Una colecistite malcurata l’ha portata in sepsi. Dopo un’operazione delicata e una lunga convalescenza, oggi Catena Fiorello parla al Corriere della Sera. Ha scritto un libro che racconta come si viveva nella sua Taormina fra gli anni ’50 e ’60: “Vita e peccati di Maria Sentimento”, in libreria con Rizzoli. La protagonista è molto simile a sua nonna: come lei ha cresciuto un figlio di padre ignoto. Quel bambino, Nicola, è il papà di Catena, Beppe, Anna e Rosario.
Il nonno mancato
«Tuo padre ti voleva bene, ma aveva altro da fare» diceva la nonna dei Fiorello al figlio Nicola, che ha scoperto l’identità dell’uomo solo quando è partito per Gorizia a 21 anni per fare il militare. Così, con semplicità, gli ha scritto una cartolina: “Caro padre vi mando un abbraccio forte da Gorizia, vostro figlio Nicola”. Catena racconta che somigliava a Domenico Modugno, e che era un uomo molto generoso, che non portava rancore né si faceva prendere da ansie eccessive. «Tutto quello che non ha avuto come figlio lo ha dato a noi. Mamma era severa, lui era tenero. Se un giorno non volevamo andare a scuola, chiudeva le finestre per farci riposare». E poi non aveva paura di spendere soldi: faceva molti regali, perciò spesso non arrivava a fine mese e si faceva prestare qualcosa da amici e colleghi. Diceva: «Dio ci aiuta, non ci lascia in mezzo alla strada».
«Ho rischiato di morire»
«Sono finita in sepsi per una colecista malcurata» racconta l’artista nell’intervista a Candida Morvillo. Durante la scorsa edizione di Sanremo, mentre l’Italia era incollata alla tv, lei percorreva in macchina più di 700km col suo compagno Paolo per farsi portare a Tricase: «Avevo letto che c’era un ospedale d’eccellenza, con un medico catanese che faceva miracoli specie con le malattie dell’addome. Ho detto: se sto morendo, almeno, voglio che mi curi un siciliano». Il medico è Massimo Viola, genio della robotica, che l’ha tenuta sotto i ferri per più di cinque ore, salvandole la vita. «Non avendo detto niente ai miei, avevo chiesto a Paolo di rispondere ai miei messaggi come se fossi io. Quando mi sono svegliata dall’anestesia, mi ha detto: ho commentato con tua sorella tutti i look del festival», scherza oggi Catena, che dopo una lunga riabilitazione e convalescenza, è tornata in forma.
Dove nasce il talento
«Nonna era bravissima a fare le imitazioni e la casa era un circo continuo con un via vai di personaggi che andavano da lei a confidarsi, a raccontare i propri guai» racconta Catena, ricordando quando una volta ospirarono anche una famiglia di Milano che non trovava posto in albergo: lei dormì nel lettone coi fratelli, e il vicinato faceva la spola per portare cibo e curiosare. «Il nostro talento nasce là. Perché un esempio come quello ti fa sviluppare la fantasia, la libertà».
Famiglie d’oggi
«Le presentazioni dei miei libri le chiamo “riunioni familiari’, sono collettivi di psicanalisi, parliamo di tutto. La percentuale di donne che hanno avuto uomini violenti è alta, in qualunque classe sociale. Il patriarcato è ancora ovunque» denuncia la scrittrice, che evidenzia come la società si sia evoluta solo in apparenza: «Nella realtà dei fatti io vedo anche amiche che, per uscire, devono chiedere il permesso al marito».
Ultimo aggiornamento: lunedì 8 dicembre 2025, 15:20
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