di
Mario Platero
La provocazione del ceo Jamie Dimon. Perché serve un piano economico che metta insieme privati e governi
NEW YORK – Il tono di Trump contro l’Europa è incendiario, provocatorio e, come ha osservato oggi su queste pagine Ferruccio de Bortoli, dall’Europa manca tragicamente una risposta muscolare. Il problema è come rispondere, certo non bastano parole o dichiarazioni sdegnate, ci vorrebbe da parte dell’Europa una risposta coerente sul piano economico oltre che politico o militare che tenga il passo con Cina e Stati Uniti. Soprattutto ci vorrebbe anche un coinvolgimento del settore privato.
L’ultima provocazione, in questo caso elegante e indiretta, senza che l’Europa sia mai stata citata, ma chiaramente nei suoi pensieri, viene infatti da un dei massimi esponenti del settore privato americano, Jamie Dimon, ceo di JP Morgan Chase, la più grande banca a Wall Street. Ieri Dimon ha annunciato chi guiderà un supergruppo consortile e privato che metterà insieme nei prossimi anni un fondo da 1.500 miliardi di dollari per aiutare la «resilienza americana», per «proteggere» l’America, per aiutarla a investire in aziende che operano nell’alta tecnologia e nel settore difesa «perché viviamo in tempi difficili e pericolosi» come ha detto in un’intervista televisiva un paio di giorni fa, spiegando la sua iniziativa.
Il suo messaggio è dunque chiaro e forte per tutti noi – senza la retorica aggressiva di Trump – e per questo ancora più importante: «La sicurezza nazionale è centrale non soltanto per noi ma per molte altre nazioni (leggi Europa, Giappone ndr). Se potevamo avere l’illusione che il mondo sarebbe stato pacifico nel corso delle nostre vite, quell’illusione è svanita».
La sua idea fu annunciata lo scorso ottobre, in poche settimane l’ha resa operativa con un piccolo investimento. Oggi ha annunciato che un fondo iniziale da 10 miliardi di dollari finanziato dalla sua banca sarà guidato da Todd Combs, uno dei gestori degli investimenti di Warren Buffett. Questo significa che quasi certamente «l’Oracolo di Omaha» contribuirà al gruppo che sarà gestito anche da alti funzionari della JP Morgan e che includerà come consiglieri strategici alcuni dei più rappresentativi imprenditori, politici e banchieri e finanziari americani. I nomi: Jim Farley, ceo di Ford, Jeff Bezos di Amazon, Michael Dell, ceo di Dell Technologies, Phebe Novakovic, ceo di General Dynamics una delle più importanti aziende militari in America.
Il mix politico è di connotazione repubblicana, ma con un taglio pre Trump o pre MAGA, come dire, diamo continuità all’America di sempre, all’America multilaterale che, tutti ci auguriamo, resterà dopo il passaggio dell’uragano Trump. Gli esponenti, Condolezza Rice, Robert Gates, ex segretario alla Difesa e uno dei più solidi, credibili efficaci politici americani o Paul Ryan, ex presidente repubblicano della Camera, grande promessa del partito spazzata via dal populismo trumpiano (se ne andò nel 2018).
E poi esperti come Chris Cavoli ex comandante supremo delle truppe americane in Europa. Un esempio di investimento tipo gia’ fatto dal supergruppo di Dimon? Una infusione di cassa di 75 milioni di dollari per la Perpetua Resources, pari a una partecipazione del 3%. La Perpetua è una miniera che sta cercando di rendere operativa l’estrazione dell’antimonio dall’unica riserva americana in Idaho, è un materiale chiave per batterie e semiconduttori.
Dimon aveva espresso serie preoccupazioni per l’attacco della Russia contro l’Ucraina e, ispirato dal fondatore JP Morgan anche all’inizio del secolo scorso mise le sue risorse a disposizione del paese, si era prodigato per attivismo e disponibilità a consultarsi con politici ed esperti e ad assumere iniziative concrete. Certamente per gli affari della sua banca preservare un’Europa democratica libera e unita è più importante di quanto non lo sia per Donald Trump che la vorrebbe spezzettata e in balia della Russia.
Il punto è chiaro: chi è il Jamie Dimon europeo in grado di proporre con credibilità un progetto che vale quasi il doppio del NextGenerationEU organizzato da Bruxelles ormai anni fa per rispondere alla crisi del Covid? Perché le grandi banche europee non si coalizzano per rispondere alle instabilità e alle minacce che arrivano da oriente e occidente creando un progetto simile a quello di Dimon? Dietro la provazione retorica e offensiva di Trump c’è anche la realtà di un’Europa che sembra paralizzata rispetto a un mondo che corre. Pensiamo ad altri investimenti privati in America nel settore hi tech ora da 80 ora da 100 miliardi di dollari? Qual è l’azienda europea capace di annunciare un investimento anche soltanto da 50 miliardi? Per ora non la vediamo.
9 dicembre 2025
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