I topi c’entrano, ma potrebbe esserci un insospettabile “colpevole” all’origine della Peste Nera che sconvolse l’Europa nel Trecento: un’eruzione vulcanica avvenuta intorno al 1345.

A proporre l’originale teoria è un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge e del Leibniz Institute for the History and Culture of Eastern Europe (GWZO), secondo i quali fu appunto un evento geologico a scatenare una catena di conseguenze climatiche, economiche e sociali tali da favorire l’esplosione della più devastante epidemia della storia nel cuore del Mediterraneo.

L’abito del medico della peste in un disegno del 1656: tonaca nera lunga fino alle caviglie, guanti, bastone, maschera a forma di becco con un filtro di erbe aromatiche

L’abito del medico della peste in un disegno del 1656: tonaca nera lunga fino alle caviglie, guanti, bastone, maschera a forma di becco con un filtro di erbe aromatiche

Per scacciare la carestia arrivò la peste

Analizzando anelli degli alberi e carote di ghiaccio, gli studiosi hanno individuato diversi segnali di una forte attività vulcanica proprio a metà degli anni Quaranta del Trecento. Le emissioni di cenere e gas avrebbero schermato la luce solare, provocando un brusco raffreddamento prolungato con conseguenze drammatiche: raccolti falcidiati, crisi alimentare nel Mediterraneo e la necessità per le città-stato italiane di reperire altrove il grano indispensabile alla sopravvivenza.

Fu così che Venezia, Genova e le altre potenze marittime attivarono le proprie reti commerciali a lunga distanza, aumentando massicciamente le importazioni di cereali dalle regioni del Mar Nero. Ma proprio attraverso queste rotte – finalizzate a scongiurare o comunque arginare la carestia – arrivò una catastrofe peggiore: le navi portarono infatti nelle stive anche roditori infestati da pulci ospitanti il batterio Yersinia pestis. Fu quella la “tempesta perfetta” che portò alla diffusione della Peste Nera in Europa tra il 1346 e il 1349.

Una lezione per il presente

Nel loro lavoro, pubblicato pubblicato su Communications Earth & Environment, i ricercatori evidenziano come questo intreccio tra shock climatico e globalizzazione medievale offra un’interpretazione nuova del più grande disastro demografico europeo.

In particolare, secondo il professor Ulf Büntgen del Dipartimento di Geografia dell’Università di Cambridge la dinamica che favorì la Peste Nera – ovvero un mondo interconnesso colpito da profondi cambiamenti climatici – contiene lezioni cruciali per il presente. Con l’avvertimento che l’emergere di nuove malattie zoonotiche, come per esempio ’aviaria, potrebbe risultare più probabile in un contesto globale sempre più vulnerabile agli shock ambientali.