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Redazione online
Fissati i criteri per individuare le destinazioni delle espulsioni rapide. Soddisfazione di Piantedosi: l’accordo può sbloccare il funzionamento dei centri in Albania
Il vertice al Consiglio Ue dei ministri degli interni ha raggiunto oggi un accordo su un aspetto cruciale del tema migranti: la definizione di «Paese sicuro» e un elenco di destinazioni verso le quali gli Stati membri della Ue possono effettuare espulsioni con procedure accelerate. Una svolta valutata positivamente dall’Italia (al vertice c’era il ministro dell’interno Matteo Piantedosi) perché – se confermata – sbloccherebbe il funzionamento del centro costruito in Albania come punto da cui effettuare espulsioni.
L’accordo raggiunto – e che diventerà oggetto di un ulteriore negoziato con l’Europarlamento per giungere a una approvazione definitiva – stabilisce innanzitutto una serie di criteri in base ai quali un Paese possa essere considerato «sicuro» (e dunque possa diventare destinazione di procedure di espulsioni rapide): Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia. Si tratta di una lista molto più ristretta di quella inizialmente formulata dall’Italia – che includeva 22 Stati. La sentenza della Corte Europea aveva in seguito bloccato il meccanismo delle espulsioni rapide proprio perché non risultava chiaro come e quando un Paese può esser4we considerato «sicuro», cioè in grado di garantire il rispetto dei diritti del migrante espulso.
Il concetto di Paese terzo sicuro consente agli Stati membri dell’Ue di respingere una domanda di asilo come inammissibile (senza esaminarne il merito) quando i richiedenti asilo avrebbero potuto chiedere e ottenere protezione internazionale in un Paese extra-Ue considerato sicuro per loro. Le norme sul Paese di origine sicuro si basano sul presupposto che i richiedenti provenienti da quel determinato Paese godano di una protezione sufficiente contro il rischio di persecuzione o contro gravi violazioni dei loro diritti fondamentali.
Come detto, l’Italia ha espresso soddisfazione per l’intesa raggiunta. Anche perché di fatto la Ue dà il via libera all’apertura hub di rimpatrio al di fuori dei confini comunitari, come ha fatto l’Italia con l’Albania. «I centri d’Albania si ricandidano con forza ad essere attivi su tutte le funzioni per i quali sono stati concepiti – ha commentato Piantedosi – quindi i luoghi di trattenimento per l’esercizio delle procedure accelerate di frontiera, ma soprattutto a candidarsi ad essere il primo esempio di quei return hubs che sono citati proprio da uno di questi regolamenti approvati».
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8 dicembre 2025 ( modifica il 8 dicembre 2025 | 16:48)
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