Non solo il mondo sindacale dei medici e dirigenti sanitari, anche la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri del Veneto ha espresso rilevanti perplessità in merito alla decisione della giunta guidata da Luca Zaia di assumere medici stranieri con titolo non riconosciuto in Italia. Una misura, definita da Palazzo Balbi come «straordinaria» e a carattere «temporaneo e sperimentale», volta a sopperire alla grave carenza di personale che si registra nei servizi di emergenza-urgenza e nei pronto soccorso degli ospedali veneti.

Un provvedimento che, come riconosciuto dalla stessa Federazione degli Ordini dei medici del Veneto, trova fondamento nella «conversione in legge n. 187 del 9 dicembre 2024 del decreto-legge n. 145 dell’11 ottobre 2024, che ha prorogato fino al 31 dicembre 2027 la norma emergenziale originata durante la pandemia da Covid-19». Una disposizione, chiariscono dalla Federazione, che «consente l’esercizio temporaneo delle qualifiche sanitarie professionali, inclusa quella di medico, in deroga alle ordinarie procedure di riconoscimento dei titoli esteri». E, tuttavia, viene poi precisato, si tratterebbe di «una misura che solo nel contesto emergenziale del 2020 e negli anni immediatamente successivi poteva avere una giustificazione eccezionale».

Dubbi e criticità operative

Al contrario, gli Ordini dei medici del Veneto si dicono preoccupati dinanzi alla volontà della giunta Zaia: «Oggi sembra che si voglia rinunciare all’impiego dei medici italiani, gettonisti, per far largo ai medici stranieri. Non abbiamo mai condiviso l’utilizzo dei medici gettonisti, ma mai ci saremmo aspettati che si rinunciasse a medici italiani laureati e abilitati, molti dei quali anche specialisti, adeguatamente formati dalle nostre università, per affidare i nostri pazienti a medici stranieri extracomunitari senza adeguate garanzie così come previsto dalle leggi sul riconoscimento dei loro percorsi formativi. Non vorremmo mai che la cura fosse peggiore della malattia», rimarcano dalla Federazione degli Ordini dei medici del Veneto.

La stessa Federazione ha quindi fatto notare alcuni problemi pratici. Ad esempio, i professionisti impiegati in deroga non risulterebbero, allo stato attuale, iscritti agli Ordini professionali e, quindi, sarebbero privi di «un numero di iscrizione fondamentale per l’accesso al Sistema sanitario nazionale obbligatorio per la prescrizione di ricette, sia quella dematerializzata che cartacea, per la certificazione a vario titolo, Inps, Inail, etc., per il rapporto con le assicurazioni, il possesso della Pec e l’obbligo della formazione continua come previsto dalla commissione nazionale Ecm, e di tutte le funzioni necessarie per il servizio e la tutela dei cittadini». Insomma, gli Ordini dei medici su questi colleghi con titolo estero non riconosciuto in Italia, non potrebbero minimamente esercitare quelle che definiscono «le dovute funzioni di vigilanza e controllo su titoli, sull’aggiornamento professionale e sul rispetto del codice deontologico».

Le richieste degli Ordini dei medici

L’eventuale assunzione a carattere «straordinario», senza quindi l’iscrizione all’Ordine previsto dal Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 233 del 1946, creerebbe a detta della Federazione anche «una evidente disparità di trattamento tra professionisti stranieri» che finirebbe col penalizzare proprio quei «colleghi che, con serietà e rispetto delle regole, stanno affrontando il regolare iter ministeriale di riconoscimento delle proprie qualifiche, comprendente anche l’esame di lingua italiana e la valutazione delle competenze professionali».

Per questa serie di motivi, la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri del Veneto, fa sapere di chiedere pubblicamente alla Regione di farsi promotrice presso il ministero della salute, la Conferenza delle Regioni e la Federazione nazionale degli Ordini del medici e degli odontoiatri, della «istituzione presso ogni Ordine territoriale degli Elenchi speciali temporanei a cui iscrivere i professionisti extracomunitari che abbiano ottenuto il riconoscimento dei titoli da parte della Regione». Infine, dalla Federazione viene proposta l’istituzione di «una commissione regionale che coinvolga l’università per la valutazione dei curricula e gli Ordini per le loro funzioni istituzionali».