di
Rebecca Luisetto
La donna trovata in una pozza di sangue fuori dal condominio in provincia di Vicenza. Il figlio diciottenne: «L’unica pista sono i ladri che mamma aveva visto in cortile qualche giorno prima»
Mentre l’autopsia su Diana Canevarolo è stata rimandata e servirà ancora tempo per chiarire i contorni della sua morte, il figlio e il compagno hanno trovato per la prima volta la forza di parlare. In attesa di capire gli sviluppi sul giallo del decesso della donna di Torri di Quartesolo (Vicenza), i due hanno scelto la televisione per raccontare quanto avvenuto giovedì scorso. «L’abbiamo trovata distesa verso l’alto con del sangue sul volto – sono le prime parole che Nicolò, 18 anni, ha detto al giornalista del programma Ore 14 di Rai 2 -. Avendo io frequentato delle lezioni di primo soccorso a scuola ho chiamato l’ambulanza, le ho fatto il massaggio cardiaco e ho provato anche a pizzicarle il collo per vedere se rispondeva ma non c’è stata alcuna reazione. Poi è stata portata in ospedale».
Gli orari
Un racconto, quello sul ritrovamento nel cortile del loro condominio in via Zara, che sembra essere realistico ma che si scontra con gli orari testimoniati dal ragazzo. «Mi sono svegliato alle 6,02 – ha continuato – perché ho guardato il telefono ed era quell’orario, però mio padre mi ha detto che si è svegliato alle 5 per andare al lavoro e l’ha trovata». Secondo quanto emerso, il centralino del Suem poco dopo le 5 avrebbe ricevuto la chiamata da parte del compagno della donna, che avrebbe detto ai soccorritori di aver rinvenuto il corpo insieme al figlio e l’ambulanza sarebbe arrivata intorno alle 5,30. Il medico ha poi trasferito d’urgenza all’ospedale di Vicenza la donna, 49 anni, dove è stata ricoverata in terapia intensiva e dove è morta sabato. Il ragazzo ai microfoni di Rai 2 ha raccontato che la madre era solita restare sveglia fino a tardi e che ogni notte usciva per fumare qualche sigaretta prima di andare a dormire.
Il figlio: «Una ferita strana per una caduta»
Quando il giornalista gli ha chiesto a che ora fosse andata in cortile quella notte, Nicolò ha risposto: «Mi ha salutato verso mezzanotte e più o meno lei è uscita verso le 2». Una precisione che il diciottenne ha giustificato spiegando: «È un’abitudine che aveva, la conoscevo bene. Inoltre i nostri vicini, più o meno a quell’ora, hanno sentito qualcuno parlare fuori dal palazzo». Un vicino di casa ha confermato un vociare, anche se lo ha collocato un’ora più tardi. «Non sappiamo cosa sia successo e la polizia non ci dice nulla – ha concluso Nicolò-. L’unica pista è quella dei ladri che mia mamma aveva visto qualche giorno fa nel cortile e che poi erano scappati, ma non sappiamo chi siano. Il tipo di ferita è troppo strano per essere ricondotto a una caduta. Oltretutto dalla finestra non si è lanciata perché era chiusa e nemmeno dal tetto dato che è inaccessibile».
Il compagno: «Viviamo un incubo»
Il trauma cranico riportato nella parte posteriore della testa sarà analizzato dall’esame autoptico che verrà realizzato a giorni. Per il momento non sono emersi dagli inquirenti elementi che possano far propendere più per l’incidente rispetto a un’aggressione. Poco dopo la dichiarazione del figlio, alla trasmissione «Dentro la notizia» su Canale 5, ha parlato anche Vincenzo Arena, il padre e compagno della vittima: «Alle 20,20 sono arrivato a casa, abbiamo cenato come tutte le sere, la solita routine e verso le 23,30 sono andato a dormire – ha spiegato alla giornalista –. La mattina mi sono svegliato, sono andato giù e ho trovato praticamente la porta aperta della tavernetta (dove risulta che la donna dormisse, come ha raccontato anche Nicolò ndr) e mi sono girato verso il divano perché ho visto che il letto era intatto. Mi sono allarmato, sono uscito ed era lì per terra. L’ho soccorsa, ho tirato su la testa per vedere se respirava perché era fredda gelida. Chissà da quanto tempo stava laggiù. È una cosa allucinante. Stiamo vivendo un incubo».
Le immagini delle telecamere
L’uomo ha escluso che qualcuno potesse voler far male alla compagna: «Tutti quanti la amavano – ha continuato – La cosa che mi ha fatto pensare è che vicino alla panchina, che ho installato io, ci fosse del sangue. Mi domando come sia possibile che lei fosse distesa un mezzo e mezzo più avanti». Lui, come il figlio, non riesce a fare chiarezza su quello che potrebbe essere successo: «Ho talmente tante idee in testa – ha concluso – spero solo che le telecamere della villetta vicino a noi siano riuscite a registrare qualcosa». Le immagini immortalate dalla videosorveglianza dell’abitazione sono state acquisite dall’autorità giudiziaria non appena sono cominciate le indagini e vengono analizzate in questi giorni.
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10 dicembre 2025 ( modifica il 10 dicembre 2025 | 08:10)
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