di
Viviana Mazza
La rivelazione del Washington Post: i punti in discussione sono definiti in tre documenti separati
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
Washington – L’opinionista del Washington Post David Ignatius afferma che un accordo sembra avvicinarsi per l’Ucraina e che «nonostante le fragili fondamenta» lo sforzo di pace di Trump è «in parte promettente», perché i suoi inviati Steve Witkoff e Jared Kushner «sembrano riconoscere che la migliore protezione per l’Ucraina è una combinazione di garanzie di sicurezza obbligatorie e futura prosperità economica. E sanno che il pacchetto fallirà a meno che Zelensky possa venderlo ad un Paese coraggioso ma esausto».
Il «pacchetto negoziale», secondo Ignatius — che cita fonti ucraine e americane — contiene tre documenti: il piano di pace, le garanzie di sicurezza e un piano per la ripresa economica. E il giornalista ne ha illustrato sette punti ieri sul suo quotidiano, sottolineando comunque che i colloqui continuano.
L’adesione all’Unione
L’Ucraina si unirebbe all’Ue a partire possibilmente dal 2027. È troppo presto, secondo alcuni Paesi dell’Unione, ma l’amministrazione Trump pensa di poter superare l’opposizione dell’Ungheria. L’ingresso rapido nella Ue contribuirebbe al commercio e agli investimenti, costringerebbe Kiev a riforme contro la corruzione diffusa nelle imprese sotto controllo statale e, secondo Ignatius, sarebbe una vittoria per Kiev perché «questa guerra riguarda la questione se l’Ucraina possa diventare un Paese europeo», idea che Putin detesta.
Garanzie di sicurezza
Gli Stati Uniti fornirebbero garanzie di sicurezza «tipo-Articolo 5», per difendere l’Ucraina se la Russia viola l’accordo. Kiev vuole due patti separati sulle garanzie di sicurezza: uno firmato dal presidente Usa e ratificato dal Congresso; l’altro con gli europei. Un gruppo di lavoro americano-ucraino sta esplorando come funzionerebbe e quanto rapidamente Kiev e i suoi alleati sarebbero in grado di rispondere a un’eventuale nuova aggressione russa. Ignatius dice che gli americani si dicono pronti a continuare anche l’appoggio di intelligence che danno all’Ucraina.
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Sovranità
Il documento riafferma la sovranità dell’Ucraina, ma i negoziatori non hanno ancora sciolto il nodo sul numero dei soldati dell’esercito di Kiev. Il piano iniziale in 28 punti parlava di 600 mila soldati; quello di 19 punti rivisto dagli ucraini li aveva aumentati a 800 mila, ma Kiev rifiuta anche l’idea che un numero massimo venga definito nella Costituzione, come richiesto da Mosca. Una via d’uscita potrebbe essere uno schema in cui, al di là dell’esercito, ci siano forze supplementari e di riservisti come la Guardia nazionale negli Stati Uniti.
Zona demilitarizzata
Dovrebbe essere creata lungo l’intera linea del cessate il fuoco, dal Donetsk alle regioni di Zaporizhzhia e Kherson, e monitorata come la zona demilitarizzata tra le due Coree.
Scambi territoriali
Il nodo, anche qui non risolto, è che la Russia vuole che l’Ucraina rinunci al 25% del Donetsk che ancora controlla. Gli inviati di Trump (e lo stesso presidente) sostengono che comunque è probabile che Kiev perderà in gran parte il controllo di quella zona nei prossimi sei mesi (altri invece, come il generale David Petraeus, dissentono). Gli americani hanno cercato di convincere Zelensky in vari modi, inclusa una proposta che quella zona resti demilitarizzata, ma il presidente ucraino si è opposto.
La centrale di Zaporizhzhia
Non sarebbe più sotto occupazione russa. Una possibilità è che la gestiscano gli Stati Uniti. Gli ucraini sono favorevoli: vi vedono un meccanismo di tutela contro una futura aggressione russa.
La ricostruzione
L’amministrazione Trump continua a vedere gli oltre 200 miliardi di dollari di asset russi congelati in Europa come una fonte di investimenti (nel piano in 28 punti era indicata la possibilità di usarne 100; la cifra potrebbe aumentare). A ciò si accompagnerebbero investimenti americani: la Casa Bianca sta discutendo con Larry Fink, ceo di BlackRock, con l’idea di rivitalizzare il suo piano per un Fondo di sviluppo ucraino capace di attrarre 400 miliardi di dollari per la ricostruzione, coinvolgendo anche la Banca Mondiale. Trump vuole investimenti simili anche in Russia. La sua idea resta: fate affari, non fate la guerra.
11 dicembre 2025 ( modifica il 11 dicembre 2025 | 08:26)
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