La sfida di San Siro arrivava in un momento delicato per il Liverpool. La metamorfosi del club inglese – iniziata in estate da una parte con la partenza di Luis Díaz, Darwin Núñez e Alexander-Arnold (oltre alla tragica morte di Diogo Jota) e dall’altra con gli arrivi di Florian WIrtz, Hugo Ekitiké e Alexander Isak – sembrava un enigma insolubile per Arne Slot, che ha deciso di dare un brusco cambio di rotta dopo la rovinosa sconfitta interna per 1-4 contro il PSV Eindhoven proprio nel precedente turno di Champions League. Una rivoluzione che, come noto, ha fatto cadere la testa regale di Momo Salah, lasciato a Liverpool ad allenarsi in solitudine dopo le sue velenose dichiarazioni contro il suo stesso club al termine del pareggio 3-3 di sabato all’Elland Road di Leeds.

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UN NUOVO LIVERPOOL
Contro l’Inter, complice forse anche l’assenza di Cody Gakpo (che, unita a quelle di Federico Chiesa e, appunto, di Salah, ha privato il Liverpool di tutti i suoi esterni offensivi di ruolo), Arne Slot ha compiuto un altro passo nella trasformazione della sua squadra. Alla disperata ricerca dell’equilibrio perduto, il tecnico olandese ha rinunciato del tutto alle ali schierando un quadrilatero a centrocampo e due punte – Isak ed Ekitiké – piuttosto aperte e distanti tra loro.
In fase di non possesso, in realtà, il Liverpool ha scelto un approccio uomo su uomo, da centrocampo in giù, concedendo però superiorità numerica ai tre difensori dell’Inter in costruzione. I “Reds” contrastavano la circolazione del pallone di Akanji, Acerbi e Bastoni con le due punte, per accoppiarsi con gli altri giocatori del campo nel resto del campo.
Il mediano – prima Çalhanoğlu e poi, dopo il suo infortunio, Zielinski – era marcato da Mac Allister mentre le due mezzali – Barella e Mkhitaryan – erano prese rispettivamente da Curtis Jones e Szoboszlai. I due terzini, Gomez e Robertson erano piuttosto aggressivi su Dimarco e Luis Enrique.
In questo sistema, la superiorità concessa ai difensori dell’Inter nella metà campo nerazzurra serviva ad avere un uomo in più nella propria, ovvero Gravenberch (autore di un’ottima prestazione, con 10 palloni intercettati e 6 recuperi nella metà campo avversaria) piazzato da schermo davanti ai due centrali Konaté e Van Dijk, impegnati con Lautaro Martinez e Marcus Thuram.

Il pressing del Liverpool concede superiorità numerica ai 3 difensori dell’Inter, ma controlla da vicino le mezzali e gli esterni nerazzurri.
La vera novità per il Liverpool si vedeva però in fase di possesso. Arne Slot, infatti, ha di fatto rinunciato all’ampiezza in fase d’attacco, presidiata in maniera piuttosto prudente dai due terzini. Il tecnico olandese, invece, ha schierato un quadrilatero piuttosto mobile in mezzo al campo che fluidamente mutava da un quadrato a un rombo e viceversa, con Gravenberch e Curtis Jones generalmente più arretrati e Mac Allister e Szoboszlai più avanzati. Sulla linea d’attacco Ekitiké e Isak si muovevano piuttosto distanti tra loro partendo rispettivamente dalla zona di centro-sinistra e di centro-destra.
Questa disposizione portava inevitabilmente i giocatori del Liverpool a cercare combinazioni strette ed interne per far avanzare il pallone, muovendosi in spazi ridotti per trovare zone di ricezione alle spalle della pressione dell’Inter. La densità creata internamente da Slot ha funzionato discretamente in fase di possesso palla, con il Liverpool che riusciva con buona qualità a palleggiare sul corto, ma ancora di più in fase di transizione difensiva, il più grande punto debole dei “Reds” in questa stagione. La densità offensiva, infatti, garantiva al Liverpool la possibilità di giocare in maniera più agevole una riaggressione efficace nel recuperare nel pallone, o, in ogni caso, a rallentare la transizione offensiva dell’Inter.

La disposizione del Liverpool nell’azione che conduce al primo tiro in porta del match, il diagonale di Curtis Jones da fuori area parato da Sommer. Si noti quanto sono vicini tra loro i quattro centrocampisti del Liverpool e come l’ampiezza sia presa dai terzini.
IL CAMBIO DI MARCIA DELL’INTER
Il Liverpool ha controllato la partita almeno fino al gol annullato a Konaté. I “Reds” hanno annullato le velleità offensive dell’Inter con il pressing e la riaggressione e con il palleggio riuscivano a essere maggiormente pericolosi dei propri avversari. In qualche modo, però, il gol annullato a Konaté e il quasi contemporaneo ingresso in campo di Bisseck al posto dell’infortunato Acerbi hanno cambiato l’andamento emotivo e tattico del match. Il lungo sospiro di sollievo dei nerazzurri successivo all’altrettanto lunga revisione all’on field review del fallo di mano di Ekitiké precedente alla rete segnata dal centrale del Liverpool, forse ha tolto un peso sulle spalle ai giocatori di Chivu e ne ha messo un pochino su quelle dei giocatori di Slot.
L’ingresso di Bisseck invece ha avuto una più concreta importanza tattica. Il centrale tedesco, schierato sul centro-destra, ha infatti permesso all’Inter di capitalizzare finalmente la superiorità numerica in costruzione bassa. Due minuti dopo la decisione dell’arbitro di annullare il gol di Konaté, è arrivato il primo tiro della partita dell’Inter. Un’azione nata proprio da una conduzione prolungata di Bisseck che, sfruttando la superiorità numerica in zona arretrata, è riuscito a portare il pallone fino al limite dell’area avversaria e a calciare in porta.
Al di là di questo momento, il più sagace gioco di attesa-trasmissione-conduzione di Akanji al centro della difesa e la maggiore sfrontatezza di Bisseck hanno consentito all’Inter di risalire il campo in maniera molto più pulita e di conseguenza hanno abbassato il Liverpool nella propria metà campo. Dopo quello di Bisseck e prima dell’intervallo, l’Inter ha calciato altre quattro volte in porta e, soffocando il Liverpool con il pressing uomo su uomo, ha raggiunto il 69% di possesso palla, contro il 49% dei primi 35 minuti del primo tempo.

Nel gioco degli scivolamenti orizzontali Ekitikè è in ritardo su Bisseck che vede un corridoio e lo prende senza esitazione, giungendo a calciare dal limite dell’area.
LE MOSSE VINCENTI DI SLOT
Al ritorno dagli spogliatoi Arne Slot ha provato a risolvere i problemi emersi nella parte finale del primo tempo pressando la costruzione bassa dell’Inter in parità numerica.
Così, in fase di pressing Szoboszlai si alzava su Bastoni, con Isak su Akanji ed Ekitiké su Bisseck. Alle loro spalle Gravenberch abbandonava la funzione di schermo della linea difensiva alzandosi su Mkhitaryan. Una mossa che ha tolto all’Inter il vantaggio numerico in zona arretrata e che ha restituito di fatto il controllo del pallone al Liverpool che, dal 31% di possesso palla del finale di primo tempo, è passato al 61% del secondo tempo fino al rigore segnato da Szoboszlai.

Il pressing del Liverpool nel secondo tempo.
Da questo punto della partita in poi, le chance offensive dell’Inter si sono limitate ad alcune transizioni offensive con il Liverpool sbilanciato per aver alzato troppi uomini in area avversaria. Momenti che sarebbero potuti essere utili a rovesciare di nuovo l’inerzia della partita ma che sono stati vanificati da errori di scelta e di misura in fase di rifinitura.
Progressivamente, quindi, il Liverpool ha preso il controllo del match, forse anche per via di un po’ di stanchezza accusata dagli uomini di Chivu, che dal canto suo aveva ormai un ridotto spazio di manovra per via dei due slot utilizzati già nel primo tempo per gli infortuni di Çalhanoğlu e Acerbi.
L’inserimento di Conor Bradley al posto di Joe Gomez ha poi dato ancora più brillantezza tecnica al Liverpool, che è diventato sempre più pericoloso sulla sua fascia destra. Nei 29 minuti giocati, il terzino nordirlandese ha tentato 3 dribbling completandone due e all’80’ ha avuto sui piedi la migliore occasione della partita trovandosi a tu per tu con Sommer.
Anche la mossa di sostituire Isak con Florian Wirtz ha avuto il suo peso, cambiando l’intera struttura del Liverpool. A quel punto, infatti, Slot ha spostato Ekitiké al centro, e ha messo Gravenberch e Jones davanti alla difesa, con funzioni di doppio pivot, e il trio molto mobile Szoboszlai-Mac Allister-Wirtz davanti ai due mediani. Al di là della disposizione in campo, però, è stata soprattutto la capacità di Wirtz di occupare e ricevere nei pocket space ad aver reso ancora più efficace il palleggio dei “Reds” nel penetrare all’interno della struttura difensiva dell’Inter. È proprio da un’azione palleggiata sul breve, aiutata da questo contesto tattico, che è nato il contestatissimo calcio di rigore concesso dall’arbitro Zwayer e che di fatto ha regalato la vittoria al Liverpool.
Un’azione molto simile a quella che ha portato al calcio di rigore ed esemplificativa dell’intenzione tattica del Liverpool di palleggiare sul corto, dentro la struttura difensiva dell’Inter. Gravenberch trova internamente uno dei trequartisti, Szoboszlai. Gli altri trequartisti, Wirtz e Mac Allister, sono anche loro stretti e vicini muovendosi all’interno delle maglie della difesa nerazzurra. Szoboszlai serve Wirtz, che scambia il pallone con Mac Allister prima di servirlo all’interno dell’area di rigore.
Oltre alla vittoria, Arne Slot può rallegrarsi dei numeri difensivi della partita. Il Liverpool ha subito solo 9 tiri in porta e 0.3-0.4 xG (a seconda del sito di riferimento), dati in controtendenza con il pessimo rendimento difensivo di questa stagione. Contro una squadra particolarmente pericolosa in ripartenza come l’Inter, la transizione difensiva, vero punto debole degli uomini di Slot, ha ben funzionato, beneficiando del nuovo abito tattico che, avvicinando in giocatori di centrocampo e privilegiando il palleggio alla verticalità, ha favorito sensibilmente la riaggressione e ha permesso al Liverpool un maggior controllo della partita.
D’altra parte, la velocità, l’atletismo e le capacità di pressing di Luis Diaz, Darwin Núñez e Diogo Jota non sono state sostituite da giocatori con caratteristiche analoghe, ma da calciatori, Wirtz su tutti, più a loro agio in un calcio più posizionale, palleggiato e meno verticale. La strada tracciata da Slot dopo la sconfitta con il PSV e imboccata in maniera ancora più radicale nella partita contro l’Inter sembra poter aiutare la squadra a risolvere i tanti problemi avuti in questo inizio di stagione. Il problema è che questa soluzione sembra non comprendere Momo Salah, che però a questo punto dovrà vedersela con la società ancora prima che con Slot.
L’Inter è alla sesta sconfitta in stagione, la seconda consecutiva in Champions League dopo quella contro l’Atletico Madrid. Fatta eccezione per la parte finale del primo tempo, i nerazzurri hanno avuto difficoltà a prendere il controllo del gioco e a rendersi pericolosi sia con azioni manovrate che in ripartenza. Le notevoli capacità degli uomini di Chivu nello sfuggire al pressing avversario sono riuscite solo sporadicamente ad avere la meglio del pressing del Liverpool e di conseguenza l’Inter non ha avuto la brillantezza tecnica per poter competere davvero con i “Reds”. L’assenza di Dumfries, terminale offensivo sul lato debole di una manovra quasi naturalmente sbilanciata a sinistra, si fa sentire quando il livello del match da affrontare si alza. Insomma, le 6 sconfitte in stagione, quasi tutte contro grandi squadre, parlano di una fragilità eccessiva quando il livello dell’Inter non è decisamente superiore agli avversari.
Questo rimane il tema principale dell’Inter, quello che nella fase più calda potrebbe decidere gli obiettivi stagionali, e affrontarlo sarà importante già dalle prossime partite della fase campionato della Champions League, contro Arsenal e Borussia Dortmund, che di fatto decideranno se la squadra di Chivu dovrà affrontare i sedicesimi o meno.