di
Rinaldo Frignani
Indagini a tutto campo per individuare i soggetti indicati dalla giovane che domenica sera è stata soccorsa da un’automobilista in via Gran Paradiso e accompagnata in ospedale
La fermata metro B1 in viale Jonio non c’entra niente con la violenza sessuale denunciata da una studentessa calabrese di 23 anni, iscritta alla facoltà di Lingue, che vive alle porte di Roma come fuori sede. È una delle certezze al momento nelle indagini sull’aggressione di domenica sera in via Gran Paradiso, nel quartiere Tufello, a qualche centinaio di metri dalla stazione della metropolitana.
Nessuna telecamera di sicurezza, controllata dai carabinieri, riprende infatti i tre aggressori che seguono la giovane appena uscita dalla fermata per andare a prendere il bus notturno nella zona di Val Melaina, oltre il Tufello, e tornare a casa. E del resto nemmeno la stessa vittima a verbale ha dichiarato di essere stata seguita da qualcuno quella sera, dopo mezzanotte.
Un punto di partenza per le indagini seguite dai militari della compagnia Montesacro che si annunciano complicate. La ragazza, sotto choc, assistita adesso anche a livello psicologico, ha riferito di essere stata aggredita dai violentatori sbucati all’improvviso dal buio mentre stava camminando proprio per quella strada e di aver subìto gli abusi sempre lì. E per questo motivo fra gli accertamenti in corso, vista l’assenza di telecamere nella zona, potrebbero essere effettuati riscontri differenti, come ad esempio quelli sulle celle telefoniche presenti nell’area interessata e attive, che poi potrebbero essersi spostate al momento della fuga dei tre, forse stranieri, indicati come «di colore» dalla stessa vittima. Indagini anche su un mini-insediamento abusivo che si trova nelle vicinanze.
C’è poi la questione tracce biologiche. I carabinieri, come da prassi, stanno cercando di isolare il profilo biologico di chi ha abusato della studentessa, mentre i due complici – sempre secondo la versione fornita dalla 23enne domenica sera all’ospedale Sandro Pertini, dove era stata accompagnata da un’automobilista che l’aveva soccorsa al Tufello – la tenevano ferma, impedendole di fatto di reagire. Un punto che potrebbe essere fondamentale per consentire l’identificazione del violentatore. La vittima, alla quale sarebbero state mostrate foto segnaletiche di soggetti con precedenti penali per violenza sessuale sulla carta compatibili con quanto accaduto domenica, ha in un primo tempo spiegato di non essere in grado di riconoscere i tre, ma potrebbe essere sentita di nuovo per fornire qualche altro elemento utile ai carabinieri.
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10 dicembre 2025 ( modifica il 10 dicembre 2025 | 15:39)
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