di
Ruggiero Corcella

A Nottingham (UK) un uomo di mezza età, in salute, è arrivato a bere otto lattine di energy drink al giorno fino a sviluppare una forma rara di ictus. Il caso, pubblicato su BMJ Case Reports, riaccende il dibattito scientifico sui rischi cardiovascolari di caffeina, zuccheri e ingredienti «potenzianti»

Bere diversi energy drink al giorno può rappresentare un rischio serio per il cervello. A lanciare l’allarme sono i medici della Stroke Unit del Nottingham University Hospitals NHS Trust, che hanno descritto, su BMJ Case Reports il caso di un uomo «altrimenti sano e in forma», come specificato nel report, che consumava otto lattine al giorno ed è stato ricoverato per un ictus nel talamo, area cerebrale cruciale per movimento e sensibilità. Al momento del ricovero in ospedale, la pressione era 254/150 mmHg,  estremamente alta dal momento che la pressione arteriosa per un adulto è considerata normale quando è  inferiore a 120/80 mmHg.
Il paziente presentava emiparesi sinistra, difficoltà nella deambulazione e disturbi della parola: un quadro di atassia che ha immediatamente messo in allerta il team clinico. Dopo la riduzione farmacologica della pressione, la situazione è migliorata solo parzialmente (pressione sistolica scesa a 170 mmHg).

La ricostruzione dei fatti

Il nodo è emerso solo con un’anamnesi più accurata. L’uomo ha infatti dichiarato di bere «una media di 8 energy drink al giorno», ciascuno contenente circa 160 mg di caffeina, per un totale compreso tra 1200 e 1300 mg, ben oltre il limite massimo raccomandato di 400 mg al giorno.
L’uomo è stato invitato a smettere e così la pressione è tornata a livelli normali, permettendo la sospensione dei farmaci. Ma i postumi neurologici non sono scomparsi completamente: «Ovviamente non mi rendevo conto dei rischi che gli energy drink mi stavano causando. Mi sono rimasti intorpidimento alla mano sinistra, alle dita, al piede e alle dita del piede anche dopo otto anni», ha raccontato il paziente.



















































Ancora troppo scarsa la consapevolezza sui rischi

Gli autori osservano che la scarsa consapevolezza del paziente «probabilmente non è sorprendente», perché gli energy drink «non sono generalmente considerati come un potenziale rischio per la salute cardiovascolare». «Il contenuto medio dichiarato è di circa 80 mg di caffeina per 250 ml a porzione, nel tè è di 30 mg e nel caffè è di 90 mg. Ma, in alcuni casi, può contenere oltre 500 mg a porzione» sottolineano.

«L’interazione di ingredienti come taurina, guaranà, ginseng e glucuronolattone potrebbe aumentare gli effetti della caffeina, innalzando il rischio di ictus attraverso numerosi meccanismi», spiegano gli autori.
Studi recenti confermano il quadro: una revisione del 2023 pubblicata su Nutrients ha evidenziato come gli energy drink aumentino in maniera significativa la pressione sistolica e diastolica nei giovani adulti, mentre una ricerca USA del 2019 (Journal of the American Heart Association) ha osservato alterazioni dell’attività elettrica del cuore dopo il consumo di bevande ad alto contenuto di caffeina e taurina.

Un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani

Il caso inglese descritto dal BMJ non è isolato. Negli Stati Uniti e in Europa i centri di emergenza registrano da anni un aumento degli accessi  in Pronto Soccorso legati al consumo di energy drink, in particolare tra adolescenti e giovani adulti.
Nel Regno Unito, ricordano gli autori, nel 2018 i principali supermercati hanno introdotto un divieto volontario di vendita ai minori di 16 anni.
In Italia il fenomeno è in crescita: secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Osservatorio HBSC), il 35% degli adolescenti tra 11 e 15 anni consuma energy drink almeno una volta alla settimana. Un dato che preoccupa i cardiologi italiani, anche perché queste bevande vengono spesso associate ad alcol o all’attività fisica intensa, moltiplicando gli effetti cardiovascolari.

Perché un energy drink può diventare pericoloso?

La caffeina stimola il sistema nervoso simpatico, aumentando frequenza cardiaca e pressione sanguigna. La combinazione con zuccheri ad alto indice glicemico favorisce picchi insulinici e un maggiore carico metabolico. Infine, ingredienti come la taurina – spesso ritenuta protettiva in altre circostanze – possono, in dosi elevate e in combinazione con caffeina, alterare la contrattilità cardiaca.
Secondo una metanalisi dell’European Journal of Preventive Cardiology (2023), dosi superiori a 400 mg di caffeina possono incrementare il rischio di aritmie in soggetti predisposti. Ed è noto che ipertensione grave e aritmie non trattate sono tra i principali fattori di rischio per ictus ischemici ed emorragici.

Gli esperti: servono regole più severe

Pur trattandosi di un singolo caso, i medici di Nottingham concludono: «Sebbene l’evidenza non sia conclusiva, considerati i potenziali rischi per la salute cerebrovascolare e cardiovascolare, una maggiore regolamentazione delle vendite e delle campagne pubblicitarie degli energy drink potrebbe essere utile per il futuro della salute pubblica».
In Italia, alcune società scientifiche — tra cui la Federazione dei Pediatri (FIMP) e la Società italiana di pediatria (SIP) — chiedono da tempo limiti di vendita ai minori, etichette più chiare e campagne informative.

10 dicembre 2025