I suoi genitori avrebbero preferito che anche lei seguisse le loro orme?
«Sono ben contenti che non le abbia seguite! Mi hanno educato alla libertà. E la libertà, per citare Gaber, è partecipazione. Partecipare vuol dire conoscere le alternative, studiare, viaggiare, fare esperienze. Io sono stato messo in questa condizione, ho ricevuto questa impostazione e il messaggio: volere è sempre potere. Da adolescente, per principio, non ci ho creduto, ho attraversato la fase del bastian contrario».
Che cos’altro ha fatto da adolescente?
«Al liceo ero pigro ma me la cavavo, ho preso un solo debito – in Scienze – in cinque anni; ero distratto, pensavo già alla mia musica, scrivevo i testi sui banchi di scuola, guardavo MTV, facevo freestyle perché era arrivato il fenomeno dell’hip pop, avevo una mia crew, gli amici mi tiravano in mezzo con i primi dissing (ride, ndr)».
Il primo testo.
«Non posso dire il titolo: è ancora online e spero che nessuno lo trovi (ride, ndr). Con le ripetizioni mi pagavo le ore in studio di registrazione. Poi, sono riuscito a pagarmele con i pezzi che caricavo su TuneCore, un servizio di distribuzione indipendente».
La prima esibizione in pubblico.
«Dopo quella davanti a una trentina di amici in un locale nei vicoli di Genova, che ha chiuso, ho suonato al Buridda, un centro sociale che ha fatto la fine di molti altri a causa delle derive del nostro Paese. Ricordo i soffitti alti, l’odore di gas per la presenza delle bombole, le piste da skate, lo scambio di idee».
Quando ha lasciato Genova per Milano?
«Per frequentare l’università. Appena arrivato ho firmato un contratto che, per certi versi, è stato un po’ una sconfitta: venivo dall’hip pop e desideravo farcela da indipendente, volevo essere il marinaio da ammutinamento che prende in mano il timone».
Alla fine il timone l’ha preso in mano comunque.
«Tommaso Bordonaro, che è il mio direttore creativo, mi ha detto una grande verità: “La differenza tra chi ce la fa e chi non ce la fa? Chi ce la fa, quando ha pensato di non farcela, è andato comunque avanti”. Non ho mai avuto né disciplina né costanza, in palestra e nella quotidianità: con la musica, invece, non ho mai mollato. Ed è il motivo per cui sono qui».