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Davide D’Attino

La mostra al centro San Gaetano firmata dal fotografo Stefano Sandonnini, 58 anni, già rugbista del Petrarca e della Nazionale

Da una parte l’edificio pubblico più antico della città, che apre per la prima volta le sue porte a residenti e turisti. Dall’altra, invece, una mostra fotografica che, tramite più di 400 istantanee, racconta la Padova di oggi. Il tutto miscelato con l’atmosfera unica del Natale. Ormai al tramonto del 2025, nel periodo più magico dell’anno, passato e presente si guardano fino quasi a fondersi. Se infatti, cosa mai successa in oltre nove secoli, più di settemila persone (fino al 6 gennaio, quando terminerà la fase ad ingresso gratuito) si sono prenotate per salire in cima alla Torre degli Anziani, quella alta circa 50 metri che svetta su Palazzo Moroni e Palazzo della Ragione, costruita attorno al 1100 e fresca di un restauro durato più di due anni, al centro culturale San Gaetano di via Altinate, lungo i ballatoi del primo piano che si affacciano sulla cosiddetta agorà, è invece altrettanto originale passare appunto in rassegna gli oltre 400 scatti (scelti tra i quasi 950 prodotti in totale) di «Patavinus, ritratto di una città», l’esposizione firmata dal fotografo Stefano Sandonnini, 58 anni, già rugbista del Petrarca e della Nazionale. A distanza di neanche mezzo chilometro è insomma possibile attraversare l’ultimo millennio della storia di Padova.

L’esposizione, che fino al 15 gennaio resterà all’ex tribunale cittadino (dal lunedì al sabato dalle 8 alle 20, domenica dalle 10 alle 20), peraltro due piani sotto un’altra mostra che ritrae momenti di vita del capoluogo euganeo (quella regalata al Comune dal maestro Giovanni Umicini), è il frutto di un lavoro cominciato circa sei mesi fa. E l’autore, per rendere meglio l’idea da cui tutto è nato, preferisce chiamarla «Anima in foto»: «Abbiamo iniziato a giugno, dentro un’ex vineria del Sotto Salone trasformata in set fotografico, facendo diventare i commercianti — ricorda Sandonnini — primi protagonisti di una narrazione visiva dedicata alla città. E le loro storie, i loro volti e la loro quotidianità sono stati il punto di partenza di un percorso che intende celebrare l’identità collettiva attraverso l’individualità».



















































E allora ecco, uno in fila all’altro, gli oltre 400 ritratti in bianco e nero. Non solo, come detto, dei titolari delle botteghe dell’antico mercato coperto di Padova. Ma anche di tantissime altre persone. Professionisti e amministratori pubblici, giovani e anziani, artigiani e studenti, famiglie e bambini, sportivi e pensionati.
«Poi, a settembre, abbiamo proseguito il lavoro alla Loggia della Gran Guardia di piazza dei Signori — continua Sandonnini — dove centinaia di cittadini si sono avvicinati con curiosità per poi farsi fotografare. Quindi, dopo un’intensa fase di post-produzione, selezione e valorizzazione delle immagini, abbiamo raccolto più di 400 stampe, quelle esposte al San Gaetano, che compongono un ricco panorama umano, autentico e profondamente rappresentativo della comunità padovana».

Un’opera, «Patavinus» oppure «Anima in foto», il senso è in sostanza il medesimo, che sarà appunto possibile ammirare gratuitamente per i prossimi 37 giorni al centro culturale di via Altinate. «Il cuore di questo progetto — evidenzia ancora Sandonnini — risiede nell’essenza stessa del ritratto, perché un ritratto non costituisce soltanto una fotografia, ma rappresenta anche un incontro, una sorta di sospensione del tempo in cui la persona ritratta può esistere senza filtri e senza ruoli, rivelando qualcosa della propria interiorità. Motivo per cui l’artista ha il delicato compito di accompagnare questo speciale momento con estrema sensibilità, cercando di far emergere quattro aspetti in particolare».
Quali? «Anzitutto — spiega il fotografo — l’espressione autentica, quella che spesso sfugge nella vita quotidiana. E poi la storia personale, che affiora nei dettagli, negli occhi e nei gesti. La dignità individuale, che viene riconosciuta e celebrata. E infine la relazione, perché ogni ritratto è il risultato di un dialogo, anche silenzioso». Ecco perché “Anima in foto”: «Rendere visibile ciò che è nascosto e — conclude Sandonnini — offrire a chi guarda, e a chi viene guardato, l’opportunità di riconoscersi».


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9 dicembre 2025