Il colpo di scena è arrivato nelle scorse ore: Paramount su Warner Bros. Discovery ha lanciato una scalata ostile. L’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix sembrava una cosa fatta, con tanto di mail agli abbonati. Invece la rivale di Skydance Media ha messo sul piatto una cifra record. Solo lo scorso 5 dicembre, infatti, Netflix aveva vinto la gara di offerte per acquisire il mitico studios di Hollywood per 82,7 miliardi di dollari, battendo la concorrenza di Comcast e della stessa Paramount. Quest’ultima, tuttavia, non sembra volersi arrendere facilmente e ha lanciato l’8 dicembre una controproposta bypassando il board della società e rivolgendosi direttamente ai suoi azionisti, a cui offre l’allettante somma di 30 dollari per azione, per un esorbitante valore totale di 108,4 miliardi di dollari. La proposta di Paramount sarebbe rivolta ad acquisire l’intera società, evitando lo scorporo di Discovery Global a cui Netflix invece non è interessata, e si potrebbe concludere in 12 mesi contro i 12-18 dell’offerta concorrente.
“La nostra proposta è superiore a quella di Netflix secondo qualsiasi parametro”, ha dichiarato il ceo di Paramount Skydance David Ellison in un incontro con analisti e investitori (Ellison ha a sua volta acquisito Paramount tramite la sua Skydance Media nel luglio 2024). “L’offerta di Paramount per WBD, convincente dal punto di vista strategico e finanziario, è un’alternativa superiore a quella di Netflix, che offre un valore inferiore e più incerto ed espone gli azionisti di WBD a un lunghissimo processo di approvazione su più giurisdizioni con un esito incerto e un complesso e volatile mix di liquidità e capitale”, si legge in un comunicato ufficiale dell’azienda. Paramount vuole giocare anche sul fatto che l’intero mondo del cinema americano ha preso con grande preoccupazione l’eventualità di una fusione Netflix-Warner, insistendo dunque sul fatto che s’impegnerà a mantenere l’uscita nelle sale di 30 film all’anno con una lunga finestra di esclusiva prima di passare in streaming, cosa che invece la società di Los Gatos vorrebbe in teoria limitare.
Ma da dove vengono tutti questi soldi?
A quanto pare 40,7 miliardi di dollari dei 108 totali dovrebbe venire dalla società Oracle, di proprietà di Larry Ellison, padre di David nonché uno dei consiglieri tech più vicini a Trump, e dal fondo RedBird Capital Partners che già aveva sostenuto la fusione Skydance-Paramount; il resto arriverebbe invece dai fondi sovrani di Arabia Saudita, Qatar e Abu Dhabi nonché da Affinity Partners, la compagna d’investimenti di Jared Kushner, genero di Trump essendo il marito della figlia Ivanka. Tale compagine sta suscitando a sua volta preoccupazioni e polemiche: molti storcono il naso per la massiccia presenza di capitale straniero in quella che diventerebbe una delle società più rilevanti d’America, mentre altri fanno notare l’eventualità di un conflitto d’interessi proprio per i legami di Kushner e Trump. Alcune fonti parlano di promesse già fatte dagli Ellison a Trump in caso di eventuale vittoria di Paramount su Warner Bros. come una riforma pesante della all news Cnn, di proprietà Warner e al momento tra le più grandi avversarie dell’attuale presidenza.
La posizione del presidente degli Stati Uniti rispetto all’acquisizione di Warner Bros. Discovery sembra del resto piuttosto ambigua, anche se è fondamentale visto che di fatto lui stesso controlla la FCC, l’antitrust delle comunicazioni che dovrà decidere sull’eventuale fusione. Nei giorni scorsi Trump sembrava aver accolto con favore l’avanzata di Netflix, ma una chiamata di Larry Ellison alla Casa Bianca l’avrebbe messo in allerta su eventuali limiti alla concorrenza, ed ecco che il presidente ha dichiarato che tale unione “potrebbe essere un problema”, pur ribadendo la sua stima per il co-ceo di Netflix Ted Sarandos, un “uomo fantastico” che negli ultimi anni ha risollevato la sua azienda. Alla richiesta di un’opinione sull’offerta di Paramount ha invece detto: “Non ne so abbastanza… Nessuno di loro è un mio grande amico, voglio fare solo ciò che è giusto”. E sul coinvolgimento di Kushner nella vicenda: “Non abbiamo mai parlato di queste cose”. Per una volta anche The Donald sembra non avere una dichiarazione ad effetto, forse di cautela per capire in che direzione va il mercato. Nel frattempo la sfida, degna di Succession, continua a crescere.