L’attore ha raccontato la vita dell’uomo al quale Gesù Cristo ha affidato la sua Chiesa, per più di due ore, senza pause, col suo stile immersivo
«Potete prendere qualsiasi testo al mondo ma, quando si arriva al Vangelo bisogna fermarsi perché succede una cosa straordinaria, si arriva addirittura a pensare che la vita abbia un senso e che non finisce qui perché c’è vita oltre la vita… Tra l’altro ne ho da raccontare tante, su Pietro: gaffe, figuracce… ce n’è tutta una serie. Bisogna che ve le racconti, perché è bellissimo questo Pietro degli esordi, fa quasi tenerezza». Negli splendidi Giardini Vaticani, Roberto Benigni ha raccontato la vita dell’uomo al quale Gesù Cristo ha affidato la sua Chiesa: «Pietro – Un uomo nel vento» (Rai1; da oggi è libro Einaudi). Per più di due ore, Benigni ha parlato senza pause, nel suo stile immersivo e un po’ predicatorio, come se una forza interiore si fosse impossessata di lui.
Era così fin dai tempi di Cioni Mario. Se narra del «Cantico dei Cantici» è più sensuale di Re Salomone, se analizza il Canto degli Italiani è Mameli e Novaro insieme, se sale in Paradiso è più dantesco di Dante, se espone i Dieci Comandamenti s’immedesima in Mosè, se parla della Costituzione italiana diventa Padre costituente. Con Pietro era più cattolico di papa Leone. Per coinvolgere il pubblico, Benigni non si risparmia, ogni gesto dell’apostolo – l’amico più caro di Gesù – viene reso vivido con un’impronta unica e iperbolica, caratterizzata da energia incontenibile, improvvisazione, linguaggio poetico e popolare e da un forte legame tra comicità e riflessione profonda. È tutto uno spreco di superlativi, di «è una cosa clamorosa, enorme», «da non credere», «una cosa così non l’ha mai vista nessuno…». Benigni è un flusso continuo, regolato sui registri dell’enfasi: «Solo che Pietro non capisce di cosa stia parlando, e glielo chiede: “Quello che esce dalla bocca? … In che senso? Che vuol dire?”. Allora Gesù gli risponde: “Oh, Pietro, quello che esce, dai! … Ma possibile che non ci arrivi mai? Tra l’altro questa era facile, su!”. Con altre parole, certo, ma gli risponde così». Il monologo si trasforma in evento, il sacro si mescola con il profano, il giullare e il poeta sono in lui un’unica figura affinché un lungo racconto si trasformi in un rito collettivo.
11 dicembre 2025 ( modifica il 11 dicembre 2025 | 10:24)
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