Ci sono film come I segreti di Brokeback Mountain che non fanno semplicemente la storia di una stagione cinematografica, ma cambiano tutto, per sempre. Il 9 dicembre del 2005 il film di Ang Lee arrivava nelle sale e sarebbe stato un terremoto, avrebbe cambiato la rappresentazione dell’omosessualità sul grande schermo, regalandoci un capolavoro assoluto, ancora oggi amatissimo.
Un film che nessuno voleva realizzare
I segreti di Brokeback Mountain nacque grazie alla sceneggiatrice Diana Ossana, che scoprì quasi per caso un racconto, scritto da Annie Proulx, nel 1997. Assieme al collega Premio Pulitzer Larry McMurtry, la Ossana convinse la scrittrice a cedere loro i diritti per potere creare una sceneggiatura. Piccolo problema: quando fu ultimata, Ossana e McMurty si trovarono di fronte letteralmente ad un muro di ostracismo da parte delle case di produzione cinematografiche e anche di tantissimi registi. I segreti di Brokeback Mountain attirò le attenzioni di un pioniere alieno ad ogni mediazione come Gus Van Sant, che avvicinò Matt Damon e Joaquin Phoenix, ma alla fine non se ne fece niente. Anche Joel Schumacher si tiro indietro, dopo aver esaminato lo script. No grazie, dicevano tutti, grande storia, ma nessuno se la sentiva di rischiare, la Hollywood dell’epoca l’omosessualità ancora non l’accettava. Basti pensare a come Troy avesse cambiato la vera identità di Patroclo e il suo rapporto con Achille l’anno prima dell’uscita in sala di questo neo-western.
L’omosessualità era stata descritta al cinema fino ad allora in modo contraddittorio. Nel corso del tempo, aveva trovato un suo spazio, ma la sua caratterizzazione rimaneva legata al concetto di anomalia, di ghettizzazione e infelicità. Certo, durante gli anni ‘90 molto era cambiato, rispetto ai tempi in cui Brivido Caldo di Lawrence Kasdan era considerato un’ammirevole accezione. C’era stato il meraviglioso Philadelphia di Jonathan Demme, che aveva coniugato il tutto al cinema civile più alto, aveva infranto una barriera significativa. Belli e Dannati dello stesso Van Sant, Total Ecplipse della Holland, Happy Together di Wong Kar-wai o Maurice di James Ivory avevano parlato di omosessualità in modo magnifico. Si trattava però di film indipendenti, molto autoriali, non erano arrivati al grande pubblico, in particolare al grande pubblico americano. Non deve stupire che I segreti di Brokeback Mountain non fosse stato infine scelto da Pedro Almodovar, che aveva trasformato il cinema spagnolo in un momento di liberazione assoluta per la comunità LGBTQ+. Era ben conscio dei limiti insiti nella industria americana di allora.
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Fu in questo momento che il produttore James Schamus approcciò Ang Lee. il regista taiwanese era reduce dallo straordinario successo ottenuto con La tigre e il dragone, e dopo Hulk voleva prendersi una pausa. Ma appena Schamus gli fece leggere la sceneggiatura, capì che quella era una storia straordinaria. I segreti di Brokeback Mountain era una visione totalmente rivoluzionaria dell’America rurale e catturò l’attenzione anche di Heath Ledger, che tra cowboys e ranch c’era cresciuto davvero in Australia. Mark Wahlberg si fece da parte e questo favorì Jake Gyllenhaal, che da tempo desiderava lavorare con Ledger. Fatto curioso, inizialmente i ruoli erano invertiti, ma fu Ledger a convincere la produzione e Lee dello scambio. I segreti di Brokeback Mountain, armato della stupefacente fotografia di Rodrigo Pietro, ci trasportò nel Wyoming del 1963, dentro le vite di Jack Twist (Jake Gyllenhaal) e di Ennis del Mar (Heath Ledger). Sono due ragazzi che cercano di sbarcare lunario, e vengono ingaggiati dall’allevatore Joe Aguirre (Randy Quaid), per prendersi cura del suo gregge a Brokeback Mountain.
Jack è solare, carismatico e attraente, Ennis invece introverso, chiuso e apparentemente molto più semplice. I segreti di Brokeback Mountain ci guida in una natura selvaggia, meravigliosa, dove i due vivono completamente isolati da tutto e da tutti. All’inizio non si prendono molto, ma sarà quell’isolamento a farli avvicinare sempre più e a far esplodere una passione impossibile da reprimere. Quel rapporto, tabù assoluto nell’America di allora (anche in quella di oggi spesso) fatta di stetson, rodei e cavalli, diventa sempre più profondo ogni giorno che passa, tanto che persino Aguirre si rende conto della cosa. Ma è un sentimento che rimane sospeso, potrebbe essere solo una parentesi inconfessabile. Ma non sarà così. Per quattro anni i due non si vedranno, e molto cambierà nella loro vita. Jack sposerà la bellissima texana Laureen (Anne Hathaway) e comincerà a lavorare per il dispotico suocero nell’azienda di famiglia, guadagnandosi però una posizione sociale rilevante. Ennis invece si legherà alla dolce Alma (Michelle Williams), con cui avrà due figlie, ma rimarrà un lavoratore stagionale, assediato dalla povertà.
Due uomini costretti a nascondersi per tutta la vita
I segreti di Brokeback Mountain i due li fa rincontrare quattro anni dopo, per volontà di Jack, paradossalmente il più legato a quel sentimento nascosto per tanto tempo. Si riavvicinano, ma sarà solo per un attimo, il destino li porterà su strade diverse, in virtù di una diversa concezione della propria sessualità, della propria identità ma soprattutto della società che li circonda. I segreti di Brokeback Mountain è un film eccezionale soprattutto per come sa descriverci l’omosessualità in quell’universo sociale e culturale, un ambiente che Ang Lee ritrae come machista, patriarcale, molto superficiale e soprattutto omofobo. Alma, grazie ad una straordinaria Michelle Williams, diventa la rappresentazione dell’incredulità, non accetta quella doppia identità, non riconosce l’uomo che ha sposato, non comprenderà mai il dramma del marito. Lei ed Ennis smetteranno semplicemente di comunicare, lui la trascurerà totalmente, divorzieranno nel 1975. Un legame che diventa il simbolo di quei valori tradizionali che Ennis, per quanto ci provi, sa di non poter accogliere nel profondo.
