di
Stefano Vicari

Il neuropsichiatra infantile del Bambino Gesù, nella nuova rubrica settimanale «Vite di adolescenti», spiega un disturbo che può comparire anche durante l’adolescenza e che modifica il modo in cui una persona percepisce la realtà

Diana ha 16 anni e vive con i genitori in una piccola città di provincia. In casa ci sono anche i suoi due fratelli minori, immersi nelle loro vite da adolescenti, spesso troppo distratti per accorgersi dei suoi silenzi. Ma dietro gli occhi tristi di Diana si nasconde una paura che cresce ogni giorno di più. Una paura che lei stessa non riesce a spiegare: teme di ammalarsi, di essere rapita, di venire avvelenata da sconosciuti. Paure che agli altri sembrerebbero assurde, ma che per lei sono reali, tangibili.
Diana si è sempre sentita diversa. Non ricorda un momento in cui abbia avuto davvero la sensazione di essere nel posto giusto, come se ogni situazione fosse un palcoscenico sul quale lei non sapesse recitare. Anche il suo corpo è sempre stato un compagno difficile, motivo di disagio e bersaglio delle prese in giro dei coetanei. Così ha imparato a nascondersi: a parlare poco, a evitare gli sguardi, a trovare rifugio nel silenzio e nella routine.

A 15 anni, però, le paure iniziano a intensificarsi, e la sua mente comincia a tradirla. Diana sente voci che nessun altro percepisce, sussurri che commentano ogni suo gesto, che la mettono in guardia da pericoli inesistenti, che la spingono a chiudersi nella sua stanza. All’inizio pensa sia solo stanchezza, ma presto quelle voci diventano così nitide e insistenti da farla tremare. A volte la criticano, altre volte la minacciano, altre ancora le danno ordini confusi. E Diana, lentamente, smette di capire dove finisce la realtà e dove comincia ciò che nasce nella sua mente.



















































La paura di essere rapita o avvelenata si intreccia alle allucinazioni, fino a rendere impossibile anche solo mettere piede fuori casa. Smette di andare a scuola, abbandona gli interessi, si isola dalle amiche. Ogni tentativo di affrontare il mondo esterno diventa un’impresa insostenibile. Così le giornate scorrono tra ansia, silenzi e ore passate su internet alla disperata ricerca di spiegazioni che non arrivano mai.

I genitori, sempre più preoccupati, riescono finalmente a parlarle e a convincerla a chiedere aiuto. È un passo difficile, ma fondamentale. Nel percorso di cura, Diana scopre che le sue paure hanno radici profonde e che la sua mente ha bisogno di essere sostenuta e compresa. Con il tempo, impara a distinguere il reale dalle allucinazioni, a dare un nome all’ansia e a gestirla, a recuperare un senso di sicurezza.
La strada è lunga e a tratti faticosa, ma ogni giorno porta con sé una piccola conquista. E così, passo dopo passo, Diana comincia a riavvicinarsi alla vita.

Il commento del neuropsichiatra Stefano Vicari*

La psicosi è un disturbo che può comparire anche durante l’adolescenza e che modifica il modo in cui una persona percepisce la realtà. Chi ne soffre può avere deliri, cioè convinzioni molto forti ma non aderenti alla realtà, e allucinazioni, come sentire voci o vedere cose che gli altri non percepiscono. Spesso questi sintomi si accompagnano a un forte chiusura al mondo e, così, i ragazzi si isolano socialmente, evitano la scuola, passano molto tempo nella propria stanza perché fuori tutto sembra spaventoso o difficile da capire.
I segnali iniziali possono essere sfumati come una perdita di interesse per le attività consuete, una difficoltà a concentrarsi, confusione, paura immotivata, oppure quella sensazione di non riuscire più a distinguere ciò che è reale da ciò che è frutto solo della propria mente. Riconoscere questi campanelli d’allarme è importante, perché un intervento precoce può fare una grande differenza.

La psicosi non è una condanna né un marchio indelebile. Con una terapia adeguata, un supporto familiare stabile e un’équipe di professionisti che accompagni il ragazzo o la ragazza nel percorso, è possibile imparare a gestire i sintomi, ridurne l’impatto e ritrovare una vita più serena. Molti adolescenti, come Diana, possono tornare a sentirsi al sicuro, riprendere la loro quotidianità e costruire il proprio futuro con fiducia.
*direttore della Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e professore di Neuropsichiatria Infantile all’Università Cattolica del Sacro Cuore
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11 dicembre 2025