Roma, 9 dicembre 2025 – Tira aria di rialzo dei tassi per l’Eurozona, altro che nuovi tagli. Ad affermarlo è stata ieri Isabel Schnabel, componente del consiglio direttivo della Bce nel corso di un’intervista rilasciata a Bloomberg News; Schnabel è considerata un ‘falco’, anche se ha aggiunto che un’ulteriore mossa restrittiva non avverrà a breve ma sono “piuttosto a mio agio con queste aspettative”. Schnabel è la prima esponente della Bce a dichiarare con certezza che i costi di finanziamento non sono semplicemente “in una buona posizione”, come hanno ripetutamente affermato la presidente Christine Lagarde e altri, ma hanno raggiunto un limite minimo. 

“I tassi Bce hanno toccato il fondo”. Rialzi o tagli in vista? I tre scenari: falco, colomba e base. Cosa cambia

D’altra parte, Schnabel ha evidenziato che il rallentamento dell’inflazione di fondo si è arrestato mentre l’economia è in ripresa e la politica fiscale è in espansione, creando condizioni che potrebbero portare a un’accelerazione della crescita dei prezzi. E tutto questo potrebbe preludere alla necessità di un rialzo dei tassi.

Isabel Schnabel, membro del consiglio esecutivo della Bce

Isabel Schnabel, membro del consiglio esecutivo della Bce

Tassi Bce, le previsioni degli analisti

In questo senso, secondo la maggior parte degli analisti, la Banca Centrale Europea è ormai vicina a concludere il ciclo di tagli avviato nel giugno 2024. Dopo otto riduzioni consecutive, il tasso sui depositi è sceso dal 4% al 2%, e i mercati non prevedono nuove mosse nella riunione del 18 dicembre. Il principale motivo che spinge la Bce verso una pausa è semplice: l’inflazione dell’Eurozona è scesa al 2,1%, perfettamente in linea con il target e i principali indicatori “core” indicano una dinamica dei prezzi coerente con l’obiettivo a medio termine. La crescita, invece, resta un punto critico. Le previsioni della Bce indicano: +0,9% nel 2025, +1,1% nel 2026,+1,3% nel 2027. Un ritmo lento, ma non allarmante, che lascia un margine teorico per nuovi tagli se la debolezza economica dovesse intensificarsi.

I tre scenari: base, colomba, falco

In ogni caso, il 2026 rimane un territorio molto più incerto. Gli economisti si dividono in tre scenari:

  • Scenario base (il più probabile) con tassi invariati per tutto il 2026. Ad esempio, Goldman Sachs prevede che la Bce manterrà il tasso sui depositi al 2% almeno fino al 2026, a meno di una discesa improvvisa dell’inflazione.
  • Vi è poi lo scenario “accomodante o colomba” che ipotizza qualche ulteriore taglio fino a 50 punti base di riduzione nei prossimi 12 mesi, se crescita e inflazione dovessero sorprendere al ribasso.
  • Vi è infine l’ipotesi di uno scenario “falco” che ipotizza il rischio di un rialzo tassi nel 2026 sulla base del fatto, come sostiene Isabel Schnabel ma anche Deutsche Bank, che le spinte inflazionistiche si stanno rafforzando, tra stimoli fiscali, aumento della spesa pubblica e una crescita più dinamica.

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Le variabili: inflazione e crescita economica

In ogni caso, a breve la Bce pubblicherà nuove proiezioni su inflazione 2025–2027, crescita economica e prima stima dell’inflazione attesa nel 2028 e se quest’ultimo dato scendesse sotto l’1,7%, aumenterebbe la probabilità di un ulteriore taglio. Tali proiezioni, quindi, potrebbero ridefinire la traiettoria della politica monetaria per i prossimi due anni. Tuttavia, tutti i membri del Consiglio direttivo della Banca centrale europea hanno sostenuto, nell’ultima riunione, la proposta avanzata dal capo economista Philip Lane di mantenere invariati i tre tassi di interesse. I membri hanno inoltre sostenuto che “l’attuale livello dei tassi di riferimento dovrebbe essere considerato sufficientemente robusto per gestire gli shock, alla luce dei rischi di inflazione bilaterali e tenendo conto di un’ampia gamma di possibili scenari”. Nel complesso, “l’attesa di ulteriori informazioni continuava a rappresentare un’opzione altamente valida. Considerato tutto ciò, il Consiglio direttivo si trovava attualmente in una buona posizione dal punto di vista della politica monetaria, sebbene questa non dovesse essere considerata una posizione fissa”.

La sede della Banca centrale europea a Francoforte (foto Ansa)

La sede della Banca centrale europea a Francoforte (foto Ansa)

Le linee guida della Bce

I membri hanno ribadito la determinazione del Consiglio direttivo a “garantire che l’inflazione si stabilizzasse al suo obiettivo del 2% nel medio termine”. Per le future decisioni sui tassi di interesse, si legge nei verbali, il “Consiglio direttivo avrebbe inoltre continuato a seguire un approccio basato sui dati e basato sulle singole riunioni per determinare l’orientamento di politica monetaria appropriato, senza impegnarsi preventivamente su un percorso specifico per i tassi”.

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Guardando al futuro, i membri hanno riflettuto sulle possibili strategie per la futura politica monetaria. Entro la riunione di dicembre, si legge nei verbali, “sarebbero state disponibili ulteriori informazioni importanti su come i recenti shock avrebbero influenzato le prospettive di inflazione e crescita, e sarebbe stata disponibile una nuova serie di proiezioni degli esperti. Queste proiezioni avrebbero coperto per la prima volta il 2028, fornendo così un quadro più chiaro delle prospettive a tale orizzonte, sebbene si sia anche sostenuto che il contenuto informativo delle proiezioni fosse inferiore per orizzonti più lontani e che la politica monetaria potesse avere un’influenza minore a tale orizzonte, il che suggeriva di attribuire maggiore importanza alle prospettive a più breve termine. Allo stesso tempo, l’orientamento a medio termine del Consiglio direttivo imponeva di evitare un’eccessiva attenzione alle prospettive a brevissimo termine, sebbene il Consiglio direttivo avesse una visione più chiara delle prospettive su orizzonti più brevi”.

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