di
Francesca Basso e Federico Fubini
L’amministratrice delegata: «Con l’attuale proposta, gli investitori internazionali potrebbero percepire il prestito di riparazione come una confisca»
Euroclear è la società che assicura transazioni e custodia titoli di una parte enorme dei mercati finanziari europei: ogni tre mesi permette lo svolgimento di operazioni per centomila miliardi di euro (pari al prodotto lordo del mondo) e ha 42 mila miliardi di euro in custodia. È un’infrastruttura sistemica europea. Ora, con una partita aperta in più: gestisce 185 miliardi delle riserve russe congelate, che occupano un team di duecento esperti legali e di mercato.
Lei, Valerie Urbain, è amministratrice delegata di Euroclear. Cosa pensa del piano della Commissione Ue per l’uso delle riserve russe a favore dell’Ucraina, con un prestito in attesa delle riparazioni di Mosca?
«La guerra in Ucraina è una tragedia. È mio dovere salvaguardare Euroclear e assicurarmi che i mercati finanziari non vengano destabilizzati. Ma vogliamo sostenere l’Ucraina quanto possibile e non siamo decisori: il nostro dovere è spiegare a questi ultimi le conseguenze di alcune scelte. Ci sembra che il modo in cui è strutturato oggi il prestito di riparazione sia estremamente complesso e innovativo da un punto di vista legale. Quindi, che comporti molti rischi per Euroclear e i mercati europei dei capitali. Le conseguenze per l’Europa, ci pare, sarebbero negative».
Può essere più precisa?
«Abbiamo sempre detto che si applica il diritto internazionale e che si deve rispettare l’immunità sovrana. Il rispetto dello Stato di diritto va mantenuto. Tutto ciò che appare come confisca dei beni va contro l’immunità sovrana. E qui, con l’attuale proposta, gli investitori internazionali potrebbero percepire il prestito di riparazione come una confisca. Ciò può minare la fiducia nell’Europa e far salire i costi di finanziamento di tutti gli Stati dell’Unione».
Secondo il piano cede un titolo di credito a Euroclear, da scambiare con la liquidità dei beni russi destinata a Kiev. Se un tribunale decide che questa è una confisca, Euroclear è esposta nei confronti di Mosca?
«Se si forza Euroclear a investire in una struttura che non dà interessi, per la quale il rimborso è legato a qualcosa su cui non abbiamo assolutamente controllo, come il pagamento delle riparazioni da parte della Russia all’Ucraina, questo assomiglia molto a una confisca».
Teme che se la Russia ottiene una sentenza favorevole in un tribunale internazionale o se le sanzioni sono ritirate, Euroclear non sia in grado di rimborsare Mosca?
«Assolutamente. C’è poi una seconda preoccupazione: da decenni l’Europa è un garante del diritto internazionale. Dovremmo ora iniziare a usare le infrastrutture dei mercati finanziari come un’arma? Se lo facciamo, gli investitori non europei inizieranno a mettere in questione la validità dei mercati europei dei capitali».
Lei non concorda con l’idea della Commissione Ue che il piano attuale non implica una confisca?
«No. Secondo noi, la probabilità che venga interpretato come confisca resta alta».
Per rimborsare eventualmente Mosca e evitare il default dovreste avere accesso alla liquidità necessaria. Ma la Commissione progetta di consegnarvi uno strumento di credito infruttifero, che voi non potreste presentare alla Banca centrale europea come garanzia contro un prestito di liquidità. La soluzione è un titolo di credito che dia interessi e che dunque la Bce accetti?
«Andrebbe in una direzione migliore: sarebbe uno strumento rivendibile, in cui possiamo investire».
Lo ha detto a Ursula von der Leyen?
«Be’, stiamo discutendo. Le ho mandato una lettera per condividere ufficialmente le mie preoccupazioni».
Non si direbbe che von der Leyen condivida.
«Ci sono dei dilemmi e li capisco. Un’opzione sarebbe un’emissione di debito europeo sul mercato come durante il Covid, per poi dare all’Ucraina i fondi raccolti. La seconda opzione è il prestito di riparazione, ma nessuna delle due è gratis: il prestito di riparazione va garantito dagli Stati europei con approvazione parlamentare. E in caso Euroclear debba rimborsare Mosca, io dovrò escutere quelle garanzie».
Un’emissione di debito europeo è più lineare?
«La Commissione europea può emettere un bond per questo. Crediamo sarebbe una soluzione più semplice».
Lei crede ci sia modo di facilitare una pace con la Russia usando i beni congelati?
«Queste riserve rappresentano fra il 10% e il 15% del prodotto lordo della Russia, quindi sono significative per Mosca. Sospetto che in qualunque negoziato di pace, i russi vorranno recuperare i loro fondi. Penso siano uno strumento interessante da mettere sul tavolo negoziale, quando verrà il momento».
Si aspetta ritorsioni da Mosca, se usiamo le riserve?
«Ne ho parlato con la Commissione Ue. Temiamo di sì, ci saranno ritorsioni: legali contro Euroclear, ma anche con la confisca dei 17 miliardi in attivi che deteniamo in Russia per conto dei nostri clienti. Infine, con la confisca di beni che non c’entrano con Euroclear ma rappresentano interessi europei».
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9 dicembre 2025 ( modifica il 9 dicembre 2025 | 23:50)
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