Nell’epoca in cui ogni immagine può essere modificata e reinventata in pochi istanti tramite un’app, parlare di bellezza naturale con Ned Rogers sembra un gesto radicale. Eppure è proprio da questa idea che è partito il fotografo australiano, trapiantato a New York, per realizzare il suo primo libro People, Paris (con l’omonima mostra presentata a Parigi all’Atelier Basfroi, nel Marais). Un progetto nato come una sorta di indagine personale, che è diventato un ritratto corale di una città e del suo volto più autentico. “La bellezza può essere ovunque. Non è per forza estetica o legata all’apparenza di qualcuno. Può anche stare in un mozzicone di sigaretta per terra, se lo osservi nel modo giusto”, premette l’artista. Nel libro ha immortalato persone comuni – real people le definisce durante la nostra chiacchierata – incontrate per le strade di Parigi. Anche se rodato nel mondo della moda (ha firmato anche una copertina di d lo scorso settembre), non è ricorso a casting né a ritocchi. “Amo i modelli e l’industria fashion, ma lì la bellezza è ‘normale’. Per questo volevo usare persone vere immaginandole in altri contesti, per esempio la maestra che torna a casa ma sembra pronta per un gala”. Il risultato è un affresco intimo, quasi cinematografico, in cui la realtà si lascia contaminare dalla costruzione.

Foto Courtesy Ned Rogers/Atelier Basfroi

Foto Courtesy Ned Rogers/Atelier Basfroi 

Rogers non nega la messa in scena, ma la rivendica: “Sono un control freak”, ridacchia. “Ogni dettaglio è fondamentale. Lavorando dieci anni con Steven Meisel, ho imparato a dare molta attenzione alla composizione, alle luci, a ciò che sembra casuale ma non lo è”. Dietro ogni scatto, mesi di preparazione, in una tensione continua tra autenticità e artificio. “Voglio immagini reali, documentarie ma costruite: mi interessa la linea sottile tra ciò che è vero e ciò che è interpretato. E la moda mi è servita, in quanto meccanismo per creare una narrazione costruita sui momenti. È qui che nasce la mia idea di bellezza”. Rogers non si nasconde, la sua presenza è parte dell’immagine: “Mi piace avere un approccio onesto, anche se è una messa in scena cerco un rapporto umano, intimo”. Il linguaggio lo fornisce la macchina fotografica. “Non parlo nemmeno francese!”, ammette.

Foto Courtesy Ned Rogers/Atelier Basfroi

Foto Courtesy Ned Rogers/Atelier Basfroi 

In questa contraddizione tra realtà e costruzione, la bellezza naturale riesce a sopravvivere. Dietro People, Paris c’è anche una riflessione più profonda sul tempo e i limiti della creazione. All’inizio Rogers aveva in mente di fotografare 100 persone, ma non voleva che il suo progetto fosse solo un esercizio di stile. “Doveva mostrare la bellezza quotidiana, la normalità. Non l’avessi realizzato, sarebbe la mia ossessione”. Cresciuto in Australia, ha imparato presto a vivere in movimento: “Fin da bambino ho viaggiato tanto, vedevo un mondo diverso da quello dei miei amici. È così che ho imparato a uscire dalla mia comfort zone”. È forse questa distanza geografica e culturale a dare alle sue fotografie, sospese tra nostalgia e contemporaneità, una tensione particolare. In fondo non celebrano un ideale di perfezione, ma qualcosa di più fragile e vero: la capacità di saper vedere. “La mia idea di bellezza è sempre la stessa, è il mondo intorno a cambiare. Crescendo, impari che la verità è un compromesso. Ma finché riesci a trovarla in ciò che ti circonda, scoprirai che la bellezza naturale esiste ancora”.

Foto Courtesy Ned Rogers/Atelier Basfroi

Foto Courtesy Ned Rogers/Atelier Basfroi