di
Vittoria Melchioni
Maria Sole Barbieri, l’ex tennista finita nel mirino di Selvaggia Lucarelli: «Durante la pandemia mi allenavo in casa e postavo sui social. Rispondo con ironia e sarcasmo agli haters perché non possiamo lasciar passare il messaggio che il grasso equivalga alla salute»
Un esercito di 65.000 donne armate di cavigliere e manubri, ogni giorno risponde ai comandi di Maria Sole Barbieri, tosta, tostissima personal trainer e imprenditrice trentasettenne originaria di Milano Marittima, che si è guadagnata la fama di intransigente e convinta oppositrice della sedentarietà, che risponde a tono a tutti gli haters a suon di reel e storie su Instagram, dove certo non usa metafore per farsi capire e arruolare adepte per il suo metodo MST (Maria Sole Training).
Cosa che le è valsa anche un’ospitata nel podcast di Selvaggia Lucarelli, che ha cercato in ogni modo di farla cadere in fallo, non riuscendoci. Perché Barbieri, oltre ad avere un fisico da iron-woman, ha anche un’oratoria degna di un politico e una preparazione difficilmente sconfessabile.
Maria Sole, lei è davvero così cattiva come la dipingono?
«Non sono di certo una persona pacata. Questa “aggressività” se vogliamo chiamarla in questo modo, ha origine da anni e anni di sport agonistico che ho praticato. Ho sempre avuto comandi secchi dal mio coach, comandi che hanno formato la mia mente e il mio fisico ed è la maniera in cui io mi rapporto alle mie clienti, perché così ho ottenuto risultati e sono qui a testimoniarlo. Do una disciplina autoritaria, non mi perdo in chiacchiere. Un comando preciso corrisponde a un esercizio preciso che non lasci dubbi, soprattutto perché non sono lì fisicamente per controllare cosa fate».
In cosa consiste il suo metodo?
«Premetto che l’esperienza dal vivo con un personal trainer è sempre la migliore, ma non tutti possono permettersela, quindi ho ideato una metodologia molto efficace per avere un corpo tonico e femminile anche da casa, allenandosi in pochissimo spazio, con pochi attrezzi, quando si vuole. Ogni abbonamento è personalizzato e viene realizzato su misura per il proprio fisico e il proprio livello di allenamento. Faccio compilare un’anamnesi con tanto di foto e in base a questo e al questionario che allego, preparo la serie di video-allenamenti ad hoc, adatti per ritrovare o migliorare la propria forma fisica. È un mix di esercizi di tonificazione e cardio, che prendono spunto dalla preparazione atletica e dal body building. Il risultato è bruciare molte calorie, fortificando e scolpendo il corpo in tutte le sue parti, con un focus sui gruppi muscolari che a noi donne interessano di più: glutei, addome, deltoidi e tricipiti. Con la regola numero uno: la costanza».
C’è chi si lamenta che i suoi allenamenti siano troppo pesanti.
«I miei allenamenti sono volutamente impostati a un livello più avanzato perché, dovendoli ripetere più volte nell’arco di mesi, si presuppone che uno a fine abbonamento sia arrivato ad avvicinarsi o a farli alla velocità proposta con il numero di ripetizioni proposte e quindi all’obiettivo».
Quando è nato Maria Sole Training?
«Durante la pandemia. Mi allenavo in casa e mi riprendevo, postavo sui social e ho creato una piccola community che si allenava con me. Poi ho reso i video a pagamento e il primo mese si sono iscritte solo in 25. Ora siamo in 65.000 con una percentuale di rinnovi altissima. In sei anni sono in costante crescita. Con l’obiettivo di fidelizzare sempre di più la mia clientela con una struttura organizzata in tutti i campi da quello tecnico, a quello legale, a quello amministrativo».
Il rapporto con le sue competitor?
«Le guardo per “completezza di informazione”, ma la mia attenzione è rivolta quasi totalmente alla mia metodologia. Con alcune ho anche un bel rapporto: ci scambiamo opinioni, consigli. Diciamo che non sono impensierita da nessuno o, meglio, sono impensierita da chi si improvvisa e suggerisce i famosi tre esercizi per eliminare la cellulite o promettere un corpo nuovo in 28 giorni: possono fare dei danni e illudono il cliente. Qualcuno che ci casca, c’è sempre».
Perché la gente ora è ossessionata dal fitness e come fa a orientarsi tra la vastità di trainer che ci sono online che spesso si contraddicono l’uno con l’altro?
«È difficilissimo. Mi piacerebbe che non ci si fermasse agli slogan acchiappa like, ma che si fosse consapevoli che se ci fossero davvero tre esercizi che eliminano la cellulite, chi li avrebbe scoperti sarebbe più ricco di Jeff Bezos e non sarebbe sui social in cerca di clienti. L’informazione non può essere completa in un reel da 20 secondi».
L’accusano di essere contro il pilates, lo yoga e la camminata.
«Ho delle richieste precise dal mio target: dimagrire nei punti localizzati, tonificare i glutei, eliminare la cellulite e togliere le tendine dal sottobraccio. Le discipline elencate non forniscono gli stimoli sufficienti per raggiungere quei risultati. Possono essere complementari alla mia metodologia, ma non sostituirla».
Lei era una tennista professionista, come mai ha abbandonato la racchetta?
«Ho giocato a tennis per tutta la mia infanzia e adolescenza. Ho lasciato casa a 12 anni per entrare in accademia a Firenze, vivevo con una famiglia che non era la mia, ho fatto molti sacrifici. A livello juniores ho preso parte a tutti gli slam in giro per il mondo e quando è stato il momento di passare alla categoria superiore, ho subito un brutto infortunio alla spalla dal quale non mi sono mai ripresa, soprattutto mentalmente e da lì ho mollato. Il mio percorso è lo stesso che ha fatto Flavia Pennetta, che è tutt’ora una mia grande amica e vicina di casa a Milano, salvo l’epilogo».
Poi cos’è successo?
«Ho smesso completamente di allenarmi. Avevo la repulsione per la fatica fisica e ovviamente il mio peso ne ha risentito. A 26 anni ho avuto la prima gravidanza e dopo la nascita del mio bambino ho capito che dovevo rimettermi in forma e ho iniziato a interessarmi allo sport con occhi nuovi che non erano quelli dell’agonismo, ma quelli dell’estetica e della salute. Ho fatto dei corsi alla Fif (Federazione italiana fitness, ndr.) con l’obiettivo di lavorare sull’estetica con poco tempo a disposizione, avevo un neonato da accudire. Da lì ho iniziato a riprendermi e pian piano a formare la mia community».
Lei ha uno stile di vita molto alto che la espone all’invidia e alla critica di molti. Com’è il suo rapporto con gli hater?
«Sono una business woman, madre di quattro figli tutti sotto i 10 anni, ho sposato un uomo che ha una posizione sociale notevole, non posso fingere di essere quello che non sono a oltre 200.000 followers. Rispondo sempre agli haters perché non ci sto male e poi sono molto immediata, non è che ci medito sopra ore. Sono sarcastica e questo crea qualche problema nei miei interlocutori che non capiscono il senso di quello che dico. E diciamocelo: la polemica aumenta le visualizzazioni e a me fa gioco perché attira persone che non mi seguono e finiscono per iscriversi al programma».
Selvaggia Lucarelli ha provato a giocare la carta della «grassofobia».
«Non sono “grassofobica”, l’ho spiegato bene, ma non possiamo lasciar passare il messaggio che il grasso equivalga alla salute. È sbagliatissimo. Ovvio: non bisogna ghettizzare le persone in sovrappeso, ma non possiamo dire che siano persone sane. Penso soprattutto ai bambini. Il mio obiettivo è quello di portare la gente ad avere uno stato di forma che permetta loro di vivere in salute e anche ad essere esteticamente più piacenti, con una mente lucida e pronta. Il famoso mens sana in corpore sano degli antichi».
Andiamo incontro alle abbuffate natalizie, che consigli può dare a chi non vuole subire troppi “danni” dalla Festività?
«Non smettere di allenarsi, cercare di mantenere una dieta equilibrata nei giorni che non sono di festa, la convivialità non deve essere mortificata dalla dieta, ma mantenere la mente sull’obiettivo di non strafogarsi. Per il recupero post feste, diciamo che in sei mesi si possono avere risultati soddisfacenti, con cambiamenti notevoli di mese in mese, soprattutto lavorando sui liquidi che sono una parte molto fastidiosa nel corpo di una donna. Vedere i risultati porta più motivazione, quindi l’imperativo è non mollare».
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9 dicembre 2025 ( modifica il 9 dicembre 2025 | 20:35)
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