel Monzese. Scoperta sulla quale i carabinieri della compagnia di Desio, coordinati dal sostituto procuratore Rosamaria Iera, stanno indagando attivamente dal pomeriggio di lunedì 8 dicembre, dopo l’allarme dato dal fratello e dal tutore legale della donna, che non avevano contatti con lei da qualche giorno. Non si esclude alcuna ipotesi, ma decisivi per indirizzare le indagini saranno i primi responsi del medico legale. 

Il corpo è stato trovato nel primo pomeriggio. In casa non ci sarebbero tracce di sangue. Le stanze erano in disordine evidente, e il pavimento era sporco di terriccio. Quando sono entrati, gli investigatori hanno trovato la porta chiusa, ma senza blocchetto della serratura. Di fatto sono potuti entrare senza forzare l’ingresso. Anche la scena del delitto presentava molti aspetti che non hanno portato a concludere per una morte naturale, nonostante la donna fosse stata, soprattutto negli ultimi tempi, piuttosto debilitata di salute.



















































Sul posto è arrivata la squadra rilievi con il magistrato, e sono state raccolte le testimonianze dei vicini di casa. Secondo quanto riferito da alcuni conoscenti della donna, Giovanna Piras non aveva rapporti con nessuno, se non con il fratello, con il quale, come riferito, spesso scoppiavano liti piuttosto veementi, anche se non si registrano, e né vengono raccontati dai vicini di casa, episodi degenerati in violenze fisiche. La vittima conduceva sicuramente una vita appartata. Dalla fine degli anni novanta, da Monza, si era trasferita a Muggiò, in via Magellano, dove era assidua frequentatrice della parrocchia intitolata ai Santi Pietro e Paolo. Viveva sola, e non si era mai sposata. Non saltava mai una funzione religiosa (sul suo profilo Whatsapp presentava un’immagine sacra della Madonna con la scritta «Vanna» il nomignolo con cui amava essere chiamata) e il suo mondo sembrava confinato in questa dimensione di vita tranquilla di provincia. Negli ultimi anni, però, dopo alcuni infortuni fisici, appariva ai vicini di casa sempre più in difficoltà, palesemente denutrita e affaticata.


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8 dicembre 2025 ( modifica il 8 dicembre 2025 | 19:39)