Roma, 2 agosto 2025 – I misteri del cervello a teatro. “Portiamo in scena uno spettacolo, ‘La mente latente’, che racconta storie di esseri umani, le musiche dal vivo sono di Gianluca Petrella, la regia di Antonio Lovato. Dunque un misto di scienza e arte”.

Michele Cassetta, chirurgo e giornalista scientifico. Perché si è innamorato del cervello?

“Perché dipendiamo completamente da lui, i nostri comportamenti quotidiani e abitudinari si basano su reti neurali che si formano in funzione delle nostre esperienze. Noi spesso sottovalutiamo il nostro modo di agire inconsapevole e quanto le cose che facciamo siano condizionate dalle esperienze vissute, dalla capacità di ricordare gli eventi per metterli a confronto con quello che stiamo vivendo”.

Cervello come guida ‘latente’.

“Ogni nostra azione, dall’alzarsi la mattina e sapere dov’è il bagno, al cambiare lavoro o città, dipende dalle esperienze che il nostro cervello ha vissuto e da come si sono formate quelle che si chiamano reti neurali. Si è dimostrato che il cervello ha questa forma di neuroplasticità. Quindi viviamo eventi, proviamo emozioni, ascoltiamo parole, sentiamo odori, abbiamo sollecitazioni che formano la nostra memoria. E ogni volta le utilizziamo per capire inconsapevolmente come comportarci. Dipendiamo esclusivamente da lui, per quello m’interessa”.

A questo link il sito di Michele Cassetta

Michele Cassetta, medico chirurgo e giornalista scientifico, è riuscito a rappresentare a teatro i misteri del nostro cervello (La mente latente)

Michele Cassetta, medico chirurgo e giornalista scientifico, è riuscito a rappresentare a teatro i misteri del nostro cervello (La mente latente)

In parole semplici, che cosa sono le reti neurali?

“Le reti neurali sono legami fisici tra neuroni. Nel cervello ne abbiamo quasi 100 miliardi, 80 si trovano nel cervelletto. E questi legami fisici sostengono convinzioni, memoria, comportamenti. Si è anche visto che i neuroni si scelgono e si preferiscono secondo una dinamica che qualche scienziato ha definito “effetto Facebook”, per sottolineare che scatta una ‘preferenza’ paragonabile a quella con cui si accettano amicizie sul social network. La cosa interessante è che queste reti spesso sono fisiche. Così il ripetersi di un’emozione, di una sollecitazione ma anche di una convinzione, naturalmente rafforza queste reti neurali, sulle quali si poggiano poi i nostri comportamenti”.

In altre parole, gli eventi modificano la struttura del nostro cervello?

“Sì, il nostro cervello è come un muscolo. Hanno fatto un esperimento molto interessante in Giappone. Hanno ripetuto dopo un sisma con tsunami risonanze magnetiche a pazienti che si erano già sottoposti all’esame, prima dell’evento. Hanno visto che in una specifica area del cervello si è proprio modificata la struttura a causa delle emozioni legate al timore di perdere la vita. Quell’evento fisico ha modificato una specifica area del cervello. Da qui si capisce come sia paragonabile a un muscolo”.

E come lo possiamo tenere in allenamento?

“Ascoltare musica ma anche cimentarsi nelle parole crociate è un ottimo esercizio, ad esempio. E soprattutto fare cose nuove. Perché le reti neurali si formano quando obblighiamo il cervello a vivere esperienze diverse da quelle che già conosciamo. Quindi, anche se a noi può apparire una sfida eccessiva, per la nostra mente è molto più conveniente intraprendere nuove avventure, delle quali non conosciamo l’esito”.

In altre parole, fa bene ‘buttarsi’?

“Sì, perché apriamo quella che si chiama la ‘mappa del mondo’. Più esperienze facciamo e più diamo al nostro cervello informazioni che gli permettono di sapersi comportare quando un giorno ci troveremo in situazioni simili a quelle già vissute. Questo è sicuramente un modo per aumentare la capacità del cervello di adattarsi alle circostanze. E non perdiamo mai di vista gli stili di vita. Naturalmente resta fondamentale la genetica. Ma lo stile di vita è altrettanto importante, come alimentazione e movimento. Il cervello si sviluppa sicuramente muovendosi, guardando lontano, stando all’aria aperta e ossigenandosi. Stare al chiuso è contrario al suo sviluppo”.

Dalle emozioni al cervello, qual è il meccanismo?

“Se proviamo ad esempio una grande paura, l’amigdala, una struttura che è nel lobo temporale, nell’area limbica, porterà per questa situazione di stress alla produzione di sostanze che ti fanno sentire meno il dolore se tu dovessi ferirti, ti fanno aumentare la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca. Quindi queste sollecitazioni sono su base emotiva, prima che arrivi la reazione della corteccia a definire l’esperienza che l’amigdala sta vivendo. Poi magari ti tranquillizzi perché quella che sembrava un’esplosione di notte era solo una porta che sbatteva. Ma quando senti quella cosa lì, l’area emotiva istintiva prende il sopravvento molto prima della ragione. Anche se poi la corteccia è quella che ci caratterizza”.

Perché?

“Perché in quell’area ci sono funzioni esclusive degli esseri umani. Come per esempio la metacognizione, la capacità di pensare ai nostri pensieri, addirittura di cambiarli, quando ci sembrano inadeguati per il nostro codice etico o per i nostri sentimenti. La capacità di rinunciare in funzione di quello che si può ottenere in futuro. Ma soprattutto la capacità di creare cose che non esistono, di immaginarle. E sono i geni che magari cambiano l’umanità, come Leonardo o Steve Jobs”.

E questo ci distingue dall’Intelligenza artificiale, almeno fino ad oggi.

“Non si sa ancora per quanto, il dibattito è apertissimo”.

Uomo, donna, età: come cambiano gli esercizi per allenare il cervello?

“La differenza tra uomo e donna è stata molto studiata. Cambia soprattutto la capacità legata all’empatia, questa emozione che abbiamo scoperto trovarsi nei neuroni specchio. Probabilmente la differenza di genere permette alle donne di avere più empatia semplicemente per il fatto che dal punto di vista evoluzionistico al genere femminile è stato richiesto di interpretare i messaggi di bambini appena nati sulla base di sguardi, emozioni, lamenti, piccole cose che hanno sviluppato di più la capacità di entrare in contatto emotivo”.

Per questo gli ‘allenamenti’ sono diversi?

“Sì, anche in funzione delle capacità. Il nostro cervello nella fase adolescenziale è una spugna, assorbe qualunque cosa. Mentre in una fase finale della vita questa capacità diminuisce, quindi anche gli esercizi devono essere funzionali. Fare le parole crociate aiuta a tenere i neuroni molto attivi. Ma soprattutto le relazioni in un’età avanzata preservano il cervello dal decadimento”.

Che cosa provocano, invece, gli odori?

“Gli odori fanno bene al cervello anche perché l’olfatto è il primo senso che sviluppiamo. Ed è una modalità per far riemergere i ricordi. Gli odori ti aprono la memoria, ti aprono la mente, ti fanno rivivere esperienze. E la stessa cosa fa la musica. Hanno trattato malati di Alzheimer in totale isolamento dal mondo facendo loro ascoltare musica in cuffia. La maggior parte di questi pazienti, che magari si trovava in stato catatonico da anni, all’improvviso iniziava a parlare. Quindi la musica ha un grande impatto per stimolare zone silenziate del nostro cervello. Ed è potentissima”.

Le fake news sul cervello?

“Ad esempio sostenere che l’emisfero destro è completamente deputato alle emozioni e il sinistro al calcolo e alla razionalità. Questo si legge sempre ma non è vero. E l’altra bugia è che noi usiamo il cervello solo per il 10% delle potenzialità. Non è così, magari cerchiamo di risparmiarlo ma lo usiamo tutto”.

Cervello e immortalità.

“Tema molto interessante, se immaginiamo che noi siamo il nostro cervello, siamo le nostre emozioni, le nostre convinzioni e conoscenze. Qualora queste informazioni potessero essere trasferite alle macchine, noi diventeremmo in effetti immortali, ed è quello che ipotizza Elon Musk. Il tema dell’immortalità proposto ancora in maniera prematura è questo, la capacità di mettere in comunicazione cervelli umani con macchine, che riescano ad assorbire esattamente ciò che noi siamo per diventare una nostra copia”.