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Simone Innocenti e Redazione Online
Nove persone fermate per la truffa informatica denunciata dall’Opera del Duomo di Firenze: la banda aveva un giro d’affari di 30 milioni di euro
Una truffa da oltre un milione e mezzo all’Opera del Duomo che è stata scoperta dalla squadra mobile di Brescia. Come è stato possibile che l’ente sia statico raggirato lo dice il procuratore capo di Brescia che ha coordinato un’inchiesta nella quale 9 persone sono state fermate per truffa e auto riciclaggio.
«Nel caso della Onlus di Firenze, chi ha versato il denaro era convinto di pagare il fornitore dell’opera di restauro ma in realtà stava accreditando il denaro su un Iban che fa capo all’organizzazione criminale. In questo caso l’Iban era appoggiato su una banca di Lumezzane in provincia di Brescia», spiega il magistrato.
Le indagini sono iniziate quando il costruttore ha chiesto come mai l’Opera del Duomo non gli avesse ancora versato i soldi. A quel punto la scoperta della truffa (l’importo verssato era di un 1.7milioni di euro) e la denuncia fatta ai carabinieri che poi, per competenza, hanno girato tutto alla Procura di Brescia. In particolare la Onlus – nell’ambito di una commessa assegnata ad un’impresa privata per i lavori di restauro e conservazione del Complesso Eugeniano di Firenze (Studio Fiorentino) – è stata indotta, attraverso il modello di truffa noto come «man in the middle» o «business e-mail compromise», a effettuare i bonifici di pagamento di lavori pari a 1.785.000 Euro a favore di un conto corrente fittiziamente intestato.
«Queste persone poi sono state monitorate e durante le indagini, quindi durante le intercettazioni, è venuto fuori il classico, purtroppo classico, sistema delle fatture false e del riciclaggio ad opera dei cinesi. Se vogliamo la truffa all’Onlus di Santa Maria del Fiore è soltanto l’incipit da cui poi si è sviluppata l’intera indagine», spiega ancora il magistrato che ha delegato la squadra mobile di Brescia per gli accertamenti. Nel caso dell’Opera del Duomo sarebbe coinvolto un indagato oringario dell’Africa.
«Esponenti della comunità cinese stanno realizzando in Italia un sistema creditizio parallelo ed abusivo, ed è un dato confermato oramai da diverse indagini condotte da questa Procura della Repubblica», ha aggiunto.
Nel corso delle attività di indagine è stato documentato un giro di affari di 30 milioni di euro movimentati nell’arco di un semestre in tutta Italia per la banda criminale.
Intanto l’Opera di Santa Maria del Fiore ringrazia «la Procura di Brescia per l’importante lavoro svolto in merito a un’indagine che ci vede parte lesa, insieme ad alcuni fornitori».
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11 dicembre 2025 ( modifica il 11 dicembre 2025 | 13:12)
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