Ed eccoci di nuovo qui, caro Roar Uthaug.
Eravamo rimasti che mi sarebbe piaciuto vedere un pizzico di impegno da parte tua per diventare col tempo – molto tempo – uno dei nostri registi prefe, ché dove lo troviamo un altro con un nome così calcista?
Mi sembra però evidente, arrivati a questo punto, che non è nel tuo interesse fare qualcosa di anche solo vagamente interessante, lasciare una prova che non è solo il tuo nome a ruggire, dare un piccolo ma sincero calcetto ben assestato nella grande storia del cinema di menare.
No, tu sei qui su questo pianeta per essere ricordato – o meglio: dimenticato – come il regista norvegese che quando ha avuto la grande occasione di fare della mostrologia sul folklore delle proprie terre prima ha tirato fuori Troll, quella cazzatona che ho avuto la sfortuna di recensire tre anni fa, e ora questo Troll 2, che altri non è che la copia carbone del primo ma ancora più pigra, con la differenza fondamentale che questa volta i troll sono due.
PAZZESCHISSIMO, NO?!
E a giudicare dalla scenetta post credits arriverà pure un terzo capitolo!
EVVAI!

Roar, ma che cazzo vuoi da noi? Sigla.

Scritto nuovamente insieme al fido compare Espen Aukan, in questo nuovo capitolo della saga trollesca ritroviamo tutti i terribili protagonisti del primo film con qualche novità e qualche new entry. Tipo che ora la nerd esperta di tecnologia si è fidanzata con la spalla comica ed è subito gag irresistibili a getto continuo proprio, e c’è anche questa nuova responsabile di un centro di ricerca segreto con due compiti molto importanti: scatenare in modo assolutamente idiota il nuovo casino e flirtare di continuo con il militare che abbiamo conosciuto nel primo film, quello con #notallcops tatuato sulla fronte. A guidare la squadra contro la minaccia di un troll molto più incazzato del primo c’è sempre lei, la paleontologa figlia del vecchio che tutti compresa lei credevano pazzo per le storie che farneticava sull’esistenza delle gigantesche creature, ma dopo gli eventi del primo film le cose sono cambiate e ormai ha ritrovato se stessa ed ereditato la tigna del padre.

«SONO MOLTO PIÙ INCAZZATOOO!»

Ora, lati positivi: molto pochi, invero. I troll sono ancora indubbiamente la parte migliore, non hanno tanto movimento in faccia e negli arti ma trolleggiano bene, fanno esplodere roba e la resa visiva è decente. Peccato che a un certo punto Roar decide che vuole avere il suo Godzilla vs. Kong e lì si vedono tutti i limiti sia produttivi, sia di chi vuole scimmiottare certa fantascienza hollywoodiana senza metterci uno straccio di idee e personalità. Ho apprezzato anche il tentativo, per quanto goffo, di creare una mitologia per i mostri che va a intrecciarsi con la storia dell’umanità, proponendo una satira light sul potere costituito che inganna il popolo e nasconde la verità in stanze segrete. Scagionando, una volta per tutte, il Paccian… no, scherzo, non è vero.

«Dirò ai miei figli che questi erano Vin Diesel e Dwayne Johnson»

Per il resto però ci troviamo nuovamente di fronte al peggior cinema derivativo possibile, che imita maldestramente quello d’avventura americano degli anni Novanta. Senza riuscire neanche ad essere divertente come la sua versione già involontariamente o volontariamente parodistica, mi riferisco a roba tipo Anaconda o Lake Placid dei quali proprio recentemente ve ne abbiamo parlato io e il buon Dredd. In Troll 2 non c’è niente di particolarmente interessante o memorabile e riesce ad essere persino più noioso e dimenticabile del suo predecessore, perché almeno lì due cazzate fin troppo stupide per essere prese sul serio almeno c’erano. Vi ricordate il momento “hey, ho, let’s go” o la scena della manifestazione contro la costruzione della ferrovia? Ecco, qui ve le sognate. Questa volta Roar ci crede talmente tanto che a un certo punto ci chiede persino di sentirci emotivamente coinvolti per la morte al rallentatore di un personaggio importante. E io una cosa del genere da una saga scema come questa non la reggo, mi sento come se dovessi commuovermi dinnanzi a Tommy Wiseau che urla: «You’re tearing me apart, Lisa!».

Ma del resto tutta questa mancanza di inventiva non dovrebbe sorprendermi più di tanto: il primo Troll, a dispetto di quanto lo abbia preso per il culo, è andato benissimo. È il film non in lingua inglese più visto di sempre su Netflix, quindi perché mai Roar nel momento in cui ha per le mani un budget persino maggiore dovrebbe tirare fuori un briciolo di coraggio e proporre qualcosa di diverso al pubblico anziché assecondarlo? Non sarebbe Roar e infatti ha semplicemente rifatto lo stesso formulaico film, pieno di spiegoni e brutte imitazioni, ma più grosso e trolloso.

A me spiace arrivare al punto da sconsigliare la visione di un film ma in questo caso davvero risparmiatevi un’ora e 40 e piuttosto ripassatevi il vero Troll 2 che stasera ne parliamo su Twitch.

Streaming quote:

«Aridatece Claudio Fragasso»
Terrence Maverick, i400calci.com

>> IMDb | Trailer

Dove guardare Troll 2