di
Sara Gandolfi

La leader dell’opposizione venezuelana vive da anni in clandestinità a Caracas per sfuggire all’arresto. L’annullamento della conferenza stampa programmata dal comitato del Nobel ha seminato dubbi sulla sua presenza

Grande attesa e molta incertezza a Oslo alla vigilia della consegna del premio Nobel per la Pace a Maria Corina Machado. Una folla di giornalisti assiepati all’uscita del Grand Hotel, dove sono alloggiati la madre e i figli, si chiedono da ore se la leader dell’opposizione venezuelana, che vive da anni in clandestinità a Caracas per sfuggire all’arresto, alla fine ce la farà o meno a raggiungere la capitale norvegese per ritirare mercoledì il prestigioso riconoscimento. 

L’annullamento della conferenza stampa programmata dal comitato norvegese del Nobel ha seminato dubbi sulla sua presenza. D’altronde, se Machado esce dal Venezuela – cosa che il presidente-padrone Nicolas Maduro la spinge a fare da tempo – difficilmente potrà fare ritorno in patria. Il Procuratore generale del Venezuela ha già dichiarato che se lascerà il Paese sarà considerata una «fuggitiva». E come molti altri oppositori rischierebbe così l’oblio in esilio.



















































«Non c’è alcuna possibilità che Maria Corina rimanga in esilio», ribatte Magalli Meda, braccio destro di Machado, in un video pubblicato sui social media. «È impossibile. Non la conoscete. È come dire a una madre che smetterà di amare i suoi figli. Lei farà quello che deve fare. Ed è ben consapevole che la sua forza deriva dalla fiducia che il Paese ha riposto in lei». Magalli Meda ha trascorso più di un anno (da marzo 2024 a maggio 2025) nell’ambasciata argentina con altri membri dell’opposizione per evitare l’arresto, prima di riuscire a fuggire con un’audace operazione i cui dettagli rimangono segreti. 

Clara Machado, sorella del leader dell’opposizione, ha dichiarato alla stazione radio colombiana Blu Radio che «la premio Nobel per la Pace sta cercando di arrivare a Oslo, come desidera», pur ammettendo che al momento «non si sa con certezza» quando lo farà. «Quello che posso dirvi è proprio questo: il suo desiderio è di essere qui e sta facendo tutto il possibile per arrivarci», ha affermato la sorella,  senza confermare se avesse già lasciato il Venezuela. «Ho fiducia e speranza che sarà qui», ha concluso.

Saranno invece presenti alla cerimonia, invitati dalla stessa Machado, i leader latino-americani che la sostengono, e che le sono più affini ideologicamente, ovvero i presidenti di Panama, José Raul Mulino; del Paraguay, Santiago Peña; dell’Ecuador, Daniel Noboa; dell’Argentina, Javier Milei. Quest’ultimo aveva affermato nei giorni scorsi che avrebbe «accompagnato» Machado a Oslo, insinuando il dubbio che la leader dell’opposizione fosse rifugiata nella sede dell’ambasciata argentina a Caracas. Sui social media dell’opposizione venezuelana sono stati pubblicati diversi post di ringraziamento al leader argentino. «Grazie per aver sostenuto la libertà! La nostra più profonda gratitudine al presidente Javier Milei (@JMilei) per aver confermato la sua presenza alla cerimonia del Nobel per la Pace a Oslo, accompagnando la leader del Venezuela @MariaCorinaYA», si legge su X. «La sua presenza in Norvegia è un gesto di fratellanza continentale che riafferma l’impegno dell’Argentina per la democrazia e la difesa dei diritti umani del popolo venezuelano».

Corina Machado ha vinto il premio Nobel per la pace, si legge nella motivazione ufficiale, per «aver mantenuto  viva la fiamma della democrazia in mezzo all’oscurità crescente». Un  messaggio potente per il regime di Maduro in un momento in cui sta subendo forti pressioni da parte degli Stati Uniti. La cerimonia di consegna del premio coincide con il massiccio dispiegamento militare statunitense nei Caraibi e nel Pacifico, dove 87 persone sono già morte negli attacchi sferrati dalle forze armate Usa contro imbarcazioni di presunti narcotrafficanti. Maduro da parte sua accusa Washington di voler rovesciare il suo governo per appropriarsi delle ricchezze e del petrolio del Paese.

Ironia della geopolitica, il presidente Donald Trump fino all’ultimo ha  fatto pressione sul comitato norvegese, nella speranza di ottenere il prestigioso premio, alla fine assegnato a una sua «protetta» politica. Machado si è affrettata a ringraziare il tycoon per il suo contributo alla transizione democratica del Paese: «Dedico questo premio al popolo venezuelano, che ha sofferto a lungo, e al presidente Trump per il suo incrollabile sostegno alla nostra causa!», ha scritto su Twitter subito dopo l’assegnazione del riconoscimento.

Esclusa dalla corsa alle elezioni presidenziali venezuelane del luglio 2024, Machado vive da allora nascosta. La sua ultima apparizione pubblica risale al 9 gennaio scorso, durante una manifestazione a Caracas contro l’insediamento di Maduro per il suo terzo mandato, dopo elezioni non riconosciute da buona parte della comunità internazionale. Stati Uniti ed Unione europea hanno imposto sanzioni economiche contro il suo regime.

9 dicembre 2025 ( modifica il 9 dicembre 2025 | 18:27)